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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Elezioni comunali, è un test per tutti i partiti: Pd "low profile" e M5s alla prova del nove

Per le elezioni politiche, ormai è certo, si voterà nel 2018 "alla scadenza della legislatura": lo ha ribadito Renzi anche sabato. Ma la tornata di amministrative (domenica seggi aperti dalle 7 alle 23 in più di mille comuni) potrebbe avere conseguenze concrete sui fragili equilibri attuali della politica italiana. Qual è l'umore in casa Pd e Movimento 5 stelle?

Per le elezioni politiche, ormai è certo, si voterà "nel 2018, alla scadenza della legislatura, come ho sempre detto", ha ribadito Matteo Renzi sabato. Ma la tornata di elezioni amministrative di domenica (seggi aperti dalle 7 alle 23) che prevede un eventuale turno di ballottaggio il 25 giugno potrebbe avere conseguenze concrete sui fragili equilibri attuali della politica italiana.

Lo shock dello scorso anno non dovrebbe ripetersi, per Matteo Renzi, se non altro perché stavolta le amministrative di domenica 11 giugno non sono mai davvero entrate nel dibattito politico nazionale. Un anno fa la minoranza del partito affilava le armi, pronta a processare il segretario per il prevedibile passo falso nelle città e, soprattutto, a sfruttare l'onda per la successiva campagna referendaria. Stavolta si va a votare dopo la sconfitta referendaria, la scissione, il congresso anticipato del Pd e la riconferma plebiscitaria di Renzi alla guida del partito. Soprattutto, si eleggono i sindaci nel pieno dello scontro sulla legge elettorale e con tutti i partiti già proiettati sulla campagna per le prossime politiche, comunque previste al più tardi tra meno di un anno.

IN CASA PD - Low profile, insomma, nessun "valore nazionale" al voto amministrativo, come ammette anche un esponente della minoranza Pd, area Emiliano: "Diciamo la verità, il processo a Renzi non è stato fatto nemmeno quando l'anno scorso abbiamo perso a Roma e Torino, non ci sarà certo stavolta. Anche perché temo che da lunedì ci troveremo di fronte a una vicenda nazionale così densa di momenti caldi per cui ci saranno ottimi motivi, o alibi, per dire: 'Niente polemiche, il partito è già in campagna elettorale'".

Ma anche tra gli orlandiani il clima non è molto diverso: "Per carità, se perde glielo faremo notare. Ma intanto la vittoria o la sconfitta la valuteremo in base ai risultati dei ballottaggi, non si guarda solo al nostro risultato di lista, che non credo sarà confortante. E poi, abbiamo appena fatto un congresso...". Come dire: è difficile rimettere in discussione un segretario appena rieletto con quelle percentuali. Di sicuro, "noi non facciamo come Bersani e gli altri lo scorso anno, che in campagna elettorale dicevano: attenzione, se il Pd perde... Sono stati degli incoscienti, questo è il metodo della profezia che si autoavvera: se i tuoi ti sentono dire così, è chiaro che non vanno a votare".

Certo, a urne chiuse si conteranno comunque i municipi conquistati, quelli persi e quelli mantenuti. Si proverà come sempre una complicata proiezione nazionale del voto di lista, inevitabilmente sovrastimato o sottostimato a seconda di come vengono conteggiate le migliaia di liste civiche sparse nelle città. Ma, appunto, l'aria non è quella di una prima resa dei conti, difficilmente il voto nei comuni diventerà il primo banco di prova della nuova segreteria Renzi. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e responsabile enti locali del partito, spiega già che "difficile paragone con 5 anni fa, parliamo di uno scenario prima dell'avvento dei 5 stelle. Era uno schema bipolare, ora è tripolare".

Il primo obiettivo, spiega ancora Ricci, è "andare al ballottaggio in tutti i capoluoghi di provincia". E rispetto all'anno scorso il Pd si aspetta un quadro molto diverso, al secondo turno: "È probabile - dice Ricci - che possa essere stavolta una partita soprattutto tra centrosinistra e centrodestra, non tra centrosinistra e 5 stelle come l'anno scorso".

Proprio questo è uno dei risultati sui quali punta il segretario Pd: Renzi e i suoi si aspettano che M5s riesca ad arrivare al secondo turno al massimo in 5 città - a cominciare da Taranto e Alessandria - sui 25 capoluoghi di provincia che voteranno. I democratici puntano molto sul risultato di Genova, città dove vive Grillo, dunque un simbolo per i 5 stelle. Lì i grillini, come è noto, sono in forte difficoltà, dopo la sconfessione della Cassimatis che era stata scelta in prima battuta sul web. Oltre al candidato ufficiale del Movimento, ci sono in corsa proprio la Cassimatis e Paolo Putti, altro ex M5s. Il Pd, invece, corre insieme al resto del centrosinistra e punta seriamente a riconquistare la città. "Se vinciamo a Genova abbiamo vinto", commentava in questi giorni, esagerando, un renziano in Parlamento.

IN CASA CINQUE STELLE - Tra la conquista, avvenuta l'anno scorso, di Roma e Torino e la possibile vittoria alle prossime elezioni politiche, dove M5s secondo i sondaggi sarebbe il primo partito, il turno delle elezioni amministrative di domenica 11 giugno viene considerato dai fondatori del Movimento la prova del nove dell'ascesa dei pentastellati. Tanto che, nell'ultima settimana di campagna elettorale, è Beppe Grillo in persona a salire sui palchi nelle piazze dare man forte a candidati un po' sfiancati da mesi di faide locali interne che hanno lasciato sul campo divisioni, ricorsi e sospensioni di esponenti di spicco del Movimento.

Elezioni comunali, un test per tutti i partiti (Ansa)

Le due città dove più aspro si è consumato lo scontro interno a M5s sono decisamente Genova e Palermo. Nella prima, città natale di Grillo, le comunarie - il voto online con cui gli iscritti certificati scelgono il candidato sindaco - avevano decretato la vittoria di Marika Cassimatis ai danni di Luca Pirondini. Un editto del blog di Grillo però ha invalidato la vittoria della Cassimatis, potenziale dissidente, dicendo agli elettori "fidatevi di me" e investendo Pirondini come candidato ufficiale M5s. Dopo una breve battaglia legale sul simbolo la Cassimatis ha rinunciato al logo del Movimento e correrà da sola con la lista che porta il suo nome. Per la poltrona di primo cittadino di Genova correrà anche un altro ex M5s Paolo Putti, candidato sindaco nel 2012.

A Palermo invece la corsa del candidato Ugo Forello, leader di Addiopizzo, è avvelenata dalla inchiesta sulle firme false per le Comunali del 2012 per cui sono stati rinviati a giudizio tre deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, sospesi da M5s e attualmente nel gruppo Misto. Negli atti dell'inchiesta è finito anche un audio rubato di una conversazione tra un membro dello staff della comunicazione M5s alla Camera e alcuni deputati palermitani tra cui Nuti e Di Vita in cui si parlava della gestione a loro dire poco trasparente dei fondi assegnati all'associazione antiracket Addiopizzo. Forello sfida il favoritissimo sindaco uscente Leoluca Orlando.

Altra sfida significativa a Parma, il primo comune conquistato dai 5 stelle nel 2012. Grillo la definì la Stalingrado d'Italia dopo la vittoria di Federico Pizzarotti. Domenica il sindaco uscente si presenta con una propria lista Effetto Parma fondata dopo essere uscito dal Movimento l'anno scorso. È il favorito. M5s prova a sfidarlo con Daniele Ghirarduzzi, scelto direttamente da Grillo senza passare per il voto online. A Taranto, nella città dell'Ilva, i grillini sono attivi da anni. Candidato designato dalle comunarie con 107 voti è l'avvocato Francesco Nevoli. M5s è in testa nei sondaggi ma potrebbe pagare la spaccatura locale del Movimento e la corsa - in tutto i candidati sono 10 - di Mario Cito, figlio Giancarlo, sindaco della città negli anni '90.

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