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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

Fratoianni durissimo: "Governo alimenta clima bellico"

Sulla censura di Dostoevskij all'Università Bicocca, il deputato di Sinistra Italiana, spiega a Today che potrebbe anche chiedere le dimissioni della rettrice: "Voglio sapere chi ha deciso". L'intervista

Il corso di Paolo Nori su Fëdor Dostoevskij censurato dall'Università Bicocca di Milano è diventato un caso politico. Al punto che Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana e vice presidente della Commissione cultura, presenterà una interrogazione parlamentare per sapere come sono andate esattamente le cose

Onorevole ma lei come se lo spiega un fatto del genere?
"È una vicenda disarmante. Vorrei spiegarla come errore, un clamoroso abbaglio. Temo invece che faccia parte di un clima generale, quello che ho definito in questi giorni il "clima della chiamata alle armi". Il nostro è un Paese che si arma, che decide di inviare armi invece di investire sulla diplomazia. Rischia di diventare un Paese che assume, fino in fondo, come unico spazio possibile, quello della dialettica amico-nemico. E quando si arriva a questo punto, succedono anche cose come queste perché, quando la dialettica amico-nemico è l’unico spazio della dimensione intellettuale, oltre che politica, il nemico diventa nemico assoluto e si finisce persino per trattare da nemici, non solo i russi in quanto tali e la cultura russa, ma qualsiasi cosa abbia a che fare con la Russia. Non conta più il regime che guida la Russia e che ha deciso l’invasione dell’Ucraina. Si finisce per prendersela perfino con la cultura russa. Ora, chiunque abbia mai avuto a che fare con la tragedia della guerra, sa bene che la cultura è l’antidoto più importante contro la guerra perché aiuta la collaborazione fra popoli, è ciò che mette in comunicazione religioni etnie. Se la cultura diventa un avversario, come lei capisce, prende forza la dimensione della violenza, della guerra e del conflitto. Per questo considero la scelta dell’Università Bicocca, non solo pazzesca, ma anche gravissima perché produce, nelle sue conseguenze, esattamente l’opposto degli obiettivi che si dice di volere raggiungere. La comunicazione, prima che tornasse la ragione da quelle parti, diceva che la cancellazione di quel corso era dovuta alla volontà di non provocare polemiche e divisioni in un momento come questo. Capisce bene che ci troviamo di fronte a qualcosa che non dovrebbe neanche essere pronunciato". 

In sostanza lei dice che questo fatto è dovuto ad un clima bellico che si sta creando nel Paese. Lei ha parlato di un "Paese che si sta armando".
"Si, ma, quando faccio questo ragionamento, ho chiara la differenza quanto meno fra aggrediti e aggressori, tra responsabili e innocenti. Quella di Putin è una barbara aggressione contro uno Stato sovrano, contro un popolo. Non c’è nulla che possa giustificarla e la nostra condanna, quella di Sinistra Italiana anche ieri in Parlamento, è nettissima. Ma che da qui si arrivi a trasformare questa dialettica in una guerra contro tutti e tutto ciò che è, come il caso di Dostoevskij, espressione della cultura di quel Paese, è una follia. Ricordo che ieri anche il Premier Mario Draghi, di cui non ho condiviso il discorso per molti versi, ha detto una cosa importante: si badi bene a non confondere quello che sta accadendo con una guerra contro la Russia e il suo popolo. Invece siamo arrivati perfino a pensare che Fëdor Dostoevskij possa essere un problema".

Mario Draghi lo avrà anche detto, ma lei ha parlato di un clima che si sta creando. Teme che le scelte politiche del Governo possano esasperare questo clima?
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Ma guardi io lo temo, lo temo per una ragione. Da un lato la scelta di inviare le armi; dall’altra la completa assenza di qualsiasi prospettiva diplomatica. Ho detto ieri in Aula: "Signor Presidente ho ascoltato molte parole su come prepariamo la guerra (inviando armi, spostando uomini e mezzi…), quello che è stato assente nel discorso è quello che si sta facendo per costruire la pace". Ma ci sarà qualche problema in Europa se l’unico leader che continua a cercare di tenere aperta la via diplomatica sia Emmanuel Macron?".

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Se il Governo contribuisce a creare un clima di guerra, cosa sbaglia? E lei cosa propone? 
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Intanto evitare di inviare le armi; poi dovrebbe investire tutte le sue energie, e fare in modo che sia l’Europa a farlo, sulla ricostruzione rapida di uno spazio per la diplomazia; costringere gli attori principali, soprattutto Putin, al tavolo delle trattative; fare in modo che si fermano le ostilità, che si aprano corridoi umanitari e contemporaneamente investire il massimo della propria energia per materiale medico e umanitario, in modo da preparare e gestire al meglio l’accoglienza. Tutto ciò che va nella direzione che va nella direzione di continuare ad aumentare carico militare è qualcosa che rischia soltanto di alimentare la spirale della guerra. Le armi chiamano armi. Non è retorica, è una dimensione drammaticamente materiale. Negli ultimi anni dal nostro Paese sono partite armi per 150 milioni di euro, abbiamo commerciato in armi con la Russia di Putin e abbiamo inviato infinitamente meno armi all’Ucraina che oggi giustamente vogliamo difendere. Siamo di fronte ad una guerra in cui esplodono le armi italiane, alle quali si aggiungeranno altre armi italiane".

Lei sta dicendo che Putin lo abbiamo armato anche noi. 
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Questo è evidente. Certo, poi la forza armata di Putin è talmente grande da non essere definita dal commercio di armi con il nostro Paese".

Non posso non metterla di fronte al fatto che in Ucraina cadono le bombe, si spara, c’è una guerra. Lo stesso Zelenskyj ha chiesto armi dall’Europa. Che facciamo onorevole, li aiutiamo, ma senza il supporto bellico?
"Guardi, l’unico modo per difendere gli ucraini è lavorare perché il tavolo di pace sia fatto al più presto. Pensare che, di fronte alla sproporzione del dispositivo militare, un po’ di armi consegnate da noi, siano in grado di rovesciare le sorti del conflitto, è incredibile. La verità è che, se il tema è quello del confronto militare, qualcuno dovrà ad un certo punto assumersi la responsabilità di dire che serve un intervento militare diretto. Ma questo, sia chiaro, significa terza guerra mondiale".

O cessate il fuoco al più presto o l'alternativa è una guerra mondiale?
"Mi pare evidente. Si deve puntare alla de-escalation anche nel momento più difficile. Lei ha ragione quando mi contesta: "Ma lì ci sono le bombe". Io rispondo: "Ma quando è che serve la diplomazia se non quando cadono le bombe?". 

Chiarissimo. Tornando al caso dell’Università, visto che presenterà anche un’interrogazione parlamentare, chi ha sbagliato secondo lei?
"In ogni organizzazione ci sono funzioni. Allora io non so chi ha fatto questa scelta folla, su cui poi si è tornati indietro, chiunque l’abbia fatta ha fatto un clamoroso errore, anche non l’avesse presa la rettrice. Ma siccome lei è la responsabile, insomma una bella responsabilità c’è anche lì":

Dovrebbe dimettersi Giovanna Iannantuoni? 
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Ma guardi, intanto dovrebbe spiegarci cosa è successo prima e dopo. Ho presentato una interrogazione parlamentare apposta. Io voglio sapere chi ha preso le decisioni, dietro quali indicazioni, sulla base di quali valutazioni e poi perché c’è stato un cambiamento. Quando avremo questi chiarimenti, chiederà eventualmente anche ulteriori passaggi, compresa ogni valutazione". 
 

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