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Sabato, 20 Aprile 2024
INTERVISTA / Italia

L'INTERVISTA - Ilaria Cucchi con Ingroia: "E' il pm che avrei voluto per mio fratello"

La sorella di Stefano Cucchi, dopo anni di battaglia nei tribunali alla ricerca della verità, ha deciso di candidarsi nelle liste di "Rivoluzione civile"

Il 15 ottobre del 2009 Stefano Cucchi fu arrestato per droga. Condotto a Regina Coeli morì una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Le foto scattate e divulgate dai familiari di Cucchi furono come lame affilatissime, buone per affettare le coscienze e il Paese. I traumi del corpo, le ossa della denutrizione. E quella voglia incessante, cattiva, martellante di verità che i suoi cari da tre anni traghettano nelle aule giudiziarie. Fino a che Ilaria Cucchi, la sorella, non ha portato la propria storia all’interno del Movimento Arancione di Antonio Ingroia che l’ha candidata nelle liste di Rivoluzione civile.

Lei, in un’intervista a Repubblica, ha dichiarato di “volersi occupare di cattiva giustizia”. Ingroia tuttavia ha sempre parlato di cattiva politica e di come la magistratura abbia dovuto fare da supplenza alle sue prerogative. L'ex magistrato promette battaglia alla cattiva politica, ma avrà la stessa forza per scagliarsi contro la parte sbagliata del suo passato, quella che lei contesta con tanta durezza?

“Ingroia è il pubblico ministero che avrei voluto per mio fratello. È una persona che non ha paura a sfidare il potere quando il potere è dalla parte del torto. Ha quel coraggio di difendere la verità al di là di chi sia seduto sul banco degli imputati”.

La morte di suo fratello ha colpito gran parte dell’opinione pubblica. Ma in carcere si continua a morire. E alla fine ci vuole che Pannella rischi la vita per dare un po’ attenzione sulle condizioni dei penitenziari. Non pensa che il problema sia tutto qui?

“Credo che ci sia una forte volontà per far sì che questi problemi rimangano lontani, come fossero realtà a parte. Così nell’imaginario collettivo si diffonde l’idea che persone come mio fratello, in fondo, se la sono cercata. E che forse gli sta bene perché rappresentavano un pericolo per la nostra società. La verità è che le carceri sono lo specchio di una società civile ed è impensabile che in Italia siano una discarica sociale”.

Cosa le ha detto Ingroia per convincerla, appoggerà la sua battaglia?

“Credo proprio che la sosterrà. Ingroia conosce la mia storia, tutto quello che sono e che ho fatto da sola grazie all’aiuto del mio avvocato. Anche questo è stato fare politica. La speranza è che tutto quello che abbiamo fatto possa entrare in Parlamento. Anche perché i nostri politici su questi temi hanno fallito perché troppo lontani dalla realtà”.

Quanto vi hanno fatto male le conclusioni della perizia disposta dai giudici del Tribunale di Roma sulle sole responsabilità mediche?

“La speranza era sempre quella che trionfasse la verità. Così non è andata e sì, ci ha fatto male. Ancora una volta vengono calpestati i diritti delle vittime del reato. Colpa delle ipocrisie dei pubblici ministeri ma soprattutto di quella volontà che ha sempre governato questo processo: che emerga solo una colpa medica. Alla fine è stato detto di tutto fuorché ammettere che ci siano delle responsabilità all’interno degli apparati e dei rappresentanti dello stato. Questo processo è un massacro ed è sicuramente un processo politico. A volte verrebbe voglia di lasciare tutto”.

Cosa è successo in aula?

“C’erano i periti della corte e c’erano i nostri consulenti a chiederne ragione, come previsto se le parti del processo sono d’accordo. Gli avvocati delle difese non si sono opposti, il pm ha detto no. Un pubblico ministero prima di tutto dovrebbe ricercare la verità. Questo purtroppo non avviene sempre, noi ne siamo la dimostrazione”.

Quale potrebbe essere una soluzione che proverebbe ad introdurre nel sistema giudiziario italiano una volta in Parlamento?

“Dovrebbe essere introdotto un sistema di controllo all’interno della magistratura. È necessario. Potrebbe essere un’arma che aiuta il cittadino comune quando si imbatte in pubblici ministeri come le ho appena descritto”.

Ha appena detto “a volte verrebbe voglia di lasciare tutto”, però ha deciso di candidarsi nelle liste Ingroia, quindi giocarsi la via del Parlamento e l’impegno civico. In questa scelta quanto è stato determinante la morte di suo fratello e la ricerca della verità?

“Se non fossi stata travolta da questa tragedia non sarei mai entrata in contatto con queste tematiche. Non conoscevo i problemi della giustizia, non sapevo che le carceri fossero discariche sociali. È stata questa la molla che mi ha spinto a far qualcosa di concreto per cambiare le cose. Ero bambina e sentivo parlare del problema carceri. Sono passati vent’anni, sono diventata madre, e mio fratello è morto di carcere”.

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