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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Lega e Salvini sconfitti: la fine dell'ascesa, l'ombra di Meloni e l'incubo "terzo partito"

Surclassata da Fratelli d'Italia a Roma e superata a Bologna (dove il dato è ancora più clamoroso). Il risultato di Milano, città di "competenza" leghista, fa particolarmente male: è un ritorno al passato. L'incubo di essere presto terzo partito nei sondaggi (dietro Fratelli d'Italia e Pd) prende corpo secondo un big

Lega surclassata da Fratelli d’Italia a Roma e superata a Bologna, impegnata a difendersi dal sorpasso di Meloni a Torino e Milano. Non sarà ricordata come una tornata elettorale come le altre quella del 3-4 ottobre in casa Lega. Nella storica sede di via Bellerio il Carroccio si lecca le ferite. I primi exit poll sono negativi, e il clima non cambierà per tutta la giornata. Il sorpasso dei cugini sovranisti di Fratelli d’Italia in alcune città è un dato di fatto, e il progetto di far diventare la Lega un partito davvero nazionale con un grosso seguito anche al Sud subisce una battuta d'arresto. La sfida con Fratelli d'Italia per la leadership del centrodestra entra nel vivo. Nemmeno il partito di Giorgia Meloni, Roma a parte, fa festa: numeri dimezzati rispetto ai sondaggi dell’ultimo anno.

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"Nelle grandi città abbiamo perso sonoramente: abbiamo il dovere di scegliere prima" commenta il leader della Lega, Matteo Salvini. A Milano la percentuale del Carroccio è più o meno la stessa di cinque anni fa, quando ci si chiamava Lega Nord e gli equilibri politici a destra erano ben altri, col Carroccio a rimorchio di Forza Italia. "La scoppola milanese fa male specie perché negli equilibri interni di coalizione era una città di "competenza" leghista: mesi e mesi di candidature proposte agli alleati e poi bruciate in un soffio, Salvini che a differenza del passato non si candida capolista, risultato finale Beppe Sala vince in carrozza sin dal primo turno", scrive Repubblica. A Milano la Lega cala di poco dal 2016, mentre FDI quadruplica i voti.

Non solo Milano. Una caratteristica di queste elezioni comunali è senz'altro il forte recupero all'interno del centrodestra di Fratelli d'Italia rispetto alla Lega. Al secondo turno per il centrodestra ci va Enrico Michetti - scelto da Meloni - a Roma. Un dato clamoroso è quello di Bologna, città del centro-nord dove la Lega ultimamente era stata la prima forza di centrodestra: rispetto al 2016 la Lega perde 2,4 punti e si ferma al 7,8%, mentre FDI cresce dal 2,4% al 12,6%. A Trieste per la prima volta Fratelli d'Italia è la prima lista di centrodestra al 15,9% (al 75% dello scrutinio): un segnale importante in una regione amministrata dalla Lega, che si ferma al 10,6%.  Ma il dato forse più forte arriva da Torino : FDI è ai livelli della Lega: qui negli ultimi 6 anni la Lega aveva sempre ottenuto almeno il quadruplo dei voti di Fratelli d'Italia. E a Torino al ballottaggio ci va Paolo Damilano, che non è certo un leghista ed è comunque molto vicino a Giancarlo Giorgetti, il grande avversario interno.

La leadership di Salvini è a rischio?

Non tira aria di autocritica però tra le fila salviniane: "La Lega ha 50 sindaci in più rispetto a prima...", con la sottolineatura delle vittorie "a Novara, Grosseto, Pordenone", "lascio ai giornali polemiche e divisioni, e comunque siamo ancora il primo partito dove si è votato", ma non si capisce in realtà cosa Salvini intenda, quando è ormai sera e continua a piovere in via Bellerio. "L'ascesa elettorale è terminata - scrive su Repubblica Matteo Pucciarelli -  la fase è con ogni evidenza calante e improvvisamente la sua leadership nel partito diventa un argomento di possibile discussione. O comunque non è più un tabù. In via confidenziale infatti l’argomento attraversa il partito, ad aprile si dovrebbe celebrare il congresso: ci sarà una candidatura alternativa a quella del segretario?".

Affonda il colpo anche contro i media Salvini: "Nell'ultima settimana si sono occupati più della vita privata di qualcuno (il suo spin doctor Luca Morisi, ndr) che dei grandi temi che interessano gli italiani". La Lega adesso focalizzerà la sua attenzione sulla riforma del reddito di cittadinanza, la riduzione delle tasse e il no alla revisione delle rendite catastali. E, sempre sulla politica, Salvini dice che sarebbe "irresponsabile usare il voto per far cadere il governo di unità nazionale. Oggi votavano gli italiani per eleggere i sindaci: se qualcuno usa il voto per abbattere il governo di unità nazionale si sbaglia di grosso. Noi qua stiamo e qua rimaniamo. Non mi appassiona il dibattito sulla legge elettorale, ma quello sul lavoro, tasse e futuro del Paese".

"Aspettiamo i ballottaggi e poi vediamo se i sondaggi su scala nazionale confermano che siamo ben sotto il 20 per cento. Ho l’impressione che di qui a poco ci troveremo a essere terzo partito": Repubblica riporta le parole di un big leghista che resta ufficialmente in silenzio. Si lascia il segretario a difendere un risultato modesto. Nessuno ha intenzione di affondare il colpo, per ora. Salvini enfatizza il dato dell'astensione (ha votato meno di un cittadino su due tra gli aventi diritto), ma nei territori a trazione leghista la linea politica del futuro della Lega torna terreno di discussione.

Il dato è incontrovertibile secondo il Sole24Ore: per il centrodestra queste elezioni sono andate male, se non malissimo. Soprattutto per Matteo Salvini. Ma non sono andate bene neanche per Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha aumentato i consensi, e si dichiara convinta di essere il primo partito della coalizione. Ma se anche fosse vero (è sempre difficile trasferire a livello nazionale un risultato locale) questo primato rischia di essere ininfluente. "L'asticella del partito si fermata all’12% facendo tornare la Lega alle percentuali dell’era bossiana - scrive il quotidiano - Che l’aria non fosse buona del resto lo sapeva anche Salvini che, non a caso, per la prima volta non si è candidato al Consiglio comunale guidando il partito".

Non ci sono solo ombre. Da Treviso, feudo leghista, il sindaco del Carroccio Mario Conte invita a guardare avanti. In Veneto la Lega ha ottenuto buoni risultati: "Non dobbiamo avere paura di indicare i candidati", spiega al Corriere della Sera, ma è essenziale farlo "con largo anticipo per permettere ai candidati di mettere a punto un programma e presentarlo poi agli elettori". "La Lega ha una classe dirigente all'altezza", assicura Conte.

Ai ballottaggi di Roma e Torino il centrodestra rischia grosso

"Quel che è successo nelle grandi città sarà ricordato come la Waterloo del centrodestra, da un lato, e dei Cinque Stelle, dall'altro. Una disfatta che era nell'aria, ma le cui proporzioni sono tali da lasciar presagire conseguenze non secondarie. Con ogni probabilità finisce un'era e il tema riguarda soprattutto la Lega di Salvini- commenta Stefano Folli. La destra "ha sbagliato i candidati, ha dimostrato di non avere classe dirigente, è rimasta impigliata nelle sue zone opache. Troppo per chi ambisce a governare il Paese e poi non riesce a essere credibile quando c'è da amministrare le città. Si è affermato a Trieste, questo centrodestra, e ha vinto in Calabria: un po' poco di fronte a un centrosinistra che si prende Milano, Bologna e Napoli senza nemmeno aspettare il ballottaggio. Mettendosi nelle condizioni più favorevoli a Roma e Torino".

"Una coalizione paurosamente sbilanciata a destra, con un centro così esile e per giunta berlusconiano, ha ben poche speranze di attrarre quel famoso “elettorato moderato” che, dicono i dotti, decide le elezioni": la frecciata di Michele Serra delinea in due righe quali siano i problemi della coalizione di centrodestra in questo momento. 

Ora gli sforzi di Meloni, Salvini e Berlusconi si concentrano sui ballottaggi. Roma anzitutto ma anche Torino. Ancora una volta il successo dipenderà soprattutto dalla partecipazione al voto, che già solitamente penalizza il centrodestra al secondo turno. Ma non è detto. Soprattutto a Torino, dove difficilmente gli elettori pentastellati sceglieranno il candidato del Pd, visti gli scontri con la passata sindaca M5s Chiara Appendino. A Roma invece il rischio per Michetti è di aver fatto il pieno già al primo turno.

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