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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Elezioni Firenze

Renzi e Bersani a Firenze: uniti contro Monti e Berlusconi

Come John Belushi e Dan Aykroyd, i due sfidanti alle primarie uniscono le forze. Renzi: "Dopo Bersani c'è il Pd, dopo Monti e Berlusconi non c'è niente". E il segretario lo incorona 'uomo del futuro': "Dopo io mi riposo, lui andrà avanti"

A Teano si incontrarono Garibaldi e Vittorio Emanuele II. A Firenze si sono ritrovati Renzi e Bersani. Stavolta però alla storia manca un “obbedisco”. Non ce n’è stato bisogno visto che, come rimarcato ieri da Renzi, la “lealtà” verso il Pd non è mai stata messa in discussione. Anche se a vederla bene non era così scontato. Appena due mesi fa, in piene primarie, erano divisi su tutto: Renzi con la ‘rottamazione‘ pretendeva la testa politica della vecchia classe dirigente, Bersani gli tirava le orecchie rimarcando l’importanza delle radici storiche; se il sindaco parlava di merito, il segretario lo metteva in guardia dal pericolo di una società classista. Per non parlare della polemica sulle Cayman, sui rimborsi elettorali, sulle riforme istituzionali, sul rimborso a partiti ed editoria.

Due mesi di stop agonistico, un pranzo romano e amici come prima, anzi più di prima. Anche questa è la realpolitik. Soprattutto se c’è bisogno di vincere le elezioni di fine febbraio. Per questo il Pd e Bersani hanno messo in piedi l’operazione Renzi. Il tutto per arginare la rimonta di Berlusconi e ridimensionare il peso politico di Mario Monti. E semmai quello di Grillo. Così è nata la campagna lombarda su cui si misurerà il procacciatore di voti più affidabile dei democratici. Ma prima era necessario dare una dimensione plastica dell’armonia ritrovata e allora i pesi massimi delle primarie dello scorso autunno sono saliti fianco a fianco sul palco fiorentino.

E prima ancora hanno raggiunto il teatro insieme: Renzi alla guida, Bersani seduto nel posto del passeggero. Poi il bagno di folla. Si presentano alla platea sulle note della colonna sonora della campagna elettorale scelta da Bersani, ‘Inno’ di Gianna Nannini. Si abbracciano e salutano un teatro stracolmo, tutto in piedi. Tanto pieno da sbarrare i cancelli a quasi 500 persone che si sono dovute accontentare dei maxischermi posizionati all’esterno.

RENZI – Il primo a parlare è Patrizio Mecacci, il segretario del Pd metropolitano fiorentino. Pochi minuti e tocca a Renzi: “Un benvenuto particolare al prossimo presidente del consiglio, Pierluigi Bersani”. Boato in sala e qualche ‘toccatina’ sulle parti intime. Renzi se ne accorge e fa la battuta, anche se ci mette un attimo a svolgere il compito per cui è stato cercato: “Faremmo un grande errore a considerare Berlusconi un uomo del passato ma non ne dobbiamo avere neppure paura. Non dobbiamo averne paura perché può ingaggiare Balotelli ma anche se ingaggia il mago Silvan non servirà a far sparire le cose che ha fatto e quelle che non ha fatto”. Finito con Berlusconi picchia su Monti: “Ho visto che Monti ha detto che siamo nati nel 1921, deve essersi confuso con la sua carta di identità, non la nostra”. E ancora: “Ha detto per mesi che non si candidava e oggi si mette nel ring della politica accompagnandosi a persone lontane da lui. Qualcuno glielo ha detto che il Fini con cui si accompagna non è quello dei tortellini ma della legge sull'immigrazione e che andava all'estero con Le Pen?”.

Renzi e Bersani a Firenze

Ci sono gli affondi, il parallelismo tra Firenze e l’Italia – che in parte ricalca un vecchio discorso che Renzi tenne proprio a Firenze durante le primarie (Firenze ha bisogno dell’Italia ma è l’Italia soprattutto ad aver bisogno della storia di Firenze, con tanto di meta-foto-messaggi) – ed infine l’atto di lealtà, il giuramento alla ‘ditta’. “A chi non ha votato per me – sottolinea Renzi – vorrei dire che non dobbiamo avere paura di chi non la pensa come noi. Meglio dirci prima le cose sennò i finti unanimismi hanno fatto sì che per due volte Romano Prodi è andato a casa. Noi non lo faremo”.

MPS – È la volta di Bersani. Renzi si accomoda in prima fila, sullo schermo azzurro campeggia la scritta ‘L’Italia Giusta’. Il segretario del Pd si toglie la giacca: “Un primo omaggio a Matteo”. Ma la sviolinata non è finita: “Le primarie ci hanno reso più forti, lo diceva Matteo, lo dicevo io. Devi rischiar qualcosa se vuoi cambiare, perché un cambiamento senza qualche strappo sulla giacca, senza qualche sofferenza, non è credibile”. Terminate le carezze a Renzi si butta a capofitto sul tonfo del Monte dei Paschi. Il leitmotiv è sempre lo stesso: ‘sbranare’ chi tira in ballo il Pd: “C’è stato un eccesso di localismo dal quale bisognava e bisogna emanciparsi”, ammette il candidato premier. Passa un secondo ed è già pronto a mordere il Pdl e Berlusconi:  “Non siamo mammolette e non accettiamo che ci faccia la predica chi ha cancellato il falso in bilancio, che noi reintrodurremo il primo giorno di governo. Noi proponiamo una commissione di inchiesta sull’utilizzo dei derivati e per una regolamentazione più stringente”. Quindi si tratta di “accettare la compravendita di derivati solo da banche d'affari sottoposte alla vigilanza di Bankitalia o dei paesi che sono sottoposti alla vigilanza europea”. E per quel che riguarda le banche “è l’ora che i derivati paghino la tobin tax” sulle transazioni.

FISCO E IMU – Da Firenze il segretario del Pd sottolinea nuovamente la necessità di una “mappatura” della ricchezza: “Non posso bastonare sempre quella fettina di ceto medio che si sta impoverendo: devono venire fuori gli altri, e così si paga un po’ tutti”. E sull’Imu: “Possiamo correggere quella patrimoniale rendendola più progressiva, esentando la fascia di minor pregio, esentando i mezzi di produzione delle piccole e medie imprese, e caricando sui grandi patrimoni”. Secondo il segretario del Pd “si deve fare una battaglia, non contro l'evasione fiscale, ma per la fedeltà fiscale: facciamo la Maastricht della fedeltà fiscale, per arrivare in cinque anni alla media europea”. A livello sovranazionale, ha aggiunto, “non devono girare per l'Europa capitali a fini elusivi: lì gira roba grossa, altro che redditometro”.

Renzi e Bersani a Firenze 2

MONTI – Ne ha per tutti: il berlusconismo, il caso Ruby, ma è all’attuale primo ministro che riserva le parole più dure: “O girano promesse o aggressioni e un po’ di bastonate come suggeriscono i guru americani. In un anno Monti non ci ha mai trovato un difetto e ora da 15 giorni ce ne trova uno al giorno. Quella di oggi sul Pd nato nel ‘21 è veramente infelice. Si può dire di tutto ma non ferire un progetto di cui non ha neanche una vaga idea”.

Finisce tra gli applausi scroscianti: “Dopo Bersani c’è il Pd, dopo Monti e Berlusconi non c’è niente”. C’è il Pd o Matteo Renzi? Bersani non si sbilancia: “Lui ha un’energia eccezionale, sta facendo bene il sindaco. Cosa farà dopo? Io faccio un giro e poi mi riposo, lui invece ha ancora voglia di andare avanti”. Dagli altoparlanti partono le note di ‘Everybody needs somebody to love’. Così, tanto per chiudere il cerchio. Nella mattinata di ieri infatti il sito web del Pd aveva presentato l’evento di Firenze facendo prendere le sembianze di  John Belushi a Bersani e Dan Aykroyd a Renzi. Con tanto di occhiali neri – quelli che Renzi nei titoli di coda ha fatto indossare a Bersani –  cappelli e vestiti scuri. I ‘pdbrothers’, in missione per conto di Dio. No, per carità: quella era un’altra storia.

L'INGRESSO DI BERSANI E RENZI SUL PALCO DELL'OBIHALL DI FIRENZE

BERSANI ATTACCA BERLUSCONI

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