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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica Paesi Bassi

Lo strano caso dell'Olanda, senza Governo da Marzo e l'economia vola

Record di crescita, debito pubblico in discesa, disoccupazione che crolla vicino alla soglia del 4%: nei Paesi Bassi l'economia non segue i tempi della politica che da marzo si è incagliata nell'inoperoso tentativo di trovare una sintesi di Governo

Dal 15 marzo del 2017 Mark Rutte presiede un governo ad interim senza orizzonte politico se non nella "gestione degli affari correnti", affari che a ben vedere i numeri del bilancio olandese, descrivono un'economia che galoppa meglio di molti altri paesi: ogni confronto con l'Italia è invece da film dell'orrore.

La crescita stimata per il 2018 vede il Pil volare al 2,5%, contro il +1,3% contenuto nelle più rosee aspettative di confindustria per l'Italia. Il dato di fatto che più fa scalpore è come quest'anno il paese degli d'Orange registri una crescita record del 3,3% in un anno "orribile" per la politica dilaniata incapace di trovare una sintesi politica dopo le elezioni del 15 marzo 2017 che hanno consegnato al paese un parlamento senza una maggioranza. 

Dalle urne i liberal-conservatori del premier uscente hanno ottenuto una risicata maggioranza relativa, senza più l'appoggio dei laburisti veri sconfitti della tornata elettorale. Impossibilitati a trovare un nuova coalizione di governo, il governo ha tenuto l'interim tenendo la barra al centro e portando il paese a risultati inaspettati: nel 2018 il debito pubblico scenderà al 54,4% e la disoccupazione al 4,3 per cento.

L’economia orientata all'esportazione, per la quasi totalità verso l'Europa, è stata uno dei fattori alla base della sconfitta del partito xenofobo populista di Wilders, il platinato esponente del Pvv noto sopratutto per le sue crociate anti-euro che caldeggiava un referendum per l'uscita dall'unione europea sul modello della Brexit. 

Le vacanze estive hanno interrotto le trattative, con i parlamentari che sono ancora impegnati in difficili trattative. Tutti contro Geert Wilders e il suo Partito per la Libertà che è passato da 15 a 20 seggi, ma non è riuscito a superare il Partito Popolare per la Libertà (VVD), di centrodestra e guidato dal primo ministro uscente conservatore Mark Rutte, che ha ottenuto 33 seggi (otto in meno rispetto ai 41 della precedente legislatura). Il partito cristiano di centro, e i liberali di D66 hanno entrambi 19 seggi, cinque in più di quelli ottenuti da Verdi e dal Partito Socialista, mentre i conservatori dell’Unione Cristiana ne hanno ottenuti 5. Ago della bilancia del precedente governo, i laburisti del Partito del Lavoro (PvdA) sono crollati ottenendo solo 9 seggi contro i 38 che avevano nella passata legislatura. 

Il sistema elettorale proporzionale puro in vigore nei Paesi Bassi rende praticamente inevitabile coinvolgere nelle coalizioni di governo anche i partiti più piccoli. Ma da marzo non si è trovato un accordo per arrivare a 76 parlamentari. Se i tentativi di accordo tra i quattro partiti falliranno nuovamente le uniche alternative saranno un governo di minoranza o nuove elezioni. Però, almeno per ora, per gli olandesi non appare di certo un problema.

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