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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

Perché Draghi ha lasciato il vertice Nato e cosa succede tra il premier e Conte

Il presidente del Consiglio, a Madrid per l'incontro dell'Alleanza atlantica che certifica la caduta del veto turco all'ingresso di Finlandia e Svezia, rientra in Italia in anticipo. Il leader M5s lo attacca: "Sconcertato dalle sue parole su di me". E va da Mattarella

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato in anticipo il vertice Nato di Madrid per rientrare a Roma: nella giornata di oggi è infatti in programma una riunione del Consiglio dei ministri che si occuperà, tra l'altro, della questione bollette. A rappresentare l'Italia ai lavori del vertice dei capi di Stato e di governo della Nato sarà da adesso il ministro della difesa, Lorenzo Guerini. Termina così una giornata molto importante per l'Alleanza atlantica, che segna l'invito ufficiale a Svezia e Finlandia a unirsi alla Nato, in cui però non sono mancate le tensioni di politica interna.

Nel governo si respira aria di crisi, anche se ufficialmente si prova a gettare acqua sul fuoco. Ma sta di fatto che ieri il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, è stato ricevuto al Quirinale, dove ha avuto un colloquio di un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fonti pentastellate tengono a far sapere che non si è accennato all'ipotesi di uscire dal governo. Dal canto suo, Draghi ha lasciato in anticipo il vertice Nato in Spagna per rientrare in nottata a Roma. La motivazione ufficiale è il Consiglio dei ministri che si terrà oggi, su caro bollette e assestamento di bilancio. Ma è chiaro che ha a che fare con la tensione che si respira nel governo. Prima di partire, il presidente del Consiglio ha provato a rassicurare tutti: "Il governo non rischia".

Cosa è successo ieri? Andiamo con ordine. La giornata politica in Italia è iniziata con l'intervista del sociologo Domenico De Masi, che ha riferito una confidenza che avrebbe ricevuto da Beppe Grillo nei suoi tre giorni a Roma: Mario Draghi avrebbe chiesto al garante di "rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perché inadeguato". Una versione seccamente smentita in serata da Palazzo Chigi, secondo cui tutto questo non sarebbe mai successo. Nel mezzo, le parole di fuoco dell'ex premier Conte: "Vorrei precisare che Grillo mi aveva riferito di queste telefonate, vorrei chiarire che siamo una comunità, lavoriamo insieme. Lo trovo sinceramente grave che un premier tecnico che ha avuto da noi un'investitura, si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono per altro", ha detto Conte, ricevuto anche da Mattarella per un colloquio di circa un'ora. "Sono rimasto sinceramente sconcertato", ha aggiunto. In giornata, ieri, c'è stato un contatto telefonico tra Draghi e il leader del M5s: "Ci siamo parlati poco fa, abbiamo cominciato a chiarirci, ci risentiamo domani per vederci al più presto", ha detto il presidente del Consiglio, che poi ha assicurato: "Il governo non rischia".

Sempre ieri alla Camera è iniziata la discussione su due proposte di legge che dividono i partiti: lo ius scholae e una parziale legalizzazione della cannabis. "Incredibile, vergognoso e irrispettoso per gli italiani. In un momento di crisi drammatica come questo, la sinistra mette in difficoltà maggioranza e governo insistendo su cittadinanza agli immigrati e cannabis anziché occuparsi di lavoro, tasse e stipendi", ha attaccato a testa bassa il leader della Lega Matteo Salvini. Altrettanto dura la risposta dem: "Il villaggio Potemkin di barricate, annunciate dalla destra - di tutti e due i tipi - in Parlamento sui diritti (dunque sulla pelle delle persone, sul loro futuro, sulle loro attese, sui sogni) la qualifica per quel che è: la peggiore a disposizione", ha scritto su Twitter il deputato del Pd, Filippo Sensi.

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