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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Inizia la sfida

Inizia oggi la resa dei conti nel Pd: cosa succede, tutte le tappe

Enrico Letta inaugura la prima direzione nazionale dopo l'esito del voto. Inizia così il percorso che porterà al congresso nazionale

Il Partito democratico si prepara ad affrontare una traversata importante e lunga, nella quale si risolverà una resa dei conti fra la vecchia dirigenza e chi da tempo chiede un cambio di passo. Al via oggi la direzione del Pd al Nazzareno. È la prima dopo le elezioni politiche, dalle quali i democratici sono usciti con le ossa rotte. Pur confermando la posizione di prima forza a sinistra e seconda in Italia, con davanti solo Fratelli d’Italia, il risultato delle urne non basta a chi è nato con la vocazione maggioritaria di governo. Ufficialmente l'ordine del giorno prevede solo l'analisi dell'esito del voto ma Letta potrebbe anche presentare il percorso che dovrebbe portare al congresso di partito, già illustrato a grandi linee dallo stesso Letta in una lettera agli iscritti. Non è escluso che possano emergere altre tensioni che covano sotto i tappeti delle stanze del Nazzareno: 

  • Tempistiche sul congresso di partito.
  • Il futuro delle alleanze.
  • Il rebus dei capigruppo.
  • Candidature

Né con Letta né con i sindaci, il nuovo fronte nel Pd: "C'è aria di vendetta" 

Analisi del voto e congresso 

Una cosa è certa: il segretario Enrico Letta aprirà la riunione con una sua analisi del voto e con il programma da lui ideato e con il quale intende traghettare il partito alla fase congressuale. Su questo c'è chi frena e chi evoca già lo scioglimento. Ecco perché la direzione si preannuncia già calda. Le tempistiche saranno cruciali. Nel Pd ci sono quelli che vogliono mandare alle calende greche il momento congressuale per fermare Stefano Bonaccini ed eventuali altri sindaci o governatori che aspirano alla poltrona di segretario. Infatti il così detto partito dei sindaci è pronto e ha tutto l'interesse a portare a casa il risultato ora, disinnescando eventuali contromosse. Chi invece non vuole né la vecchia dirigenza né Bonaccini ha tutto l’interesse ad allungare i tempi. 

Nodo alleanze: campo largo o scelta di campo

Un’altra grande divisione è rappresentata dal tema delle alleanze. Non è stato elaborato il lutto della spaccatura con il Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte è ancora nei pensieri di molti esponenti del partito. In primis il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che, in una intervista a Today, aveva rilanciato la necessità di riaprire il dialogo con il M5s. La pensa così anche il presidente della Puglia Michele Emiliano, contrario da sempre alla rottura con il Movimento. Anche il responsabile degli Enti locali nel Pd Francesco Boccia ha sempre espresso la "necessità di rimettere in piedi il campo largo". Non la pensa così l'ala riformista del partito. Base riformista (la corrente ex renziana che fa riferimento a Lorenzo Guerini) non esclude la possibilità di allearsi con i pentastellati in alcune realtà locali laddove serva ma non ha intenzione di pregarli e sicuramente non di rimettere in piedi un tavolo nazionale. Ancora più netti i giovani turchi di Matteo Orfini, che del Movimento 5 Stelle non vogliono più sentire parlare. Sono però anche quelle correnti che hanno difficoltà anche all’idea di interloquire con il terzo polo, rappresentato da Carlo Calenda e Matteo Renzi. 

Capigruppo e candidature

C’è poi il rebus dei capigruppo. Orlando punterebbe alla vicepresidenza di Montecitorio, per quella di Palazzo Madama c’è Franceschini, mentre per il capogruppo alla Camera si fa il nome di Zingaretti. Strano, considerando che era stato proprio il femminista Enrico Letta a volere a tutti i costi due donne a capo dei gruppi parlamentari: Serracchiani alla Camera e Malpezzi al Senato. 

Alla fine non è escluso che la direzione di oggi possa non bastare. Non è infatti da escludere che non basti la giornata di oggi e che la direzione possa aggiornarsi ad una seconda giornata. Il rischio che tutto questo si trasformi in un processo a Letta e la sua dirigenza, soprattutto da parte di chi è stato escluso dalle liste elettorali, è altissimo. Ecco perché potrebbero anche spuntare fuori nuove candidature alla segreteria. Intanto Calenda invita tutti a scegliere: "Non esiste il campo largo: o noi o il Movimento 5 Stelle". Sarà una decisione importante per il prossimo segretario del Pd. Se ci sarà ancora un Pd. 
 

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