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Giovedì, 28 Marzo 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Quanto peserà l'astensionismo sulle elezioni comunali

"Il vero sondaggio è capire, in questo momento anche un po' confuso, dopo tutto quello che è successo, quanto la gente partecipa e parteciperà all'appuntamento elettorale. Questo è il primo dato che già domenica prossima evidenzierà il clima". Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, parla del prossimo appuntamento elettorale, le comunali del 3 e 4 ottobre, su cui potrebbe pesare in maniera massiccia l'astensionismo. "Diciamo che essendo in una situazione totalmente nuova - ha detto arrivando agli Stati generali della Lega in Lombardia - è interessante vedere come risponde la gente. Credo che questa sia la cosa fondamentale da mettere in premessa a ogni tipo di sondaggio che viene proposto".

Se a Milano c'è chi pronostica la vittoria di Sala addirittura al primo turno, a Roma la situazione appare più fluida e il ballottaggio sembra certo. Ma il rischio di un'astensione alta esiste, inutile negarlo, anzi: lo si dà quasi per scontato. A Milano soprattutto la campagna elettorale in corso è un po’ spenta. I programmi degli sfidanti, anche dei due principali, restano ampiamente sullo sfondo e sembra che si faccia fatica ad andare oltre la polemichetta di turno nella sfida fra Giuseppe Sala e Luca Bernardo. Se l'opinione pubblica non si sentirà in quest'ultima settimana particolarmente coinvolta nel dibattito, l'astensione alta è uno scenario concreto.

Inoltre sarà una tornata elettorale, non la prima, segnata dalla pandemia da coronavirus. Questo potrebbe far aumentare l'astensionismo sia al primo turno che, soprattutto, al ballottaggio. L'emergenza sanitaria ancora in atto con il suo carico di paure avrà effetti sull'elettorato? Andranno tutti a votare gli indecisi? Lo scopriremo tra 7 giorni. A Roma secondo il sondaggista Nicola Piepoli  "parecchia gente non andrà a votare, ci sarà un astensionismo superiore al normale: all’aumentare dei candidati diminuisce la voglia di andare alle urne". 

L'astensionismo è ormai la grande incognita di ogni elezione, che gli studiosi tutti definiscono trasversale. Un tempo non penalizzava il vasto mondo del centrosinistra, ora non è più così. Forse perchè non esiste più un centrosinistra inteso come più partiti uniti da uno stesso schema di valori, ma rischiamo di divagare. La disaffezione generalizzata e crescente per la politica è un dato di fatto. Restano da indagare le ragioni profonde del malessere. Forse c'entra sempre più quello che, alcuni anni fa, il presidente dell'istituto Ixè Roberto Weber definiva il "tasso di rancorosità sociale" diffuso nel Paese. Alla domanda "ritieni di aver dato al Paese più di quanto hai avuto", spiegava, "in passato rispondeva sì il 40 per cento, ormai la percentuale tocca il 65". Due elettori su tre appartengono proprio a quella categoria dei "rancorosi" e buona parte di loro potrebbe trasformare la rabbia in "non voto". Quando nel 1997 l'affluenza scese al 67 per cento fu un caso nazionale. Il calo significativo era cominciato dopo Tangentopoli e con l’inizio della Seconda Repubblica: basti pensare che nel 1992 votò l’87,3% degli italiani e nel 1996 l’82,2%. Sembra passata una vita. Un tempo si era soliti dire che l'astensionismo penalizzasse il centrodestra, ora fare previsioni è impossibile. 

Allo stesso tempo non si può non notare come l'estate appena finita abbia dimostrato, con la straordinaria adesione alla campagna di raccolta firme per i quesiti referendari su eutanasia e cannabis legale, che la voglia di partecipazione popolare alla vita politica c'è. Ed è tanta. Ma c'è politica e politica. E nella campagna elettorale per le comunali sembra esserci poco spazio per i temi reali, che riguardano la vita dei cittadini (con programmi a volte inesistenti o pubblicati all'ultimo), e troppo spazio per polemiche che durano poche ore e che, fuori dalle bolle social, interessano "il giusto".

Infine, un governo con "tutti dentro" tranne - tra i principali partiti - Meloni non favorisce certo una sana dialettica politica a livello nazionale. I partiti sembrano spesso ai loro stessi elettori muti, timidi o inerti. Ai cittadini la parola, come sempre in democrazia. Mancano pochi giorni.

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