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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

#Diventapartito: il governo Letta premia chi dona ai politici

E' nata sul web l'iniziativa virale #diventapartito, centrata sul decreto del governo in materia di finanziamento pubblico ai partiti. Ora è molto più conveniente donare a un gruppo politico rispetto a un’associazione: "E' un sistema farlocco"

ROMA - Esistono un giorno, un anno e un'ora in cui il governo italiano annuncia in pompa magna di aver abolito il finanziamento pubblico ai partiti. E' il pomeriggio del 13 dicembre 2013. In quel momento il premier Letta, il vice Alfano, il ministro delle Riforme costituzionali Quagliariello, si scatenano su Twitter: tutti ad (auto)incensare l'operato del governo che, a detta loro, avrebbe tolto di mezzo il sistema che negli anni ha portato fior di quattrini nelle casse dei partiti politici.

I SOLDI NON SONO TUTTI UGUALI - E' davvero così? In realtà, il decreto approvato in Consiglio dei ministri prevede una riduzione del finanziamento pubblico dei partiti del 25% per il 2014, del 50% per il 2015, del 75% del 2016 e del 100% solo nel 2018. Dal 2018, poi, i cittadini potranno contribuire alla vita dei partiti con un due per mille volontario con "l'inoptato che resterà allo Stato". Tutto qui? Nemmeno per scherzo. Se è vero che avranno pure lo stesso colore, i soldi non sono tutti uguali: il decreto del governo in tema di finanziamento pubblico ai partiti ha reso infatti più conveniente donare ai partiti che alle organizzazioni non profit. Premesso che tutti i cittadini sono liberi di donare i propri soldi a chi vogliono, è anche vero che ci sono donazioni di serie A e donazioni di serie B. Le prime sono quelle dei partiti e lo Stato ha deciso di premiarle con detrazioni fiscali più vantaggiose di quelle riconosciute a chi invece preferisce donare al non profit. Ecco l'amara constatazione.

#DIVENTAPARTITO - Per riportare l'attenzione sul "caso", è nata l'iniziativa di comunicazione virale  #diventapartito. Due esperti di comunicazione del sociale, Marco Binotto e Nino Santomartino, hanno lanciato l'insolita provocazione per sottolineare proprio questa contraddizione. “Con il nuovo sistema di finanziamento conviene più donare ai partiti che al non profit –recita uno degli slogan - Sei un’organizzazione non profit? Diventa partito. Conviene”. Altri slogan ironici sono: “Un impegno concreto: più panda per tutti”, “L’Italia giusta: dona a Emergency”. E ancora la lista civica “Amnesty, giustizia e libertà” e la richiesta al fondatore di Facebook di inserire sul social network oltre al “mi piace” anche il tasto “io dono”. La campagna è stata lanciata circa tre settimane fa con il blog https://diventapartito.tumblr.com, ma è anche su Facebook (https://www.facebook.com/diventapartito) e su Twitter con l’hastag #diventapartito. Gli utenti possono contribuire inviando il loro manifesto elettorale per le associazioni di volontariato.

PERCHE' IL SISTEMA E' INIQUO - Nino Santomartino, uno dei promotori dell'iniziativa, ci racconta che “l'idea è nata a ridosso dell'approvazione del decreto del governo dalle chiacchierate da quel network informale di persone che da tempo condividono la passione per il terzo settore e che lavorano nel campo della comunicazione. E' un'idea, una proposta. Come tutte le idee non è di qualcuno o qualcuna in particolare. Non è una campagna di un'organizzazione o di una sola parte. E' l'idea di dare un segnale alla classe dirigente nel modo che preferiamo: la comunicazione e l'ironia. E' la proposta a chiunque, persone o associazioni, volontari o no, la voglia fare propria. E' la speranza che il non profit riprenda iniziativa e parola. Che la società civile organizzata riprenda coraggio, fiducia in se stessa e cominci a farsi sentire con proteste civili, come venne fatto in altre epoche. Perché crediamo sia il momento di fare provocazioni". E chiarisce: "Non siamo contrari al finanziamento ai partiti: vogliamo sottolineare che è un sistema iniquo rispetto al mondo del non profit, del sociale, dell'università e della ricerca. Crea delle discriminazioni, dato che prima del decreto del governo Letta non erano previste detrazioni così sostanziose. E lo facciamo con un'iniziativa semplice, ironica, che nasce dal basso e sfrutta i social network".

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DONAZIONI DI SERIE A E DONAZIONI DI SERIE B - "La nuova normativa - continua Santomartino - garantisce detrazioni fiscali fino al 37% e su un massimo di 70 mila euro per i partiti, cifre ben più consistenti di quelle previste dalla normativa in vigore per il non profit, che nel 2014 prevede detrazioni al 24% con un tetto massimo che supera di poco i 2 mila euro". E c'è un'altra "chicca": il testo parlamentare fatto proprio dal governo sul finanziamento ai partiti dice che "dal 2014 ognuno di noi potrà detrarre dalle proprie tasse il 75% delle spese sostenute per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica promossi e organizzati dai partiti".

COSA CAMBIA - In effetti, il decreto del governo cambia il sistema di finanziamento ai partiti politici: da un finanziamento diretto e automatico da parte dello Stato (i cosiddetti "rimborsi elettorali"), si passerà nell'arco di tre anni ad un sistema interamente deciso dai cittadini che si basa su due pilastri: il "due per mille" in dichiarazione dei redditi e le libere e volontarie donazioni di denaro (le cosiddette "erogazioni liberali"). Per quanto riguarda il primo punto, a partire dalla dichiarazione dei redditi che presenteremo nella primavera 2014 sui redditi del 2013, ci imbatteremo nel sistema del "due per mille", che andrà ad affiancarsi agli storici "otto per mille" e "cinque per mille": ogni contribuente, quindi, potrà destinare il due per mille della propria imposta sul reddito a favore di un partito politico. Qualora non volesse potrà destinarlo allo Stato, e proprio allo Stato - almeno secondo il premier Letta - sarà destinata anche la quota di coloro che non avranno indicato alcuna scelta (il cosiddetto "inoptato"). Il testo prevede poi che, sempre a decorrere dal 2014, dall’imposta lorda sul reddito si potranno detrarre le erogazioni liberali in denaro effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti politici per una quota del 37% per importi compresi tra 30 e 20.000 euro annui e del 26% per importi compresi tra 20.001 e 70.000 euro annui. Ogni singola persona fisica non potrà donare in un anno più di 300 mila euro. Per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle società, si potrà detrarre un importo pari al 26% dell’onere per le erogazioni liberali in denaro per importi compresi tra 50 e 100.000 euro.

E' evidente la differenza rispetto alle detrazioni attualmente previste per le erogazioni liberali in favore delle onlus, anche se l'aliquota prevista per queste ultime è stata recentemente ritoccata al rialzo. Alla persona fisica che effettua una donazione ad una onlus è stata riconosciuta fino all'ultima dichiarazione dei redditi una detrazione pari al 19% della somma versata, che tuttavia poteva essere applicata solamente ad importi fino a 2.065,85 euro. La legge 96/2012 ha stabilito che questa aliquota del 19% venga innalzata al 24% per l'anno 2013 (dunque a valere sulle dichiarazioni presentate nella primavera del 2014) e a regime al 26% a partire dall'anno successivo. Rimane però immutato il tetto dei 2065,85 euro come somma massima su cui calcolare lo sconto fiscale. E' giusto? O è davvero meglio #diventarepartito?

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