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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Draghi e lo strappo al protocollo: l'incontro con Conte nel primo giorno da premier in pectore

Lungo e irrituale colloquio a Palazzo Chigi: il presidente del consiglio incaricato domani vedrà i rappresentati dei partiti e delle parti sociali

Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha terminato il suo primo giorno da premier in pectore facendo ritorno nella sua abitazione a Città della Pieve, il piccolo borgo in provincia di Perugia dove Draghi ha un casale. Intanto i partiti in attesa di conoscere le proposte programmatiche si chiedono quale ruolo potranno avere nel nuovo governo: sarà un esecutivo squisitamente tecnico, o sarà possibile incasellare nei ministeri alcuni nomi politici dei gruppi parlamentari che assicureranno la fiducia?

Molte risposte arriveranno già domani pomeriggio quando l'ex presidente della Bce avvierà le consultazioni tra i partiti e i gruppi, che oggi hanno avuto il tempo di confrontarsi (e scontrarsi) per decidere una linea.

Intanto la prima giornata di Draghi da premier in pectore è iniziata con tre lunghi incontri, due di rito e uno, inconsueto, con il presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte. Draghi, come da etichetta istituzionale, dopo aver accettato con riserva l'incarico da Mattarella, ha avuto due colloqui con i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati e poi è andato a Palazzo Chigi, per un faccia a faccia con Conte. Al momento i contenuti dell'incontro non si conoscono. "Erano solo loro due, nessun altro nella stanza", spiegano fonti della Presidenza del Consiglio. La volontà di incontrare il premier uscente, però, ha sorpreso Palazzo Chigi. "In genere non si fa, è stato irrituale", sottolinea un dirigente di lungo corso.

"Forse - rilevano fonti di maggioranza - ha voluto fare un gesto di cortesia istituzionale, anche per mostrare plasticamente di non voler mettersi in attrito con chi ha sostenuto Conte, in primo luogo il M5s, e con Conte stesso". L'avvocato al momento tace, prima dell'incontro aveva fatto circolare la sua indisponibilità a fare il ministro e in serata fonti di Palazzo Chigi smentiscono che i due abbiano parlato di "incarichi di governo". Quel che è certo è però che, in particolare in alcuni settori del M5s, c'è una richiesta a Conte affinchè resti in campo in prima persona, magari prendendo la guida di eventuali gruppi che si potrebbero formare da un possibile sfaldamento dei partiti.

Domani inizieranno i colloqui con le forze politiche e con le parti sociali che Draghi ha annunciato voler anche consultare. Nel suo breve discorso tenuto al Quirinale, Draghi ha tratteggiato le priorità e il metodo della sua azione.

"Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese, sono le sfide che ci attendono", ha spiegato. Pur in un "momento difficile", ha rilevato, "abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell'Ue, abbiamo l'opportunità di fare molto per il nostro Paese, con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale". Dal punto di vista del metodo ha voluto sottolineare la volontà di rispettare la politica, uscita come grande 'sconfitta' dall'esito della crisi. "Con grande rispetto mi rivolgerò al Parlamento, innanzitutto, espressione della volontà popolare", ha assicurato, dicendosi "fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emergerà unità e con essa la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all'appello del presidente della Repubblica".

A Draghi, da domani, il compito di cercare di convincere la politica per dare un sostegno "forte" al governo che dovrà nascere. Altrimenti non ci saranno alternative alle elezioni.

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Il casale di Draghi a Città della Pieve, Perugia (Foto Ansa)

Ma Draghi ha i numeri per governare? Allo stato attuale se la Lega voterà a favore, la maggioranza per Draghi è praticamente certa anche senza l'appoggio del M5S. Se la Lega si astenesse l'asticella per il voto di fiducia si abbasserebbe a quota 127 al Senato e 249 alla Camera, e diventerebbe così possibile far partire il governo Draghi anche con il voto contrario di tutto il M5S.

Tra i pentastellati - che contano 191 deputati e 92 senatori - per ora prevale il no all'esecutivo tecnico. Potrebbero però esserci eventuali fuoriusciti che potrebbero seguire le orme di Emilio Carelli, che ieri ha detto addio ai compagni e annunciato l'intenzione di dare vita a una nuova aggregazione politica.

A sostenere Draghi saranno il Partito democratico (93 deputati e 35 senatori) e Italia Viva (28 deputati e 18 senatori). Gli eletti di Leu (6 senatori e i 12 deputati) resta al momento alla finestra ma è probabile che assecondino l'invito di Mattarella. Sì anche dai senatori e deputati di +EuropaAzione Radicali.

E il centrodestra? La posizione di Forza Italia (91 deputati e 52 senatori) è attendista: Berlusconi ha fatto sapere di voler attendere le offerte del presidente incaricato, in termini di programmi e perché no, anche dei nomi della squadra di governo. Su posizioni più radicali FdI (33 deputati e 19 senatori) e Lega (131 deputati e 63 senatori): Salvini è tornato a ribadire che la strada maestra è il voto, ma i partiti sono pronti comunque a lavorare per il Paese nell'attesa di un ritorno alle urne. Meloni si sarebbe detta disposta al massimo a un voto di astensione in nome dell'unità della coalizione. I partiti minori (Cambiamo, Noi per l'Italia, Udc) probabilmente si allineeranno. 

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