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Venerdì, 29 Marzo 2024
Verso il 25 settembre

Elezioni, chi si allea con chi: tutte le strategie e il possibile accordo "tattico" tra Pd e M5s

Letta sembra avere in mente soltanto un nuovo schema senza Conte con dentro "tutti gli altri" in chiave anti-Meloni. Ma la porta ai pentastellati potrebbe non essere sbarrata del tutto per contenere i sovranisti nell'uninominale

La legge elettorale con cui andremo a votare tra due mesi esatti è il Rosatellum: un mix di maggioritario e di proporzionale. In estrema sintesi: il 61% dei seggi (244 alla Camera e 122 al Senato) sarà assegnato su base proporzionale (in base alle percentuali dei singoli partiti), ma il 37% (148 deputati e 74 senatori) dei seggi sarà assegnato con il sistema maggioritario in collegi uninominali. Vuol dire che si vota il singolo candidato, e vince chi prende più voti: se ti presenti in coalizione hai più possibilità di vincere, "da soli" i partiti rischiano il tracollo. La legge elettorale prevede anche di non assegnare seggi ai partiti che ottengono meno del 3% o alle coalizioni che ottengono meno del 10 per cento. Un invito a coalizzarsi, dunque. Ma quali sono le coalizioni allo stato attuale?

Elezioni 25 settembre: le alleanze

Nel centrodestra i giochi sono fatti: Berlusconi, Salvini e Meloni correranno insieme e partono strafavoriti secondo gli ultimi sondaggi. Al centro e nel centrosinistra invece è tutto in alto mare. "Con la caduta di Draghi credo che quello che si è compiuto sia stato un suicidio collettivo della politica italiana e credo che le nostre istituzioni, la nostra politica esca molto ammaccata", dice il segretario del Pd, Enrico Letta. La rottura con il Movimento 5 stelle "in queste elezioni è irreversibile, lo abbiamo detto, lo avevo detto prima", ha detto Letta. "Avevo detto a Conte se prendete una decisione di questo tipo questa sarà la conseguenza e siamo lineari con questa scelta". Il Pd guarda dunque a un'alleanza vasta che include tutto o quasi il centro, a quelle forze che si sono schierate apertamente e senza mai un dubbio a sostegno di Mario Draghi e che potrebbero presentarsi unite. Dopo aver ribadito l'addio a Conte, Letta è a lavoro sulla lista "Democratici e progressisti", che punta ad andare oltre il Pd, inserendo magari candidati come Roberto Speranza e Pierluigi Bersani, ie "tentando" di Verdi di Angelo Bonelli e Sinistra italiana di Nicola Fratoianni (poco convinti di finire insieme a tutto il mondo draghiano). Nel listone spazio anche per i socialisti di Enzo Maraio e per Demos di Mario Giro, includendo poi magari Luigi Di Maio e Renato Brunetta, passando per Matteo Renzi e Carlo Calenda. 

A cosa punta Silvio Berlusconi

Lo schema di gioco del Pd alle urne appare ormai delineato: una sorta di grande alleanza anti-Meloni, con i dem come baricentro e poi una varietà di liste intorno, compresa Azione di Calenda. A questo lavora il segretario. La lista del Pd avrà il simbolo "Democratici e Progressisti", e l'obiettivo del segretario è farci entrare "molti candidati di sinistra", come Roberto Speranza ed Elly Schlein. Letta corteggia anche il verde Luigi Bonelli e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana. Ma qui le cose si complicano: "Col Pd abbiamo un’interlocuzione che va avanti da tempo - dice Fratoianni -  Su molte questioni abbiamo elementi di convergenza con i 5S. Non serve costruire una proposta per l’Italia attorno a una fantomatica agenda Draghi di cui fatico a riconoscere persino i contorni, non so cosa sia come terreno di costruzione di una proposta politica. Lo dico senza polemica. L’ultimo governo, per ammissione di chi l’ha fatto nascere - Pd, M5s e destra mentre Si era all’opposizione - si è determinato come un’eccezione a tempo e con un mandato limitato, con dentro un parte molto significativa della destra. Ora è finito e non commento modalità, gestione e passaggi. Osservo però che la destra, che nella legislatura ha avuto assetti assai articolati (FdI sempre all’opposizione; Fi con Draghi; la Lega con 5S e poi Draghi), ha cominciato subito a discutere su come riprendersi il paese. In campo c’è la proposta di destra, qual è l’alternativa? [...] Se il tema è l’agenda Draghi con Renzi e Calenda, che in questi mesi sul merito delle questioni spesso e volentieri hanno assunto posizioni che stanno dall’altra parte, è un progetto che non funziona", conclude. 

Il Pd guarda al centro: la strategia

Il Pd sembra aver deciso di aprire le liste a qualche nome di sinistra facendo però il possibile e l'impossibile soprattutto per tentare un'alleanza con la galassia centrista, per contendere così collegi alla destra, provando a "sporcarle" la vittoria. Ma la galassia centrista che ne pensa? 

"E' possibile costruire con il Pd un'alleanza elettorale di un fronte largo per battere le destre. E se vinciamo, indichiamo Draghi premier. Ma vanno chiarite prima alcune cose", dice Carlo Calenda alla Stampa alla vigilia del lancio del suo programma insieme a +Europa di Emma Bonino, non esclude che si possa compiere una svolta rispetto alla sua corsa in solitaria ipotizzata fin qui: ovvero un'alleanza di centrosinistra, fatta da varie sigle, compresa Azione, unite nella lotta con candidati comuni nei collegi uninominali. Ho visto negli ultimi giorni che il Pd ha fatto una scelta netta sui 5 Stelle. Ma attenzione, patti chiari, a Letta chiederò una cosa precisa. Letta deve domandare a tutti i suoi compagni di strada se sono d'accordo con l'agenda Draghi. Se uno dice no all'invio di armi in Ucraina e un altro dice che non vuole il rigassificatore, di che parliamo?". Se questo è l'antipasto, difficile mettere assieme Calenda con Fratoianni e i Verdi. Ma non impossibile.

Sinistra italiana ed Europa Verde, capitanate da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, non saranno quasi certamente dentro al listone. Loro presenteranno la prossima settimana un proprio simbolo e un contenitore di sinistra, assieme ad alcuni sindaci. Salvo sorprese, però, saranno alleati con i "Democratici e progressisti" di Letta, in modo da condurre una battaglia comune nei collegi. Ma Letta ha ribadito l'addio a Giuseppe Conte e al Movimento 5 stelle, ed è al lavoro sulla lista che punta ad andare oltre il Pd, inserendo candidati come Roberto Speranza e Pierluigi Bersani. Il dialogo con Articolo 1, del resto, è già ben avviato. Nel listone a guida dem ci sarà spazio anche per i socialisti di Enzo Maraio e per Demos di Mario Giro, che ha già condiviso il percorso delle agorà democratiche. Ma la cornice delle alleanze è ben più ampia e ancora tutta da definire. Potenzialmente si può andare da Luigi Di Maio a Renato Brunetta, passando per Matteo Renzi e Carlo Calenda.

Tutto finito tra Pd e M5s o c'è spazio per ricucire?

Rinunciare del tutto all'alleanza con il M5s "non è la più saggia delle scelte" per Fratoianni. Il senso è che allargare a Conte permetterebbe di digerire forse anche un’eventuale intesa con Calenda a Bonelli e Fratoianni: un conto è "se c’è il Movimento, e allora ci possono stare anche altri. Altro un patto centrista con Calenda e Renzi, nel nomedell’agenda Draghi, a cui noi non parteciperemmo", dicono da Sinistra Italiana.

In realtà nemmeno dentro ad Articolo Uno vorrebbero lo scontro frontale con i grillini: è ancora sul tavolo infatti la proposta di costruire un'alleanza non politica, ma tecnica. Significa presentarsi insieme solo per competere nei collegi. Sostenendo candidati esterni ai partiti, riconoscibili, capaci di aggregare le forze ostili alla destra. L'intesa con il M5s sarebbe quindi un mero accordo tattico, utile a contenere i sovranisti nell’uninominale. Possibile? Lo vedremo a breve, nei prossimi giorni. Il Rosatellum non prevede desistenze: servirebbe un apparentamento nazionale, appunto. Da giorni qualcuno ivoca fantomatiche desistenze all'uninominale, ma la legge elettorale non lo permette. La scheda è unica, non ci si può non presentare solo all'uninominale. Complesso dunque ricucire tra Conte e Letta, ma forse non impossibile.

Altrimenti, con i sondaggi che attribuiscono al trio Fdi-Forza Italia-Lega poco meno del 50 per cento dei voti, non è utopia per il centrodestra puntare alla vittoria di gran parte dei collegi uninominali. Se il Pd la coalizione vera la farà con forze centriste "draghiane" scommette sulla pazienza degli elettori dem nel dare un voto "tattico" e su un risultato molto positivo di quest'ultime nelle urne il 25 settembre. Carlo Calenda, Matteo Renzi, vari transfughi di Forza Italia e Luigi Di Maio. Davvero è questa l'alleanza che ha in mente il Pd per vincere le elezioni? Messe insieme, non è detto che tutte queste realtà abbiano il peso elettorale del M5s.

Aleggia su Letta l'avvertimento di una "vecchia volpe" della politica come Emma Bonino: "Se metti tutto insieme con il solo scopo di prevalere sugli altri, poi la gente non capisce bene cosa vuoi fare e pensa che, ancora una volta, ci sarebbe una coalizione che se vince si sfalda un minuto dopo e si torna daccapo - dice a Repubblica - Non so cosa abbia in mente esattamente Letta, mi permetto di consigliargli che non è il numero degli alleati ma la chiarezza degli obiettivi di governo e la credibilità dei leader che possono attrarre voti anche da delusi e indecisi, non una sommatoria dove la proposta politica rischia di scolorire. E se posso vorrei ricordargli che nel 2018 in molti collegi uninominali tra quelli strappati a M5s e Centrodestra furono decisivi i voti della sola +Europa, che si concentrarono nelle grandi città del Centro-Nord". "Non vorrei essere maleducata - continua - ma ci si deve capire: fino a dieci giorni fa noi, insieme a Calenda, lavoravamo piuttosto isolati ad un progetto politico ed elettorale alternativo ai sovranisti, ai populisti e ai loro alleati, che valorizzasse il lavoro di Draghi. Il Pd ha fatto le primarie in Sicilia con il M5s perché, mi spiegavano, dovevano sommare i voti".

Dal centrodestra arrivano bordate: "L'area Draghi ha ragion d’essere se c’è Draghi in persona - commenta Licia Ronzulli, delegata di FI ai rapporti con gli alleati - Diversamente non esiste, sono 'sei personaggi in cerca d’autore' (Conte, Letta, Di Maio, Renzi, Calenda, Toti) disposti ad un’ammucchiata che si tiene in piedi con il vinavil". Lavori in corso.

Perché il Pd rischia grosso il 25 settembre

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