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Venerdì, 19 Aprile 2024
Carceri

E alla fine Grasso e Ingroia si ritrovarono insieme contro Bossi e Fini

Dopo il botta e risposta al momento della presentazione delle rispettive candidature, i due ex 'togati' si scagliano insieme contro le leggi su immigrazione e droghe: "Sono la causa delle carceri sovraffollate"

Il tema delle carceri sta scuotendo il paese. Dopo la sanzione della Corte di Strasburgo per le condizioni "disumane" nelle quali sono costretti a vivere i detenuti in Italia, la politica sembra essersi finalmente accorta di quella che è una vera e propria emergenza.

Tra i tanti commenti di esponenti delle varie forze presenti e non in Parlamento, spiccano quelle di Pietro Grasso e Antonio Ingroia.

I due ex 'togati', ora avversari in politica nelle fila del Pd (il primo) e a capo della lista Rivoluzione civile (il secondo) su questo tema sembrano però convergere.

Il problema del sovraffollamento delle carceri è uno solo. La facilità con cui nelle carceri italiane si entra.

E così Pietro Grasso addita come "colpevole" in primis la legge Bossi - Fini sull'immigrazione, quindi la Fini - Giovanardi sulle droghe. Stesse leggi, ma 'al contrario', individuate da Antonio Ingroia come responsabili dell'emergenza carceri.

PIETRO GRASSO. "Dal 2000 in poi una serie di situazioni soprattutto legislative hanno generato l'aumento della popolazione carceraria": tra le cause del sovraffollamento ci sono in modo specifico "la legge Bossi-Fini, la legge Giovanardi e la ex Cirielli". Lo ha detto Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, e ora candidato del Pd alle politiche, intervenendo a Radio Anch'io.

Secondo Grasso i governi Berlusconi e Monti hanno dato prova di una gestione del problema "assolutamente inadeguata: il piano carceri di Alfano era una foglia di fico. Non basta costruire nuove carceri ma bisogna mandarci la polizia penitenziaria".

IL CASO DEI BRACCIALETTI. "Non voglio dare giudizi - ha detto ancora Grasso - sul ministro Severino che ha fatto quel che ha potuto. Ma la storia dei braccialetti carcerari ci costa 10 milioni per avere 14 braccialetti in uso come esperimento... sono tanti soldi che si potrebbero utilizzare in altro modo».

Il problema delle carceri "va affrontato in termini generali con una riforma della giustizia,il carcere è parte di questa riforma. Uno degli strumenti era quello delle pene alternative al carcere, era un modo per iniziare ma non lo si è fatto. Un altro tema è quello della tenuità del fatto, il furto al supermercato punito da tre a dieci anni, un assurdo".

PROPOSITI. "Mi impegno a trasformare il carcere della vergogna nel carcere della speranza, se il Partito democratico avrà in Parlamento i numeri per governare lo

posso garantire;altrimenti mi dispiace ma...". Grasso ha proposto, ad esempio, in caso di vittoria alle elezioni, di "finanziare i Sert per garantire percorsi trattamentali alternativi al carcere per i tossicodipendenti".

ANTONIO INGROIA. Decisamente più netto e drastico, invece, l'intervento di Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione civile: "Penso che l'uso delle droghe non dovrebbe mai essere criminalizzato. La legge Fini-Giovanardi ha determinato l'incarcerazione anche per il solo consumo di fatto, con l'equiparazione delle droghe leggere a quelle pesanti, logica inammissibile in qualsiasi parte del mondo. Persino in un Paese che non ha certamente una storia libertaria come è il Guatemala, da cui vengo, il presidente della Repubblica, un ex militare, un uomo di destra, recentemente ha proposto la liberalizzazione delle droghe leggere. Io la proporrei: l'ho sempre pensato da magistrato, figuriamoci se non lo penso da politico".

SULLA GIUSTIZIA. "Noi abbiamo un sistema penale e penitenziario classista, dove in carcere finiscono i poveracci e in libertà ci sono i potenti. Va ristabilito il principio di uguaglianza: i potenti che hanno commesso gravi reati devono stare in carcere e i poveracci che hanno commesso reati bagatellari, che spesso non si possono neanche permettere un difensore che gli consenta di accedere alle misure alternative, vadano fuori".

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