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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il possibile effetto domino

Se la Spagna fa tremare una sinistra italiana alla continua ricerca di un leader

Che cosa c'entrano le elezioni regionali a Madrid con l'Italia? Lo diranno le prossime elezioni amministrative, quando gli italiani sceglieranno tra chi ha chiuso il paese e chi ha invece lottato per aprire

Ogni tanto si fa finta di niente ma nella sinistra italiana resta un problema che va avanti da molti anni ed è quello di non esprimere una leadership capace di durare nel tempo visto che, se prendiamo il Pd, negli ultimi 14 anni si sono susseguiti 9 segretari, durante i quali, a sinistra del Pd si consumava uno spacchettamento delle forze “radicali” in varie sigle, di cui oggi si fa fatica a distinguere i confini programmatici. Il Pd è dunque solo da tempo e con l’elezione del nuovo segretario Enrico Letta si prova a perseguire due obiettivi: ricomporre il partito e farlo tornare grande perché sia forza di governo; creare un progetto di alleanza con un altro soggetto che dovrebbe rinascere dalle ceneri del Movimento 5 Stelle, magari portando in dote il lavoro fatto per contenere la pandemia da Coronavirus, attraverso chiusure e lockdown. C’è poi l’altra sinistra che nel frattempo ha continuato a sognare l’arrivo del leader, cioè una persona capace, in grado di unire, dettare l’agenda politica e raccogliere consenso attraverso il suo carisma. Quel vuoto che, almeno negli ultimi anni, si era tentato di colmare guardando all’estero, dove la sinistra era unita e vinceva. In primis con Alexīs Tsipras che nel 2015, alla guida di Syriza, trionfò alle elezioni politiche della Grecia con il 36,34%, dopo aver anche ottenuto nel 2013 la candidatura a presidente della commissione europea per le elezioni del 2014 con l'84,1% dei consensi da parte del IV congresso della Sinistra Europea. Poi è arrivato lo spagnolo Pablo Iglesias e il suo Podemos, che ha riacceso l’entusiasmo di chi era sempre teso nel tentativo di ricreare un qualcosa di simile, senza mai riuscirci. Ci riusciranno i democratici con una nuova fase congressuale, l’alleanza con i 5 Stelle e il lavoro fatto in questi anni di governo giallorosso e ora nel Governo Draghi?

Non si può dire. Ma quanto avvenuto in Spagna potrebbe far riflettere. Seppur siano due paesi in cui è presente il bicameralismo ed entrambi ispirati dai principi dello Stato Albertino, Italia e Spagna restano due paesi diversi. Tuttavia la domanda è lecita. Quanto accaduto a Madrid potrebbe succedere anche in Italia nelle prossime elezioni amministrative di ottobre-novembre 2021? Se fosse così, si metterebbe male per la sinistra italiana.

Elezioni Madrid, che cosa è successo e cosa c'entra l'Italia 

Nella penisola iberica infatti è successa una cosa inaspettata, quanto meno nei numeri. Il popolo della regione di Madrid ha premiato in termini di consenso elettorale l’amministrazione del Partito popolare (centrodestra), che non solo si era opposta alle chiusure del Governo del socialista Pedro Sánchez, mantenendo aperti bar e negozi, ma lo ha anche rivendicato in campagna elettorale. Isabel Diaz Ayuso è infatti stata confermata presidente della Regione di Madrid con 65 dei 136 seggi nel Parlamento regionale (quasi il doppio delle elezioni precedenti). Per governare non avrà neanche bisogno di un'alleanza con Vox (destra conservatrice), che comunque già annunciato il suo appoggio. Insomma un trionfo in piena emergenza Covid, in cui il dibattito era stato tutto improntato sullo scontro tra comunismo e libertà, tra chi ha sempre voluto chiudere e chi si è battuto per tenere aperti i negozi e non lasciar marcire l’economia del paese. Tanto che la Ayuso non ha usato mezzi termini quando ha definito la vittoria “l’inizio della fine” del governo Sanchez, che nel parlamento madrileno hanno perso 13 dei 37 seggi della volta precedente. Mettendo insieme tutta la sinistra si arriva a 58 seggi. E se si guarda alla diffusione del territorio, la fotografia è ancora più netta: il Pp spagnolo ha conquistato 176 città su 179.

Elezioni Madrid, debacle di Iglesias: un riferimento in Italia

Già questo basterebbe per far tremare le vene ai polsi dell’elettorato di sinistra, ma c’è anche da registrare la quasi scomparsa del leader spagnolo tanto ammirato in Italia. Infatti, prima ancora che terminasse lo spoglio ai seggi, Pablo Iglesias, candidato del partito di sinistra spagnolo Unidas Podemos ed ex vicepremier, ha annunciato l'abbandono della politica attiva. "Lascio tutti i miei incarichi. Quando uno non è utile deve sapersi ritirare". Decisione arrivata dopo aver comunque ottenuto un risultato migliore rispetto alle elezioni del 2019 con il 7,2% dei voti e dieci seggi (3 in più). Iglesias è stato un personaggio controverso della politica spagnola, ma capace di creare dal nulla un movimento arrivato anche a oltre il 20% delle preferenze nel 2016, esprimendo anche cariche di governo e sindaci come quello di Madrid e Barcellona. Podemos è stato spesso paragonato al Movimento 5 Stelle e, come i pentastellati, accusato spesso di essere una forza populista. Fatto sta che Iglesias, professore universitario di 42 anni, fondò fondatore di Podemos, dopo aver mosso i suoi primi passi in politica nell'Unione della Gioventù Comunista. 

E allora attenzione a come ci si muoverà da oggi nel panorama politico italiano perché non è escluso che la sinistra possa pagare per determinate scelte politiche. Forse di meno nelle città, dove gli elettori alle urne si muovono secondo dinamiche molto diverse da quelle delle elezioni nazionali. Ma è un fatto che in Italia, in questo momento, c’è un mondo fatto di commercianti, imprenditori, partite Iva, artigiani, esercenti, agricoltori, che sono sempre stati snobbati dalla sinistra, in alcuni casi visti sempre solo come degli evasori capaci di pensare solo ai propri interessi. In Italia oggi a rappresentare quelle persone, che in realtà sono la spina dorsale di un paese e della sua economia, si sono candidati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, mentre la sinistra, anche a guardare i sondaggi, viene punita per essere lontana dai problemi reali del paese. Attenzione allora perché gli spagnoli hanno punito la sinistra, quella delle chiusure dei populismi. Non è detto che oggi ci sia un dubbio in più nella testa di chi continua ad immaginare la grande corazzata Pd-M5s, dove i leader dovrebbero essere Letta e Conte.  

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