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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Tra Minzolini e "pulizie etniche" liste Pdl nel caos

In casa Berlusconi è tutti contro tutti: la candidatura dell'ex direttore del Tg1 fa esplodere il partito in Liguria, in Campania è bagarre sul "caso Cosentino". Landolfi: "Contro gli ex An vera e propria pulizia etnica"

Non bastava il caso Cosentino a minare le fondamenta del Pdl. La decisione di candidare Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, come capolista al Senato e Giorgio Lainati, vice presidente della commissione parlamentare di controllo della Rai, come secondo nome alla Camera ha fatto letteralmente esplodere il Pdl in Liguria.

Il primo a saltare sul tavolo è stato il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato che ha annunciato, in una nota, di essere pronto ad uscire dal partito insieme ad altri amministratori del Ponente ligure se le liste non verranno modificate.

In riferimento alle indiscrezioni giornalistiche riguardo alla formazione delle liste Pdl in Liguria per le prossime elezioni politiche, "già nella giornata di ieri - ha dichiarato il sindaco del Pdl - ci siamo incontrati con diversi colleghi e nei prossimi giorni ci incontreremo con le nostre amministrazioni per decidere insieme un'uscita di massa dal Pdl se saranno confermate le voci di questi giorni e se non ci saranno delle modifiche a riguardo".

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"E' inaccettabile - ha sottolineato Zoccarato - che Sanremo, la città più importante della Liguria amministrata da una giunta di centro destra e il suo comprensorio di riferimento non abbiano nemmeno un rappresentante in posizione eleggibile o minimamente tale. Questa - è scritto ancora nella nota - è una presa in giro che costerà politicamente cara a qualcuno e il prezzo sarà ancora più salato il giorno dopo le elezioni".

MINZOLINI. Commentando le sua candidatura al senato per il Pdl, l'ex direttore del Tg1 ha detto: "Mi sentivo emarginato, messo da parte: ora avrò l'occasione di poter dire la mia". Il giornalista ha parlato in una pausa del processo in cui è imputato per peculato, in relazione alle spese sostenute quando era in Rai. Rispetto alla sua "discesa in campo" Minzolini ha aggiunto: "Già in passato gli era stato proposto di candidarsi. Per 30 anni ho seguito da giornalista le varie campagne elettorali - ha proseguito Minzolini - e questa sarebbe stata la prima volta che non potevo dire la mia, mi sentivo come se qualcuno mi avesse messo un bavaglio".

PROCESSO. Lo stesso giornalista davanti ai giudici nell'ambito del processo in cui è imputato per peculato si è difeso affermando: "Sono rimasto assolutamente imbarazzato e scoperto da questa vicenda", ha detto il giornalista aggiungendo che "le spese sostenute con la carta di credito che mi era stata affidata sono state fatte solo per lavoro, per incontri con le fonti o con persone che ritenevo utili per arrivare ad una notizia. Per questo non posso e non voglio indicare i nomi di coloro che si sono incontrati con me e per cui io ho pagato il conto".

Al centro della vicenda c'è l'uso della carta credito che gli era stata affidata dalla Rai come benefit, all'epoca in cui Minzolini è stato direttore del Tg1. "Nell'estate del 2009 assunsi l'incarico, dopo alcuni incontri con l'allora direttore generale Mauro Masi. Con lui stabilii i termini del mio contratto. Tutto andò bene. Poi dopo 18 mesi l'azienda mi disse che le note spese da me presentate non andavano bene. Dico che nel frattempo nessuno, meno che mai Masi, mi chiese nulla. Ogni cosa procedeva".

Minzolini, poi rispondendo al legale della Rai che è costituita parte civile, ha sottolineato: "Quando mi è stato detto che dovevo indicare le persone con le quali mi incontravo e che quindi i miei rendiconti non andavano bene ho deciso di ridare indietro la cifra. Ritengo che alla luce di questo d'essere stato l'unico direttore della Rai a non sostenere spese di rappresentanza nel periodo in cui è stato in carica".

"PULIZIA ETNICA CONTRO EX AN". Letteralmente infuriato sul modo in cui ci si sta muovendo sul fronte liste in Campania è l'ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi. Intervenuto a Radio Radicale, l'ex An ha attaccato: "Il mio nome non è neppure arrivato al tavolo in cui si decidevano le liste perchè penso di essere rimasto vittima di un veto del commissario regionale in Campania, il senatore Nitto Palma, che ha improntato la propria attività ad un appiattimento sulla figura dell'onorevole Cosentino. È chiaro che c'è stata una pulizia etnica nei confronti di coloro che provengono da An, mi sembra innegabile,

"Noi non abbiamo seguito Fini - ha spiegato Landolfi - perchè abbiamo convintamente aderito al progetto del Pdl, ne abbiamo inteso il valore strategico, pensavamo e pensiamo che un grande contenitore così inteso ci avvicinasse alle grandi famiglie europee e quindi ritenevamo questa strada degna di essere proseguita fino alle sue logiche conseguenze. Oggi ci troviamo di fronte ad una mutazione genetica del Pdl che mette dentro liste a casaccio, siamo nella parte finale di un percorso e che rischia di essere confusa e poco propizia per l'avvenire".

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