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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il caso

Luca Bernardo: il candidato del centrodestra a sindaco di Milano non riesce a dire di essere antifascista

"Io non mi definisco né A, né B, né Z"

"Io non distinguo le persone tra fascisti e antifascisti, contro questo e contro quell'altro. Le persone non le distinguo se non per uomo, donna e persone per bene". Non vuole etichette Luca Bernardo, il candidato scelto dal centrodestra unito per sfidare il sindaco uscente, Beppe Sala, alle prossime elezioni comunali di Milano. Venerdì mattina, dopo un incontro con i commercianti al Portello, il primario di pediatria del Fatebenefratelli è stato stuzzicato sul caso Durigon, il sottosegretario della Lega che ha proposto di intitolare al fratello di Benito Mussolini a Latina il parco attualmente dedicato a Falcone e Borsellino.

Cosa ha detto Luca Bernardo su fascisti e antifascisti

A precisa domanda su cosa ci fosse di male a definirsi anti fascista davanti alle telecamere, Bernardo ha risposto: "Nessun male, non ho definizioni in questo senso". 

E andando avanti, sempre sulla stessa scia: "Io non mi definisco nè A, nè B nè Z, mi definisco un cittadino di Milano, che vuol dire che essere aperto e liberale. La libertà conquistata grazie ai nostri nonni dobbiamo portarla sempre comunque avanti". E dunque, non c'è differenza per Bernardo tra fascisti e antifascisti? "Certo che c'è, se vogliamo andare sul semantico - ha replicato -. So che cosa mi volete chiedere so che cosa vi rispondo perchè arrivando dalla società civile credo che la mia storia di medico parli da solo".

"Io mi definisco Luca Bernardo che arriva dalla società civile - ha proseguito -. Ho fatto il medico e sto nel sociale da più di 30 anni. Non distinguo assolutamente le persone dal colore ma per competenza e valore umano. Non guardo al colore politico - ha concluso -, mi auguro che tanta area moderata di sinistra si sposti durante le elezioni, e soprattutto dopo, per darci una mano". 

Il Pd: "Da Bernardo parole vergognose, dovrebbe scusarsi"

Le sue parole chiaramente hanno subito innescato la polemica politica. La prima a intervenire è stata Silvia Roggiani, segretaria metropolitana del Pd: "È inaccettabile che il candidato del centrodestra per Milano, città medaglia d'Oro alla Resistenza, abbia difficoltà a definirsi un cittadino antifascista. Che queste ambiguità siano effetto di certe indegne simpatie nere venute fuori proprio in questi giorni in casa Lega? Se Bernardo è pronto a rinnegare i valori democratici e antifascisti sui cui si basa la nostra Costituzione, per raccattare qualche voto, questo la dice lunga sul modello di politica che intende portare avanti. Anziché citare impropriamente le donne e gli uomini che hanno sacrificato la loro vita per liberare l'Italia dall'orrore nazifascista, chieda scusa ai milanesi e alla città di Milano per queste parole vergognose". 

Subito dopo è stata la volta di Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo Pd al senato e milanese. "In un colpo solo  il candidato della destra milanese Bernardo ha spiegato che per lui fascisti e antifascisti pari sono basta siano persone perbene e che il massimo di diversità che riesce a concepire è quella tra maschi e femmine - le parole dell'esponente dem -. Insomma nulla a che vedere con l'idea di una società aperta, inclusiva e democratica. Milano è un'altra cosa: una città europea, moderna, libera e antifascista. È triste costatare la distanza tra il candidato delle destre e la cultura civile di Milano".

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