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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Il voto è tutto un programma: quello di Monti

Berlusconi apre al professore. Montezemolo, Casini, Fini e il grande centro non aspettano che una sua candidatura. E Bersani: "Dopo il voto gli chiederò il massimo impegno".

Per capire il clima che si respira in vista del voto - ormai certo - il prossimo 17 febbraio, è sufficiente leggere quanto dichiarato da Andrea Riccardi, attuale ministro della Cooperazione: "L'agenda Monti non può essere solo una parentesi ma un inizio". 

L'inizio di un nuovo corso della politica. Un percorso 'tecnico', fatto di 'rigore', di decisioni che più che da Roma provengono da Bruxelles. E alla domanda, durante un convegno su Pietro Scoppola all'istituto Luigi Sturzo, il ministro 'buono' del governo Monti non ha dubbi: chiunque governerà "dovrà continuare sull'agenda di questo governo. Le forze politiche hanno la responsabilità di portarla avanti".

BERLUSCONI. E dopo Berlusconi, che per ricucire con il professore dopo la crisi di governo ha annunciato di essere pronto a un passo indietro in caso di candidatura di Monti, ecco Luca Cordero di Montezemolo che torna a ribadire la necessità di continuare sulla strada intrapresa con il governo dei professori.

MONTEZEMOLO. "Sono ottimista, credo che una persona come Monti sia il primo a rendersi conto di quanto ci sia ancora da fare. Bisogna focalizzarsi su poche fondamentali priorità e cercare di unire tutti verso queste". Così l'ex presidente Ferrari, l'uomo nuovo del 'grande centro' ha parlato ai microfoni di Agorà, su Rai Tre. Montezemolo, quindi, conferma: "Scenderemo in campo alle prossime elezioni" con una speranza. Poter avere come candidato premier proprio Mario Monti.

BERSANI. E Bersani? Il candidato premier del centrosinistra avverte: "Da parte mia nessun passo indietro". Ma non molla Monti. Anzi. "Monti lo abbiamo voluto noi e io interpreto l'agenda Monti come un'agenda di rigore, rispetto dei vincoli europei, lavoro per incidere sull'evoluzione della politica europea".

Anche per il centrosinistra, spiega Bersani in un incontro con la stampa estera, "questi sono punti di non ritorno. Io però ci voglio mettere più riforme di quante fatte da Monti perché per farle ci vuole una maggioranza politica e coesa".

E proprio sulla 'maggioranza' Bersani avverte chi pensa, Vendola in primis, di poter fare la voce grossa. "Sel ha firmato con il Pd la cessione di sovranità". Come dire: ormai loro sono dentro e sono io che decido. E anche se Vendola continua a dirsi convinto di poter dare una linea di 'sinistra' alla coalizione, Bersani non mostra il minimo tentennamento.

VERSO CASINI E VERSO MONTI. "Il giorno dopo le elezioni, se toccasse a me governare, il primo colloquio lo farei con Monti. Per ragionare assieme". Quindi conferma: "Voglio vedere il presidente Monti impegnato per l'Italia nello scenario internazionale". Il suo ruolo? "Si discute e si decide insieme". Quel che è certo, è che "dopo il voto, aprirò al centro".

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