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Venerdì, 19 Aprile 2024
Frizioni

Il documento segreto che spacca il centrodestra: i "veri motivi" della sconfitta e l'incubo ko ai ballottaggi

La nota interna di analisi del voto (la firma è di Forza Italia) è un lungo elenco di bordate a Salvini e Meloni: "Non vinciamo nelle grandi città, dove l’elettorato è più informato". Salvini da Draghi per ricucire. In caso di sconfitta ai ballottaggi sia a Roma sia a Torino, gli equilibri già precari tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia rischiano di saltare definitivamente

Mentre si ricompone il mini-strappo tra Salvini e Draghi, è potenzialmente deflagrante per il centrodestra la nota interna di analisi del voto che circola in queste ore. La firma è di Forza Italia. Un documento interno di dieci pagine che disegna una distanza siderale e ormai forse incolmabile soprattutto tra Fi e Lega: l'eventuale avvicinamento dei berlusconiani a una piattaforma centrista (qui vi abbiamo raccontato cosa si sta muovendo) è un'ipotesi molto più concreta di una federazione "vecchio stile" che unisca Forza Italia e Lega. A rivelare i contenuti del dossier "riservato" che circolava da qualche giorno tra i big azzurri è Repubblica.

Il documento bomba di Forza Italia contro Lega e Fdi

Vincono candidati "non improvvisati, perché entrambi hanno una lunga storia politica alle spalle. E che vincono candidati con un profilo centrista come quelli che solo Forza Italia sa esprimere". Una stroncatura netta sia di Michetti a Roma ma soprattutto di Bernardo a Milano: "Il centrodestra non riesce a vincere nelle grandi città, dove l’elettorato è più informato e più aperto all’Europa e al mondo... A differenza del passato non abbiamo neanche provato a competere per conquistare questo elettorato urbano: a Milano in passato ci eravamo riusciti con Albertini e Moratti e ci eravamo andati vicini con Parisi".

Poi la stilettata alla Lega: "La nostra coalizione ha fortemente ridotto i voti soprattutto per effetto del forte calo della Lega, che ha perso in due anni 634.652 consensi, pari al 70,2 per cento". Un crollo "in proporzione maggiore anche a quello dei 5 Stelle". Nel documento di Forza Italia si smonta anche Fratelli d'Italia, di cui non ci sarebbe stato alcun boom: il partito di Meloni non si è rafforzato "nel modo clamoroso indicato dai sondaggi".

La conclusione del documento è che a Forza Italia conviene restare dentro l governo Draghi: "Il fatto di averlo appoggiato coerentemente, pur rimanendo nel centrodestra, è stato premiato - si legge - a un risultato relativamente migliore rispetto agli alleati e soprattutto ci ha dato un ruolo centrale" e "ci dà qualche carta in più da giocare in vista dell’elezione del capo dello Stato".

Salvini da Draghi (e c'è la tregua interna con Giorgetti)

E' durato un'ora l'incontro a Palazzo Chigi tra il leader della Lega Matteo Salvini e il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il segretario del Carroccio è entrato intorno alle 16.30 dall'ingresso posteriore del palazzo che ospita la presidenza del Consiglio, evitando i cronisti. L'incontro arriva dopo lo 'strappo' della Lega, assente in Consiglio dei ministri per il via libera della delega fiscale e anche dopo le parole del leghista sulla riforma del catasto.

Il voto all’unanimità, con la presenza di tutti i ministri compresi quelli della Lega, sul nuovo decreto per le capienze di stadi, cinema, teatri e soprattutto discoteche, certifica che la temperatura nel Governo è tornata a livelli più che accettabili.

"Un’ora di confronto con il Presidente Draghi", commenta su Twitter Salvini una volta terminato il colloquio, definendolo un "incontro molto utile: proposte e soluzioni condivise e impegno a confrontarci sul futuro dell’Italia ogni settimana. I giornali scrivano ciò che vogliono: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni". "Ho chiesto al Presidente Draghi - continua su Twitter - che la durata dei tamponi salga da 48 a 72 ore, come previsto dagli altri Paesi europei, e l’estensione dell’utilizzo di tamponi rapidi, gratuiti o a basso costo".

Nell'incontro tra il premier e Salvini "è stato confermato l’impegno del Governo" a "proseguire nel percorso delle riaperture, tenendo conto del miglioramento della situazione epidemiologica", si legge in una nota di Palazzo Chigi dopo il colloquio. "Al centro del colloquio, che si è svolto in un clima cordiale e costruttivo, il tema della crescita economica. E’ stato confermato l’impegno del Governo a evitare ogni aumento della pressione fiscale", recita la nota.

Quel che oggi ha consentito a Salvini di far rientrare i suoi propositi più o meno bellicosi sono stati sostanzialmente due fattori: 1) la disponibilità del premier a interloquire d’ora in poi direttamente e frequentemente («si vedranno almeno una volta a settimana» fanno sapere dall’entourage di Salvini) per evitare ulteriori "fraintendimenti". Ciò che infatti interessa a Salvini è soprattutto aver riconquistato "una centralità politica dopo il deludente verdetto elettorale" secondo il Sole 24 Ore. "È il solito teatrino stancante", chiosa il segretario del Pd, Enrico Letta. L'obiettivo di Salvini è avere un contatto sempre diretto con Draghi, senza intermediazioni.

Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, dopo settimane di freddezze e incomprensioni, siglano un accordo che sa di tregua, secondo l'analisi della Stampa: basta attacchi interni. Per Giorgetti non sono giorni semplici. Il ministro parla poco, quasi niente. Dopo l'intervista rilasciata a La Stampa, nella quale criticava le candidature del centrodestra e metteva in discussione la linea del suo segretario, a partire dalla partita decisiva del Quirinale, il ministro dello Sviluppo economico ha scelto il silenzio. Non ha risposto ai tanti veleni che sono stati sparsi contro di lui nei giorni scorsi dai leghisti, "vuole fare il premier", "si è montato la testa", "malignità di tutti i tipi, anche sulle chat dei deputati", nota il quotidiano torinese. La battaglia tra governisti e pasdaran salviniani, che si è scatenata nelle ultime settimane specie sul Green Pass, insomma, si chiude, almeno per ora, con un serrate le fila.

Che cosa ne sarà del centrodestra

Secondo Guido Crosetto, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, "il centrodestra deve ritrovare le ragioni per presentarsi unito, con parole d’ordine, strategia e metodi comuni, imparando a rispettarsi e convivere tra forze diverse". La federazione tra Lega e Fi è tramontata del tutto? "Sì, ma sarebbe stata negativa per entrambi. Il tema è mettere insieme forze diverse, con peculiarità e sensibilità diverse in una coalizione, non in un partito. Il centrodestra non deve rappresentare solo la destra, ma anche i cattolici, il mondo liberale, i federalisti. Tutti quelli che hanno una visione alternativa alla sinistra".

La sconfitta alle elezioni comunali è stata netta: in parte era prevista, ma forse non in questi termini così evidenti. Tre grandi città, Napoli, Milano e Bologna, dopo il primo turno vanno ai candidati sindaco del centrosinistra. Se a Bologna una vittoria larga era ampiamente prevedibile, a Napoli, anche per la pluralità dei concorrenti a sinistra, ci si aspettava almeno un ballottaggio, e invece Manfredi ha travolto tutti al primo turno. A Milano Sala ha ottenuto una vittoria schiacciante. Non va poi molto meglio a Roma, dove Michetti arriva sì primo, ma ha poche possibilità di ottenere i voti di Calenda e Raggi al ballottaggio. La partita più aperta per il centrodestra resta Torino, ma anche qui il centrosinistra è in vantaggio e il risultato del candidato sindaco di centrodestra Damilano è stato solo discreto al primo turno, inferiore alle attese.

In caso di sconfitta ai ballottaggi sia a Roma sia a Torino, gli equilibri già precari tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia rischiano di saltare definitivamente.

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