Spettro Omicron sul voto Quirinale: cosa succede se un deputato su dieci è positivo?
"Non possiamo permetterci di avere troppi positivi", ragionano nel M5s. Nemmeno cento, duecento o trecento assenti inficerebbero la votazione perché il numero legale è garantito. Ma a livello di sbilanciamento di rappresentanza? La novità adottata per gestire i 1009 grandi elettori è la "chiama" scaglionata per fasce orarie
È necessario tutelarsi, "non possiamo permetterci di avere troppi positivi in vista dell’elezione del Capo dello Stato". Sarebbe questo il ragionamento espresso dal capogruppo pentastellato Davide Crippa nel corso dell’assemblea dei deputati M5S su Zoom di ieri sera. Sarebbero circa una ventina, secondo quanto si apprende, i deputati grillini attualmente positivi al coronavirus. Se il numero aumentasse, non solo nel Movimento 5 stelle ma in tutti i partiti, cosa succederebbe? C'è il rischio che sia in dubbio lo svolgimento dell'elezione del successore di Sergio Mattarella? Come stanno le cose?
Elezioni Quirinale: si parte il 24 gennaio
Il mandato di Mattarella termina il 3 febbraio 2022. Fico ha convocato i parlamentari il 24 gennaio, più o meno in concomitanza con l'atteso picco di contagi in Italia (non poteva fare diversamente). Se le assenze dovute al Covid dovessero mantenersi sul trend di fine dicembre, o anche salire un pò fino a circa una cinquantina-sessantina di contagiati (magari anche fino a 100, considerando anche i delegati regionali), si osserva tra Camera e Senato, il quorum delle votazioni non subirebbe grossi scossoni. Al momento il numero dei parlamentari positivi al Covid è variabile, se pure non rilevante visto che si tratta di poche decine, perciò occorrerà attendere la fine della prossima settimana per fare una verifica. Sicuramente è un tema che desta un po' di preoccupazione.
"E' evidente la necessità di far partecipare all'elezione più elettori possibile per dare una legittimazione piena e condivisa al nuovo Presidente" ha detto di recente Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all'università Roma Tre, esprimendo un parere sul rischio-Covid che incombe sulle votazioni per il Quirinale. "Cento, duecento o trecento assenti - aggiunge Celotto - non inficerebbero la votazione perché il numero legale verrebbe comunque garantito. Se però questa eventualità si dovesse verificare e un focolaio del virus si dovesse accendere in un gruppo parlamentare piuttosto che in un altro, vedo il rischio di uno sbilanciamento nella par condicio della rappresentanza".
Certo è che un numero più basso di votanti allontana dal Quirinale candiati "divisivi", alla Berlusconi per intenderci, che non avrebbero chance nelle prime tre votazioni, ma che possono sperare in un'elezione solo sul filo di lana.
E se manca il 10 per cento di grandi elettori?
Il costituzionalista della Sapienza Gaetano Azzariti non vede problemi di sorta se in aula dovesse risultare assente fino al 10 per cento dei grandi elettori. "Semplicemente sarà più complicato raggiungere i quorum prescritti in Costituzione. Due terzi per le prime tre votazioni, maggioranza assoluta per le successive. Un fatto è certo, i numeri sono questi, si riferiscono ai componenti dell’assemblea, ovvero agli aventi diritto al voto, e dunque non possono essere ridotti". Non si possono fare eccezioni, nemmeno in tempi di pandemia: "Assolutamente no. La Costituzione espressamente prevede all’articolo 64 che le deliberazioni del Parlamento siano adottate “a maggioranza dei presenti”, ma aggiunge “salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale” com’è richiesto, nel nostro caso, dall’articolo 83 [...] Quest’emergenza semmai richiede di eleggere il più rapidamente possibile il capo dello Stato e smuovere le forze politiche per trovare al più presto un accordo", ragiona il professore.
Cambierà, semplicemente, la logistica. La novità adottata per gestire i 1009 grandi elettori è la "chiama" scaglionata per fasce orarie. Rispettando sempre il criterio per cui si comincia dai senatori a vita, poi i senatori, quindi i deputati e infine i delegati regionali. Nessuna nuova decisione è attesa per affrontare l'elezione del capo dello Stato in tempo di Covid, fanno sapere dagli uffici di Senato e Camera, basterà utilizzare lo stesso sistema che da un anno e mezzo a questa parte è stato adottato per assicurare il distanziamento ed evitare gli assembramenti. Tanto più che i grandi elettori verrano chiamati a presentarsi ad un orario preciso. Il collegio dei questori della Camera è in stretto contatto in questi giorni con quello del Senato per gestire insieme l'importante appuntamento, ma non è escluso che ci sia una riunione congiunta giovedì prossimo.
Resta confermato anche che il Transatlantico, che in questi giorni è di nuovo utilizzato come estensione dell'Aula per assicurare il distanziamento delle postazioni dei deputati, verrà riaperto e reso agibile sia ai grandi elettori che alla stampa. Così come i servizi, buvette e ristorazione, che torneranno accessibili a tutti. Per entrare a Montecitorio basterà il green pass semplice, come avviene già adesso. Green pass rafforzato invece per i servizi di ristorazione. Mascherine Ffp2 in tutti i luoghi comuni.
Il quorum non cambia
Quanto a ipotesi caldeggiate da alcuni parlamentari del voto a distanza, si fa notare che non è una decisione di competenza dei questori ma della capigruppo e della Giunta per il regolamento.
Una eventuale riduzione del numero degli elettori non sposta il quorum da raggiungere, serviranno sempre 673 voti per la maggioranza così detta qualificata e 505 per quella assoluta. Omicron in parte può cambiare le carte in tavola, secondo qualcuno "consigliando" di evitare di procedere con votazioni a oltranza. Ma è tutt'altro che scontato. Solo tre presidenti della Repubblica sono stati eletti alla prima votazione (De Nicola, Cossiga, Ciampi). Il Covid potrebbe accelerare i tempi e ridurre le sedute. Nessuno si augura i 23 scrutini necessari per eleggere Saragat e Leone.