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Martedì, 19 Marzo 2024
Scenari

Perché Conte, Meloni e Salvini vogliono Draghi al Quirinale

Non sono affatto contrari, per ragioni diverse, all'ipotesi del trasloco dell'attuale premier da Palazzo Chigi alla successione di Mattarella i leader di Movimento 5 stelle, Lega e Fratelli d'Italia. Ognuno ha le sue ragioni e ogni capo politico vuole giocare le sue carte. Il nome di Berlusconi resta sullo sfondo: tutti i calcoli e gli scenari

Mario Draghi al momento è il favorito per la successione di Sergio Mattarella. Non sono affatto contrari, per ragioni diverse, all'ipotesi del trasloco dell'attuale premier da Palazzo Chigi al Palazzo del Quirinale, i leader di Movimento 5 stelle, Lega e Fratelli d'Italia. 

Totoquirinale: Draghi è il grande favorito

Giorgia Meloni l'aveva messo in chiaro già un mese fa: "Il centrodestra è d’accordo sul fatto che Mario Draghi potrebbe essere un buon presidente della Repubblica". Nel giorno di Ognissanti Matteo Salvini ha detto: "Draghi lo voterei anche domani mattina". Poche ore prima Giuseppe Conte aveva, pubblicamente aperto all'ipotesi, sottolineando come bisognasse "avviare un percorso di confronto con tutte le forze politiche, anche con le forze centrodestra". L'avvocato di Volturara Appula ha anche ri-confermato che un'eventuale salita di Draghi al Quirinale non sarebbe per il M5s preludio di elezioni anticipate e termine della legislatura.

Sarebbe facile pensare che Fdi (primo partito secondo tutti i sondaggi da ormai qualche mese a questa parte) voglia Draghi al Colle per spingere il Paese verso il voto anticipato, come ha comunicato ieri all’ Ansa il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida: "Noi dopo auspichiamo che si vada al voto". In realtà le cose sono più complicate di così. In primis i rapporti tra Giorgia Meloni e Mario Draghi sono ottimi. "C’è tra i due - scrive oggi Repubblica - una corrente di simpatia personale. E il calcolo politico della leader di Fdi, di contribuire col suo voto a un’elezione, sarebbe meno contingente: l’ascesa di Draghi rappresenterebbe la sua Fiuggi, l’ingresso in società. Meloni quindi, partecipando a un patto di sistema, ne farebbe automaticamente parte, con quel che ne consegue in caso di un suo successo alle elezioni politiche". La corsa al voto anticipato non è più la priorità di Meloni, che avrebbe altri 12 mesi per consolidare la sua posizione di leader del centrodestra prima delle elezioni politiche previste nel 2023.

Diverso ma non troppo il discorso per Matteo Salvini. Il segretario del Carroccio vuole tenere aperte tutte le porte. E' consapevole del fatto che Draghi è l’unico candidato che può ambire a un’elezione al primo turno. E in caso di ampia convergenza sul premier Salvini non può chiamarsi fuori. Il rischio è finire ai margini anche del centrodestra. In caso di voto anticipato tra pochi mesi, il capo della Lega sarebbe subalterno alla leader di Fratelli d’Italia.

Il sostegno così trasparente di Conte ha sorpreso molti. Ma Conte "è in difficoltà - secondo Repubblica - Soprattutto interna. La sua leadership fatica ad affermarsi. Pure Conte ha la necessità di stare dentro tutte le partite, anche le più sgradevoli, per ribadire il suo ruolo". L'obiettivo del M5s è allontanare in qualsiasi modo le urne anticipate. "Io non partecipo al totonomi per il Quirinale - ha affermato il ministro M5s degli Esteri Luigi Di Maio - Così facendo ci stiamo bruciando i nomi migliori. Conte ha semplicemente risposto a una domanda sulla possibilità di eleggere il primo ministro Draghi. Però bisogna essere chiari.
Non è il caso di Conte, ma bisogna molte forze politiche parlano di quirinale perchè vogliono elezioni politiche anticipate fra quattro mesi. E questo non è un bene per il Paese. Siamo ancora in piena campagna vaccinale, la lotta al Coronavirus non è finita, il Pnrr con tutte le riforme che stiamo avviando sono da realizzare. Non è il caso di Conte, ma diverse altre altre forze politiche a quello puntano: alle elezioni anticipate. Io no".

Di Maio in una lunga intervista alla Stampa oggi lo ha ribadito, tornando a commentare l'applauso dopo l'affossamento delm Ddl Zan: prove generali di voto congiunto che la destra e il centro stanno immaginando per il Colle? "Ovvio che è così. Per questo quella scena è ancora più mostruosa. Una strumentalizzazione senza pudore. Messa in atto da persone che calpestano i diritti individuali per fare giochini di Palazzo. Temo che sia un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate. Un ricatto al quale dobbiamo dire di no con fermezza".

Ipotesi Franco premier dopo Draghi

Conte vuole giocare le sue carte: Draghi e legislatura avanti, e secondo il Fatto Quotidiano, sempre molto attento alle dinamiche pentastellate, c'è un motivo preciso: è "per bruciare Renzi e il suo dialogo con Salvini e Berlusconi che Conte ha tirato fuori il nome di Draghi". I 43 voti di Italia viva sono fondamentali per scegliere il nuovo presidente della Repubblica in tutti gli scenari, tranne uno: quello che prevede l’elezione di un capo dello Stato a larga maggioranza. Un nome che trovi il consenso di tutti o quasi è fino a oggi una ipotesi considerata molto improbabile. E Conte gioca anche un'altra partita, quella con gli "amici" del Pd. Dare subito l'ok al nome di Franco per il dopo-Draghi, ad esempio, e farlo sapere con mesi di anticipo al Pd, è una strategia che permette al Movimento di evitare un candidato forte del Pd, come Paolo Gentiloni. Se si trovasse costretto ad appoggiare un nome dei Dem, il gruppo parlamentare grillino esploderebbe. Il rischio di avere una valanga di franchi tiratori sarebbe quindi dietro l'angolo. Daniele Franco a Palazzo Chigi permetterebbe a Conte di avere più tempo per costruire una nuova via per il "suo" M5s, e magari risalire nel corso del 2022 a quel 20 per cento nei sondaggi che darebbe un peso diverso alla pattuglia pentastellata alle prossime elezioni politiche, rispetto al 15 per cento (forse meno) che il M5s raggranellerebbe se si andasse a votare tra soli 4 mesi.

Saranno 1008 i Grandi elettori chiamati ad eleggere il 13esimo presidente della Repubblica: ai 630 deputati e 320 senatori (gli eletti più quelli a vita) si aggiungeranno 58 delegati locali: ogni Regione sceglierà due esponenti per la maggioranza e uno per la minoranza, tranne la Valle d’Aosta che invierà a Roma solo un rappresentante. I delegati regionali non sono ancora stati eletti ma, stando a chi governa le Regioni, dovrebbero essere 33 del centrodestra e 24 del centrosinistra.

Nelle prime 3 votazioni, a scrutinio segreto, serviranno i due terzi dei voti dell’assemblea, pari a 673 voti. Dopo il terzo scrutinio, invece, è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 505. È a quel punto che, senza un accordo, si farebbero i giochi. Ed è per provare a evitare quel quarto scrutinio che Conte ha aperto a Draghi. Nessuno schieramento è autonomo e 673 voti sono tanti da raggiungere.

Perché potremmo ritrovarci Berlusconi al Quirinale

I calcoli del Totoquirinale: centrodestra con 451 voti, Pd-M5s con 420 voti

Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno sulla carta 451 grandi elettori che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 197 sono della Lega, 127 dei berlusconiani, 58 del partito di Giorgia Meloni, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si sommano i 33 delegati regionali. Se a questi si sommano i 43 voti di Italia viva ecco che il totale fa 494: ne mancherebbero solo 11 per arrivare alla soglia magica di 505, utile per eleggere un presidente al quarto scrutinio. 

Pd e 5 stelle invece hanno più o meno 420 voti. Il Pd ha 133 grandi elettori, il M5s 233, Leu 18, Azione e +Europa 5, Centro democratico di Tabacci  6 deputati. Questo blocco, ai quali si aggiungono i 24 delegati regionali più Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd, arriva a quota 420. Ma con Alternativa c’è (19) e Misto (24), si può arrivare a 463 voti. I 43 Grandi elettori del partito di Renzi diventerebbero fondamentali per superare la soglia dei 505 anche per un eventuale candidato del centrosinistra.

Tutti calcoli che potrebbero rivelarsi superflui in caso di Draghi espressamente in campo: è lui il favorito adesso, ma in alternativa il favorito diventerebbe chi sappia garantire la continuazione della legislatura. Draghi dovrebbe insomma assicurare che si voterà soltanto alla scadenza naturale. E non lo può fare.

Per ora nulla si può escludere, nemmeno una lunga sequenza di passaggi a vuoto e poi una elezione a maggioranza. A quel punto tutte le ipotesi sono credibili, persino quelle estreme come quella che vede Silvio Berlusconi nuovo inquilino del Colle. Avrebbe buona parte dei voti del centrodestra ma potrebbe ritrovarsi tra le mani anche i voti di molti parlamentari del M5s che hanno la certezza di non essere rieletti e che sanno che con Berlusconi non si andrebbe a votare in primavera. Sul Quirinale, riporta il Corriere della Sera, fonti della Lega tengono a sottolineare che il "piano A" del centrodestra prevede proprio il voto compatto sul nome di Berlusconi. Staremo a vedere.

Draghi al Quirinale dopo Mattarella? C'è il rischio franchi tiratori

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