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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Italia

Nel Pd si fa strada l'idea Zingaretti segretario (ma un governo è sempre più lontano)

Il clima pre direzione Pd è quello della resa dei conti tra "i due segretari" quello reggente Martina e quello ombra, Matteo Renzi. E al Quirinale ci si prepara per un nuovo rapido giro di consultazioni con la prospettiva di elezioni (ma solo nel 2019)

Non una resa dei conti ma un dibattito molto aspro: "l'aria si è fatta pesante". Lo dice Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro del Lavoro e membro della direzione Pd, ospite al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora.

"Oggi è come se avessimo un segretario reggente, Martina, ed un segretario ombra, Renzi. Prima di fare le liste disse di stare tranquilli perché avrebbe rispettato le percentuali congressuali. Poi ci ha ammazzato tutti.

Zingaretti segretario per salvare l'unità del PD?

Nel Partito Democratico alla vigilia della Direzione Nazionale si va alla conta di chi sostiene l'apertura per un dialogo di governo con il M5s prospettata dal segretario reggente Maurizio Martina e chi, invece, con i 5 stelle non ci si vuole neppure sedere al tavolo del dialogo come Matteo Renzi ha "indicato" nella sua ultima uscita pubblica. L'ex ministro Cesare Damiano conferma a Radio1 come sempre più spesso negli ambienti del Partito Democratico si parli di un cambio alla testa della segreteria "dem". 

Si parla di Bonacini e Scalfarotto come prossimi segretari. Lei cosa ne pensa?
“Ma per carità, ma su, siamo seri, sono sempre renziani. Servono delle alternative”.

Tipo Carlo Calenda?
“Lo vedo troppo liberista”.

E chi allora?
“Il nome che si fa sempre è quello di Zingaretti...”

Franceschini alza lo scontro: "Unità solo con fiducia a Martina"

Il ministro Dario Franceschini interpellato dai cronisti a Montecitorio alza il tono dello scontro spiegando come ormai non sia più il tema del contratto di governo Pd-M5s: "Non ci divideremo sulla prospettiva di un rapporto coi 5 stelle che non è più sul tavolo dopo le parole di netta chiusura pronunciate da Matte Renzi domenica sera e conseguenti reazioni di Di Maio".

"Si tratta di restituire autorevolezza al partito nel percorso delle consultazioni. Quindi l'unità si può costruire facilmente, anche passando dalla chiarezza di un confronto politico, ma partendo da un voto esplicito di fiducia della Direzione al segretario reggente, atto minimo ma indispensabile per dargli la forza di gestire una fase cosi' difficile, sino all'Assemblea o al Congresso, vedremo. E sono certo che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l'unita' del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario". 

Che cosa succede dopo la direzione PD

Valutare fino all'ultimo se esistono i margini per la nascita di una maggioranza politica certa in grado di sostenere un governo, senza affidare incarichi al buio. Ma se ciò non dovesse essere possibile, le forze politiche dovranno tener presente che è necessario approvare entro dicembre una manovra che consenta di neutralizzare il previsto aumento dell'Iva. Nelle ore frenetiche che precedono la Direzione del Pd, dal Quirinale vengono naturalmente monitorati attentamente sia l'evolversi degli equilibri all'interno dei Dem, sia il posizionarsi degli altri schieramenti politici e ci si prepara ad assumere nuove iniziative, quando sarà chiaro lo sviluppo di quel confronto che aveva preso il via una settimana fa, al termine del mandato esplorativo del presidente della Camera, Roberto Fico.

"Resa dei" conti in direzione: l'unica strada porta al congresso 

La road map disegnata con i suoi consiglieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, viene aggiornata via via che emergono ed emergeranno nuovi elementi rispetto a quelli registrati nelle settimane seguite alle elezioni del 4 marzo, tenendo sempre fermi quei punti di riferimento che hanno orientato fin qui l'azione del Capo dello Stato.

Da venerdì quindi si comincerà a ragionare su quelle che potranno e dovranno essere le scelte da compiere, anche alla luce delle conclusioni della Direzione del Pd e della polemica tra M5S e centrodestra che nelle ultime ore assume toni sempre più accesi.

Non è da escludere perciò che tra sabato e lunedì le porte dello studio alla Vetrata possano nuovamente aprirsi per un rapido giro di consultazioni, durante il quale però Mattarella potrebbe ascoltare ma anche indicare con maggior forza di quanto fatto fino ad oggi, alcune condizioni che ritiene imprescindibili per il futuro del Paese.

In particolare, il Capo dello Stato potrebbe chiedere ancora una volta ai partiti se esistano le condizioni per dar vita ad una maggioranza politica in grado di esprimere in Parlamento il sostegno ad un governo.

Ma se ancora una volta questa strada dovesse rivelarsi impraticabile, a quel punto dal Colle potrebbe arrivare un no ad elezioni non solo prima dell'estate, ipotesi ormai tramontata, ma anche in autunno, con una richiesta ai partiti perchè si assumano le loro responsabilità, garantendo la prosecuzione della legislatura almeno fino a dicembre, per approvare una manovra che consenta di neutralizzare le clausole di salvaguardia, impedendo o limitando il previsto aumento dell'Iva.

Altrettanto fermo il no del Presidente della Repubblica a incarichi al buio e quindi alla nascita di un governo che giura e poi va a chiedere la fiducia in Parlamento, senza aver prima verificato e definito con chiarezza i contorni della maggioranza pronta a sostenerlo. Anche perchè, in caso di bocciatura alle Camere, sarebbe quello l'esecutivo che porterebbe il Paese alle elezioni.

Mattarella resta quindi sempre in attesa di indicazioni che vorranno fornirgli le forze politiche, pronto a tenerle nel debito conto a patto che si tratti di posizioni nuove e chiare.

Se maturassero le condizioni potrebbe quindi arrivare anche un pre-incarico, a condizione che ne siano chiari i confini e gli obiettivi e che non si tratti di una replica di sentieri già esplorati. Occorrerebbero insomma fatti inediti che al momento non si scorgono all'orizzonte.

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