I parlamentari del Pd chiamano la figlia di Rodotà: "Convinci papà a ritirarsi"
E' una notizia che ha dell'incredibile quella che Maria Laura Rodotà, figlia di Stefano, candidato al Quirinale del M5S, ha dato via twitter: una sorta di 'stalking politico' per provare a rimediare i voti che servono a Prodi
"Fantastico. Pur di non parlare col garante quelli del piddì chiamano me per convincermi a convincerlo non si sa di che". E' questo il testo del 'tweet' di Maria Laura Rodotà, figlia di Stefano.
Fantastico. Pur di non parlare col garante quelli del piddì chiamano me per convincermi a convincerlo non si sa di che #aldolapachealcolle
— maria laura rodotà (@marilur1) 19 aprile 2013
Papà Stefano è il nome scelto dai grillini per la presidenza della Repubblica. E da più parti big e semplici parlamentari del Pd stanno provando a convincere almeno 8 grillini a trasformarsi in "franchi tiratori" e passare da Rodotà a Prodi.
Perchè 8 sono i voti che servono a Prodi per essere eletto al Colle. E quei voti vanno cercati tra i montiani, che però sostengono Annamaria Cancellieri, e i grillini.
RODOTA'. "Torno a ringraziare i grandi elettori, in particolare quelli del Movimento 5 Stelle e di Sel, e i moltissimi cittadini che in questi giorni mi hanno espresso una grande e per me inattesa fiducia. Ringrazio il Movimento 5 Stelle che ha confermato l'intenzione di continuare a sostenere la mia candidatura". Lo afferma in una nota Stefano Rodotà. "Per parte mia, non intendo creare ostacoli a scelte del Movimento che vogliano prendere in considerazione altre soluzioni", conclude.
GRILLO. Ma le parole di Grillo, forti come sempre, sono un vero e proprio monti al Pd: "Nessuno nel M5S si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro. Il nostro presidente è e sarà sempre Rodotà".
FASSINA: "PRODI A RISCHIO". "Se l'indisponibilità del M5S a sostenere Prodi si conferma aumentano i rischi della soglia da raggiungere". Così Stefano Fassina del Pd nello speciale TgLa7. "Prodi è nel pacchetto delle candidature del M5S" aggiunge Fassina, e con il suo no a Prodi "Grillo conferma di non avere alcun interesse a costruire".