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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Italia

Renzi alla Direzione Pd: "Sì al Congresso anticipato, qui si chiude un ciclo"

Approvato lʼordine del giorno di maggioranza per avviare un congresso anticipato. L'ex premier: "Ma chi perde non scappi con il pallone". Cuperlo shock: "Il Pd potrebbe sparire". Delrio: "Sì al Mattarellum". Bersani: "La destra di Trump è già qui in Italia"

La direzione del Pd ha approvato l'ordine del giorno di maggioranza per avviare subito, con l'assemblea di sabato e domenica, un congresso anticipato del partito." Si chiude un ciclo", ha detto Matteo Renzi che ha preso atto della candidatura del governatore pugliese Michele Emiliano, del presidente della Toscana Enrico Rossi e del deputato Roberto Speranza. A favore hanno votato in 107 sì, 12 contrari e 5 astenuti. Il presidente Matteo Orfini ha deciso di mettere ai voti solo l'odg di maggioranza e considerare precluso quello presentato dalla minoranza.

"Facciamo il congresso - ha ribadito Renzi - ma chi perde il giorno dopo dia una mano, non scappi con il pallone". 

L'ex premier ha detto che il Congresso si terrà con le "stesse regole dell'ultima volta", ossia nel 2013, quando Gianni Cuperlo sfidò l'ex premier e l'assise si concluse in due mesi e mezzo.

Cuperlo shock: "Il Pd per come lo conosciamo potrebbe sparire". Delrio: "Ricominciamo dal Mattarellum, non rassegniamoci all'alleanza con Berlusconi". Bersani: "La destra di Trump è già qui in Italia. Dobbiamo garantire davanti all'Europa e ai Mercati la conclusione normale e ordinaria della legislatura".

direzione pd: la diretta

La Direzione nazionale del Partito Democratico si è riunita oggi lunedì 13 febbraio dalle ore 14.30 presso il centro congressi ‘Roma Eventi’ in via Alibert 5/A.  I lavori a porte chiuse sono trasmessi in diretta streaming. 

direzione pd: la diretta

QUI LA DIRETTA

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L'intervento di Renzi alla Direzione Pd

Alla presenza del premier Paolo Gentiloni, del ministro dell'economia Pier Carlo Padoan e Massimo D'Alema è iniziato l'intevento del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi. 

Non è immaginabile che tutto rivenga messo in discussione. Parliamo con franchezza e chiarezza. Dal giorno dopo il referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro: è tornata a riti che avevamo dimenticato. Sono tornati i caminetti e la domanda è stata quanto dura la legislatura e quando si fa il congresso e non cosa proponiamo al Paese. Siamo tutti responsabili di questo. Basta. Diamoci una regolata tutti insieme. 

I Cinque stelle sono dilaniati al proprio interno, con una ferocia inimmaginabile", dice il segretario dem. "Se guardiamo fuori da noi, Sel sta per scindersi, Salvini e Berlusconi litigano.

Non è il muro la novità in America. C'era già. Finisce l'America dream, comincia un'era in cui l'altro diventa il volto della paura. E' un processo culturale enorme, con una ricaduta pazzesca. La globalizzazione è un'arma per combattere la povertà ma sta mettendo in crisi il ceto medio. In questo scenario nasce l'idea di una Europa a due velocità. A me basterebbe vedere una Europa 'eppur si muove', visto che appare ferma.

A cinque anni dal fiscal compact avremmo dovuto verificare se quel sistema funziona. Non voglio violare le regole europee ma voglio discuterle e se possibile cambiarle. Non è facile, non è semplice, ma è un dovere morale. Il Quantitative Easing è alla fine del suo percorso, se ci ha aiutato a tenere sotto controllo la spesa per interessi, è anche vero che segna per i risparmiatori un potenziale problema, e dove in Italia il risparmio privato e' cruciale, il Qe è un bene per lo Stato ma un problema per i cittadini.

Noi dobbiamo essere alternativa al trumpismo, al lepenismo al cinquestellismo. I nostri avversari sono fuori da questa stanza, non dobbiamo essere contro qualcuno ma per qualcosa. Per me la scissione è un momento traumatico, drammatico, che mette in subbuglio sentimenti, i cuori. Non ho mai immaginato che si potesse arrivare ad una scissione. Se si dice o fai il congresso prima delle elezioni o me ne vado, mi sembra un ricatto morale e sono difficilmente incline a cedere ai ricatti, ma credo che sia buon senso di chi ha la responsabilità accettare il congresso prima delle elezioni.

La polemica più dura con D'Alema. Agli amici del no dico che in questi mesi non si è fatto nulla neppure per andare ad una legge elettorale. Non potete più prendere in giro la nostra gente. Bisogna sporcarsi le mani, dire qualche Sì oltre ai No, e questo vale anche per il Pd

Io non sono adatto per la palude: chiediamo il Congresso, qui si chiude un ciclo. Ho preso un Pd che aveva il 25 per cento e nell'unica consultazione politica lo abbiamo portato al 40,8. Era un partito che in Europa non aveva casa, aveva un problema di bilancioVenite, confrontiamoci, vediamo chi ha più popolo con se. Non decido io quando si andrà a votare per le elezioni politiche. Facciamoci trovare pronti. 

MI piacerebbe avere una rivincita sul referendum ma è una gara senza rivincita. Ho visto autorevoli esponenti dell'opposizione dire che il segretario dovrà confermare la stima a Gentiloni. Lo faccio da qualche anno... A me interessa il futuro. Il presidente Gentiloni deve avere la massima stima e fiducia da parte del Pd. Non è certo la lealtà quella che manca.

I mille giorni appena trascorsi e che appartengono al passato non devono essere ricordati solo per le unioni civili. Non è l'unica cosa che resta. Vorrei che restassero alcuni elementi, per esempio la produzione industriale tra noi e i tedeschi: fatto zero a gennaio 2015, in questi due anni noi siamo saliti a 106, partendo da cento, e la Germania a 99,6, sostanzialmente stabile. Dieci miliardi di riduzione delle tasse per il ceto medio. E il debito non è aumentato in modo sensibile. Con Berlusconi IV il rapporto debito/pil sale di 14 punti, con Monti di dieci, con Letta di 4. Noi abbiamo tenuto il rapporto 1,1, sostanzialmente stabile. A chi dice che abbiamo lasciato il Paese con il debito impazzito vorrei dire che e' questa la fotografia degli ultimi anni.

Matteo Renzi alla direzione del Pd fa i suoi auguri a chi ha deciso di candidarsi alla guida del partito, Emiliano, Rossi e Speranza.  "Se vinceranno loro sarò il primo a congratularmi. Sarà affascinante potersi confrontare". 

La stoccata anche ad Emiliano: Non vedo l'ora di vedere le conclusioni della commissione d'inchiesta sulle banche perché è sembrato che il problema fosse solo qualche banchetta toscana. Voglio vedere che cosa uscirà su alcune banche pugliesi, sulla Banca Popolare di Bari, su Banca 121.

Verso le primarie: l'appuntamento al Lingotto. Nei prossimi mesi voglio fare andare in giro senza cerimoniali, andare a scovare le persone che possono portarci un contributo in termini di idee che possono sfidarci e fare meglio di noi. Mi piacerebbe che durante la discussione congressuale chi condividerà la mozione si trovasse al Lingotto per dire le cose che hanno funzionato e quelle che non hanno funzionato.

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L'intervento di Emiliano alla Direzione Pd

Il governatore della Puglia Michele Emiliano, ha ribadito che "quella di candidarmi alla segreteria è una cosa che sento di fare, necessaria". 

"A un certo punto il congresso è necessario, e non tanto per chi farà il segretario. Il mondo è cambiato e non sappiamo quale sarà la legge elettorale. Io escludo che nel tuo ragionamento si possa andare al congresso ad aprile, un congresso ad aprile senza conoscere la legge elettorale, è una di quelle cose che fa rischiare la scissione". 

"Io non appartengo a nessuna corrente. Sono un singolo. Ho sostenuto Renzi per il cambiamento, ma in questi 1.000 giorni io molte volte non ho capito dove voleva andare", ha aggiunto il governatore della Puglia. "Siamo la parte migliore di questo Paese, e tu o un altro segretario deve rappresentare questo".
 

L'intervento di Cuperlo alla Direzione Pd

Tu non sei il mio avversario, il nostro avversario è la destra. Il Pd per come lo abbiamo immaginato potrebbe sparire, buttando via dieci anni.  Il Partito Democratico è come le balene spiaggiate in Nuova Zelanda: il capo branco aveva perso l'orientamento. Sta a noi decidere se fare la parte delle balene o quella dei volontari che le salvano.

Abbiamo bisogno di discutere e abbiamo bisogno di scegliere, sono come due pedali di bicicletta. Di fronte alla scena che abbiamo davanti, di fronte a una destra che rispolvera i peggiori fantasmi dal passato, il tema non è quando andare a votare. Il punto non è  'perdo, pago pegno', ma 'abbiamo perso, che cosa dobbiamo cambiare?'. Le soluzioni non si trovano dietro il tavolo di questa sala, la saggezza porterebbe a riconoscere questo. Elezioni quando? Conta il quando ma soprattutto il come. Io credo che dobbiamo trovare regole che ci allontanino dal quinto governo di larghe intese. Il congresso non si fa per decidere la data del voto, ma a decidere cosa dire agli italiani prima di andare a votare.

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L'intervento di Delrio alla Direzione Pd

Ricominciamo dal Mattarellum, da un sistema elettorale dove l'eletto e l'elettore si riconoscono, dove ci sia la possibilità per un'alleanza a sinistra. Non rassegniamoci all'alleanza con Berlusconi.

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L'intervento di Bersani alla Direzione Pd

Decliniamo l'agenda con i nostri valori, perché la destra di Trump ce l'abbiamo già sotto i piedi qui in Italia. Serve un campo di idee largo, non avaro. Il Paese pensa che governiamo noi. Non c'eè niente da rinnegare, ma ora è cambiata la fase. L'agenda è protezione: il lavoro è diventato vago, umiliato. Le diseguaglianze non le digerisci. Se andiamo avanti così la destra arriva. Noi non accoltelliamo alle spalle, avvertiamo che la destra arriva. La prima cosa che dobbiamo dire al Paese è quando andiamo al voto. Non possiamo lasciare un punto interrogativo sulle sorti di questo Governo. Dobbiamo garantire davanti all'Europa e ai Mercati la conclusione normale e ordinaria della legislatura.  

Chi ha più buon senso ce lo metta perché qui ce ne è bisogno.

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"Consiglierei a Renzi di non dare le dimissioni da segretario del Pd". Lo ha detto Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, arrivando alla direzione del partito. "Mi auguro che non faccia strappi o accelerazioni che porterebbero a rotture. C'e' bisogno di un compromesso. Si puo' anche anticipare il congresso ma ci vogliono mesi per una discussione seria".

"Il governo Gentiloni non ha nessuna scadenza. Vada fino alla fine della legislatura e il Pd si assuma la responsabilita' di alcune cose che vanno fatte a iniziare dalla scuola e dalle banche". Lo ha detto Francesco Boccia arrivando alla direzione del Pd. "I congressi lampo non esistono. Esistono i congressi. E se Renzi farà uno strappo ci sarà qualcuno che ricucirà".

"Penso che sia meglio votare a giugno. Questa è una legislatura a termine, una legislatura che ha esaurito la sua ragion d'essere che erano le riforme e che non sono state fatte". Lo ha detto il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, arrivando alla direzione del Pd. "Il segretario di garanzia credo che sia una pura schermaglia tattica. Questo nostro spararci addosso non è positivo per nessuno, men che meno per il Paese". 

I fedelissimi disorientati: le reazioni da Firenze

Dopo la direzione del Pd di oggi Matteo Renzi invierà una lettera agli iscritti di cui sono già stati resi noti alcuni stralci.

Da troppe settimane la discussione interna del nostro partito è totalmente incardinata sulle polemiche - scrive Renzi -. E' come se la sconfitta referendaria avesse riportato indietro le lancette dell'orologio: caminetti, correnti, equilibri interni. Tutta la politica italiana sembra tornata alla Prima Repubblica".

Dunque "bisogna rilanciare l'idea del Pd come motore del cambiamento" ma "per farlo abbiamo bisogno di due cose, un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare - sottolinea il segretario -. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde il congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l'esito del voto. Essere democratici non significa solo chiedere i congressi ma anche rispettarne i risultati quali essi siano".

Tutti contro Renzi: il Pd riunisce la Direzione e aspetta le sue dimissioni

Fino all'ultimo si prova a mediare, le frange più dubbiose della maggioranza renziana - a cominciare da Dario Franceschini e Andrea Orlando - hanno tentatno ancora in nottata  di indurre il segretario a presentare un percorso meno 'hard' in direzione, ma i segnali che arrivano dai fedelissimi sembrano confermare che l'ex premier non cercherà compromessi e metterà sul tavolo della direzione dem le sue dimissioni per aprire le porte a congresso e nuove primarie a tambur battente.

La fronda anti-Renzi, riunita proprio a Firenze da Francesco Laforgia, alza un muro davanti all'ipotesi di un congresso-lampo: Michele Emiliano ironizza sul congresso "col rito abbreviato" e Enrico Rossi chiede una "segreteria di garanzia". Attacchi che innervosiscono Renzi, tanto che viene affidato a Lorenzo Guerini, solitamente nei panni del mediatore, il compito di una risposta dura.

Nel Pd, dice il numero due di Renzi, si sta superando il "livello di guardia", bisogna smetterla con la "tattica del logoramento". Basta con il braccio di ferro, "ogni giorno un se o un ma. Ogni giorno si pone una condizione. Vorrei essere chiaro: domani si terrà una direzione del Partito democratico in cui il segretario dirà in modo chiaro la prospettiva che intende proporre al partito e al Paese. Da lì, dalla proposta che verrà avanzata ognuno, mi auguro, assumerà responsabilmente una posizione chiara".

Qualcuno, anche nella maggioranza renziana, spera che quella prospettiva preveda sì un congresso, ma non in un paio di mesi. Francesco Boccia, schierato con Emiliano, avverte: "Abbiamo il dovere di dirci cosa non ha funzionato e non ci possono bastare 2-3 settimane". Ma a rispondere, più volte, è anche Matteo Orfini, sostenitore della linea dell'accelerazione: "Il nostro congresso coinvolge (da sempre) decine di migliaia di iscritti e milioni di elettori. Definirlo una farsa offende soprattutto loro". I tempi saranno quelli previsti dalle "regole dello statuto". Peraltro, aggiunge, "se si chiede il congresso si chiede il congresso, non una segreteria di garanzia. Se si fa il congresso avremo un segretario scelto dai nostri iscritti e dai nostri elettori. Ed è proprio questa la migliore garanzia".

Parole che non lasciano spazio a molti margini. Un altro renziano, a microfoni spenti, aggiunge: "Non faremo certo un congresso più breve di quello che gestì Epifani nel 2013". Allora da quando la direzione approvò il regolamento congressuale al giorno delle primarie passarono circa due mesi e mezzo. Proprio il tempo che corre da fine febbraio ai primi di maggio, quando appunto potrebbero tenersi le primarie per eleggere il nuovo segretario.

La minoranza bersaniana obietta che il paragone non tiene, perché allora "la commissione congresso venne insediata già a giugno e approvò subito l'anagrafe degli iscritti, cosa di cui non c'è traccia". Ma queste, per i renziani, sono "obiezioni strumentali" e "non è tollerabile che la minoranza ogni volta dica 'o fate come diciamo noi, o facciamo la scissione'". Se non ci saranno cambi di rotta dell'ultimo minuto, Renzi domani ribadirà le sue idee: il Paese è in emergenza, ha bisogno di un governo legittimato dalle urne, sarebbe meglio andare a votare al più presto con una nuova legge elettorale, ma se non sarà possibile il Pd deve almeno fare subito il congresso per affrontare con maggior forza i prossimi appuntamenti. Dunque, il segretario potrebbe sospendere la direzione, rimettere il mandato e convocare l'assemblea già per il prossimo fine settimana dove le dimissioni verrebbero formalizzate e la fase congressuale sarebbe aperta ufficialmente.

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