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Sabato, 20 Aprile 2024
La cronistoria

Il traghettatore sacrificato per i sondaggi: 17 mesi di governo Draghi

Nel febbraio 2021 l'Italia veniva dal coprifuoco per il Covid e gli spostamenti tra le regioni erano ancora vietati: ora è un paese un po' diverso

Altro che governo tecnico: 17 mesi di Mario Draghi a palazzo Chigi non sono stati di ordinaria amministrazione. Nel febbraio 2021 l'Italia veniva dal coprifuoco per il Covid e gli spostamenti tra le regioni erano ancora vietati. Un anno dopo sarebbe scivolata dentro la guerra in Ucraina. Draghi, entrato in carica come primo ministro il 13 febbraio 2021, imboccò subito la strada delle vaccinazioni di massa nominando il generale Paolo Figliuolo a commissario per l'emergenza coronavirus sostituendo Arcuri. L'Italia è ancora divisa in zone bianche, gialle e rosse ma un nuovo lockdown viene scongiurato. Arrivano invece gli obblighi vaccinali, prima per i sanitari poi estesi alle forze dell'ordine , personale scolastico e infine agli over 50. L'Italia lentamente riparte e ad aprile viene eliminato il coprifuoco mentre il governo presenta in Europa il progetto di riforma per accedere ai fondi del Pnrr.

L'estate del 2021 inizia con l'aperta alla vaccinazione anti covid per tutti e il governo approva le linee guida del green pass e super green pass. Vengono presentate anche le prime azioni a sostegno delle famiglie: sì all'assegno unico mentre si incardinano le riforme chieste dall'Europa: la prima è quella della giustizia a firma del ministro Cartabia.

Il governo sostenuto da quasi tutti i partiti subisce un calo nei sondaggi con l'espandersi delle proteste per il green pass esteso anche per accedere ai posti di lavoro, ma la campagna vaccinale funziona e l'autunno 2021 si apre senza eccessive restrizioni: restano infatti solo i divieti di assembramenti con limiti di capienza per i luoghi pubblici.

Il 2022 inizia con i nuovi aiuti alle imprese (sostegni ter) e l'inizio di una infinita modifica dei termini del superbonus. Tra le misure che rimangono indigeste anche la riforma delle concessioni balneari che andranno a gara a fine anno. Poi scoppia la guerra in ucraina.

Draghi schiera l'Italia senza se e senza ma al fianco di Kiev, insieme a tutti gli altri Paesi Nato. Concede armi, aiuti, sostegno politico. In Italia giungono 160mila profughi, che si sommano ai 250mila ucraini che erano già in Italia prima della guerra. Poi con Scholz e Macron va a Kiev. Nel frattempo l'Italia inizia a stringere accordi con paesi esportatori di gas per abbassare il grado di dipendenza dalla Russia che aveva raggiunto il 40%: in cinque mesi grazie ad accordi con Algeria, Azerbaigian, Mozambico, Qatar, Draghi ha fatto scendere la quota di gas russo al 25%.

In economia pesano la decisione di aver mandato in pensione anticipata il cashback mentre la riforma della previdenza è ancora in stand-by nonostante le promesse di un confronto con i sindacati. Tra le decisioni entrate in agenda del governo Draghi lo stop alle grandi navi a Venezia e la cessione - ancora incompleta - di Alitalia mentre sull'economia del Paese pesa una occupazione in crescita ma precaria e i grandi timori per il futuro. 

Arriviamo così alle ultime settimane con la prima lite con il M5s contrario ad armare Kiev e all'ultima fragorosa lite sul decreto aiuti che - oltre ad ampliare gli aiuti alle famiglie contro caro benzina e inflazione - conteneva restrizioni al reddito di cittadinanza e una norma sul termovalorizzatore a Roma su cui Conte aveva messo il veto. Col M5s spaccato dalla fuoriuscita del plotone dei governativi che hanno seguito l'ex capo politico Luigi Di Maio e le forze centrifughe della Lega - sempre più incline ad abbracciare le posizioni dell'opposizione guidata da Giorgia Meloni - per il governo sarà difficile rinnovare una convivenza dei partiti in vista delle elezioni in programma nel 2023. E forse si andrà alle urne già a settembre. Gli ultimi sondaggi penalizzano fortemente il Movimento 5 stelle tanto che per Conte la sopravvivenza appare legata al passaggio all'opposizione.

Draghi lo sa e a quasi 75 anni e di certo non vuole chiudere la sua lunga carriera restando a Palazzo Chigi per farsi tirare la giacchetta e logorare dalle ambizioni elettorali dei partiti. Quanto successo nell'ultimo Cdm con la lite tra i ministri Orlando e Cingolani è lo spettro del clima che si vive a palazzo Chigi. Il ministro del lavoro (pd) avrebbe chiesto al Presidente di ripensare alla dimissioni visto "il quadro di grande incertezza", ma sarebbe stato lo stesso ministro alla transizione ecologica Cingolani (in quota M5s) a rompere il silenzio e sfidare il ministro dem: "Parli tu, che sei del Pd e hai fatto il gioco di Conte". Per un governo Draghi la possibilità di un bis è davvero difficile. 

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