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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il ritorno

Verso il Draghi bis e una nuova maggioranza ristretta

La senatrice Malpezzi (Pd): "Siamo per il rafforzamento del campo largo". Il sindaco di Bergamo Gori (Pd): "Dentro anche Forza Italia"

Le elezioni per il Presidente della Repubblica sono alle spalle. Eppure non sono state una parentesi all'interno di un corso politico che, nel frattempo, ha continuato a procedere come se nulla fosse successo. La rielezione di Sergio Mattarella a Capo dello Stato ha lasciato degli strascichi importanti, capaci di cambiare il panorama politico italiano. Indizi per guardare al futuro come qualcosa di mutevole e molto diverso da come si può immaginare oggi. Tre gli elementi che oggi inducono a pensare che gli equilibri di potere si stanno ribaltando. 

  • Implosione del centrodestra.
  • Il Pd alla ricerca di un campo largo.
  • Il tema di una legge elettorale proporzionale.

L'implosione del centrodestra

La disgregazione della coalizione di centrodestra è uno dei fattori preponderanti che porta a pensare come Fi, Fdi e Lega, seppure alleati a livello locale, continueranno sempre a giocare partite separate sul nazionale. Uniti, ma non troppo. Come ha detto una fonte parlamentare della Lega: "Questi si stanno antipatici da sempre, ma tanto ognuno ha bisogno dell’altro. Quali altre alternative ci sono per loro?". In effetti fra Meloni e Salvini grosse alternative non ce ne sono. Ma chi fa questo ragionamento dà per scontato che Forza Italia non esista più. Tutto da vedere. Forse Fi sparirà, ma l’elettorato c’è e a sinistra qualcuno, quando parla di campo largo, pensa di costruire qualcosa che possa rispondere alle istanze di quell’elettorato: moderato, di centrodestra e riformista. 

Un nuovo campo largo

Di campo largo ha infatti parlato oggi proprio la capogruppo in Senato Simona Malpezzi, che ha detto: "Noi siamo per il rafforzamento del campo largo: ci rivolgiamo a tutte le forze, anche a quelle al centro, che si riconoscono in un campo valoriale e politico alternativo a quello della destra perché riteniamo che gli avversari siano dall'altra parte. Quella di oggi è una maggioranza di governo che si fonda su una triplice emergenza sanitaria, economica e sociale e lavoriamo insieme con l'obiettivo principale di uscire da questa crisi drammatica, ma sappiamo che dopo questa fase si tornerà alla normalità della contrapposizione politica e, proprio in questo senso, lavoriamo per costruire un fronte largo aperto alle forze progressiste e riformiste, capace di parlare a più mondi possibili e su questo vogliamo andare avanti. Ricordo che le forze che potrebbero costituire questo campo - aggiunge Malpezzi - hanno lavorato molto bene insieme durante l'elezione del Presidente della Repubblica, mantenendo un fronte saldo e compatto e preservando due elementi fondamentali: la stabilità di governo e la necessità di eleggere il Presidente dentro il perimetro della maggioranza che sostiene il governo Draghi. Abbiamo proposto un metodo unitario che ha prodotto un risultato importante per il Paese. Adesso è importante continuare a lavorare per la stabilità e il rilancio dell'azione di governo".

Malpezzi non ha parlato di Forza Italia. C’è chi lo ha fatto però ed è il sindaco democratico di Bergamo Giorgio Gori, convinto che il suo partito debba "aprirsi ai riformisti e ai liberali, come Forza Italia, per puntare a governare anche dopo il 2023 dietro la guida di Mario Draghi. Il campo largo a cui il Pd deve puntare, secondo il primo cittadino, non può limitarsi e Leu e M5s, perché è "un campo decisamente troppo stretto. Dobbiamo allargare lo sguardo agli ambientalisti e ai liberaldemocratici", questa la sua esortazione. Un campo che comprende "anche i riformisti di centrodestra, quindi Forza Italia". Non è dunque così da profani pensare che a sinistra si possa pensare di costruire un campo largo, molto largo, al punto da abbracciare non solo i partiti di centro, ma anche il partito più al centro della destra, cioè quello di Berlusconi. 

Di sicuro ci starebbe Matteo Renzi, che ha detto che è a sinistra che devono chiarirsi cosa fare perché se Enrico Letta "fa un ragionamento riformista alla Blair si ragiona. Non sarebbe un campo larghissimo perché i 5s non sono più in campo, sono finiti. Il Pd che gioco vuole giocare? Il Pd ha una tradizione, Veltroni e io guardavamo a un profilo riformista. Letta guarda a questo o a un profilo massimalista? Se Letta fa un ragionamento alla Scholz, o alla Macron non è un campo largo, è il campo riformista ed è casa mia". Una casa in cui, per il senatore di Iv, ci sarebbe anche una stanza libera per Coraggio Italia di Giovanni Toti. 

L’idea di un grande accordo che parta da Leu e arrivi ai forzisti non è fantascienza. Intanto è lo stesso campo in cui è stato votato il presidente della Repubblica Mattarella. Inoltre, nel Partito Democratico, da tempo c’è chi è convito che questa operazione sia anche quella di Forza Italia. Infatti, secondo alcuni parlametari democratici, Berlusconi avrebbe trovato nella sua candidatura l’alibi perfetto per spaccare la coalizione di centrodestra e guardare ad un futuro in cui, anche in Italia, potrebbe prendere vita una maggioranza Ursula. 

Serve una legge elettorale proporzionale

Questo scenario sarebbe anche compatibile con il tema della ipotetica legge elettorale proporzionale, che avvantaggerebbe tutti tranne, guarda caso, i sovranisti: il Pd, che recupererebbe terreno in Parlamento; un eventuale agglomerato di Centro, che punterebbe ad essere terza forza parlamentare, ago della bilancia nella formazione di un Governo; Forza Italia, che tornerebbe ad intercettare un elettorato perso nella coalizione a trazione sovranista e a pesare di più in Parlamento. 

Tutto questo anche nell’ottica di un ritorno di Mario Draghi. Fino ad ora infatti è stato profetico il senatore Andrea Cangini di Forza Italia che, prima del voto sul Colle, a Today aveva messo in guardia dal fatto che Draghi non si sarebbe dovuto spostare da Palazzo Chigi. Così è stato. Adesso, per usare le parole del forzista, “se alle prossime elezioni non ci fosse un Premier credibile o una maggioranza di Governo forte, si potrà sperare nel suo ritorno. Si potrà contare sul fatto che sia lui, forte di una maggioranza larga, a portare a termine il Pnrr, che, non dimentichiamolo, si esaurisce nel 2026”. Dunque Draghi potrebbe continuare a servire fino al 2026. E con lui servirà una maggioranza di Governo. Larga sì, ma più ristretta di quella di oggi. 

 

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