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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi economica

Lavoro, l'Italia non è un paese per donne

I dati Confartigianato sono un campanello d'allarme: è senza lavoro una donna su due. Il sud maglia nera: "Occupata solo una donna su quattro". Tra gli stati Ue, solo Malta peggio

Uno studio e dei dati destinati sui quali discutere. Mentre Monti e i suoi tecnici parlano di ripresa e di crescita ormai alle porte, Confartigianato suona un campanello d'allarme rosso: in Italia l'occupazione femminile è tra le più basse d'Europa. Quasi una donna su due, infatti, è senza lavoro.

Paragonato alla media europea, il tasso di inattività delle donne nel nostro paese è del 48,5% rispetto al 35,1%. Peggio dell'Italia, solo Malta dove il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 55,9%.

LO STUDIO. Il dato emerge dall`Osservatorio sull`imprenditoria femminile curato dall'Ufficio studi di Confartigianato e presentato alla 14° Convention di Donne Impresa Confartigianato organizzata.

DRAMMA SUD. Per l'occupazione femminile la situazione peggiore è registrata nelle regioni del Mezzogiorno dove, in media, lavora una donna su quattro: la Campania fa registrare il record per il più basso tasso di occupazione femminile, 20,4%, uguale a quello del Pakistan e di poco superiore a quello del Libano, dello Yemen e della Mauritania. Seguono la Sicilia, con un tasso di occupazione femminile del 22,1%, la Puglia (22,7%), la Calabria con il 23,3%.

ESEMPI VIRTUOSI. Sul versante opposto della classifica è la Provincia Autonoma di Bolzano il territorio italiano con il tasso di occupazione femminile più alto, pari al 63%. Al secondo posto l'Emilia-Romagna con il 60,9% e terza nella classifica delle regioni più virtuose la Valle d'Aosta con il 60,8%.

NAPOLI RECORD NEGATIVO. A livello provinciale la maglia nera va a Napoli, dove il tasso di inattività delle donne è del 72%. Seguono Caserta con il 70,7% e Foggia con il 70,4%.

RAVENNA TOP. Ravenna, invece, conquista il primato positivo della provincia con la più bassa percentuale di donne inattive: 30,8%. Seguono Bologna con il 32,1% e Ferrara con il 33,1%.

CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE. A tenere distanti le donne dal mondo del lavoro vi è soprattutto il basso investimento in quei servizi di welfare che dovrebbero favorire la conciliazione tra attività professionali e cura della famiglia. Anche in questo caso il nostro Paese è nelle posizioni peggiori della classifica europea.

Secondo l'Ufficio studi di Confartigianato, la spesa pubblica per la famiglia è stata nel 2011 pari a 20,7 miliardi, pari al 4,6% dei 449,9 miliardi di spesa totale per la protezione sociale.

NON SI SPENDE PER IL WELFARE. Nel periodo 2007-2011 la spesa per la famiglia è la componente delle prestazioni di welfare che è cresciuta meno: l'incremento è stato di 1,3 miliardi, pari al + 6,9%, vale a dire la metà rispetto all`aumento della spesa complessiva per il welfare in Italia.

REAZIONI. E' della senatrice Idv Giuliana Carlino l'unica reazione politica a dei dati che sembrano essere passati inosservati: "Un Paese dove una donna su due è inattiva" lo sfogo della senatrice "non può che considerarsi arretrato e senza futuro. La condizione femminile nel mercato del lavoro è un dato drammatico che ci colloca negli ultimi posti della classifica europea. Una vergogna che evidentemente il ministro Fornero finge di non vedere".

"Fornero è stata l'artefice di ben due riforme, quella sulle pensione e quella sul lavoro, che sono state il vero colpo di grazia per le donne. A parole il ministro è dalla loro parte, ma nei fatti dimostra sempre il contrario: solo tagli e nessun intervento strutturale nei servizi di welfare, come gli asili nido o l'assistenza per gli anziani, che avrebbero favorito la conciliazione tra attività professionali e cura della famiglia. E dire che una maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro consentirebbe al Pil di crescere di almeno un paio di punti, ma il governo- conclude Carlino- è miope anche su questo aspetto".
 

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