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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Elezioni Quirinale: Draghi o Casini, una poltrona per due

Il nuovo presidente sarà Draghi, se i partiti troveranno la sintesi e abbasseranno le pretese. O sarà Casini, se l'obiettivo sarà evitare che il parlamento e la legislatura vadano in tilt: tutte le indiscrezioni

"Draghi è una delle ipotesi in campo. Quello che dico da mesi è che l’ipotesi di Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica, che non è la sola ma è una ipotesi, sta in piedi solo in un quadro di accordo politico". Lo spiegava qualche ora fa a Today l'ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi. "Vale a dire: credo che l’elezione del Presidente della Repubblica non possa essere un gesto di risulta tecnocratica, debba essere scelta politica. Questo impone un accordo sul Governo del dopo. Ci sono soluzioni diverse oltre a quelle di Draghi".

A vuoto la prima votazione

A vuoto come previsto la prima votazione per l'elezione del presidente della Repubblica: 672 sono state le schede bianche, i due terzi del plenum, lo stesso numero richiesto per l'elezione nei primi tre scrutini. Le schede nulle sono state 49, i voti dispersi 88. Presenti e votanti 976. Previsto per oggi alle 15 il secondo scrutinio.

E' proprio la conformazione del nuovo governo, in caso di elezione di Draghi sul Colle più alto, ad aver spinto Matteo Salvini nelle scorse ore a un attivismo inedito. Ha sentito e parlato più o meno con tutti, anche con Draghi. Che la situazione sia oltremodo delicata lo dimostra il fatto che il premier discute con i leader di maggioranza, da premier in carica, dell’eventualità di essere eletto al Quirinale (un inedito nella storia repubblicana), postazione dalla quale potrebbe poi indicare il nome del suo successore a Palazzo Chigi. Per questo Salvini cerca di mettere in chiaro alcuni paletti sulla squadra e sul programma di governo, con un obiettivo palese: rientrare, in prima persona o con un fedelissimo, al Viminale, o entrare alla Difesa, per gestire la campagna elettorale verso le politiche 2023 da una posizione con maggiore visbilità, senza lasciare praterie a Giorgia Meloni a destra. Molto complicato, perché Draghi non può promettere nulla. Né lo vuole fare, anche se ieri si è rassegnato al fatto che coi partiti deve trattare, perché sono loro e solo loro, eventualmente, a mandarlo al Colle.

Renzi: "Draghi? È una possibilità, nessuno prende l'iniziativa"

C'è chi assicura che si stia scivolando comunque, in ogni caso, verso l'elezione di Draghi. La tattica di Salvini forse serve anche ad alzare il prezzo. Questo significa che è sempre possibile ricomporre il quadro, e la situazione non precipiterà. Ma gli interrogativi non mancano. Conte, per dire, gioca una partita ancora poco chiara e non è il primo fan dell'ex banchiere, non lo è mai stato. Ha parlato con Salvini, e secondo Repubblica Lega e M5s potrebbero trovare una inattesa e strana convergenza sul nome dell'ex ministro Franco Frattini. Invece Luigi Di Maio continuerebbe a promettere al premier il voto favorevole di almeno 80 grandi elettori 5S. Frattini, ex forzista e oggi presidente del Consiglio di Stato è un nome particolarmente gradito a Conte: subito dopo aver visto Salvini, infatti, l’avvocato inserisce Frattini nell’elenco di possibili candidati sottoposti al coordinatore forzista Antonio Tajani. Ed è l’unico nome del centrodestra che il presidente dei 5Stelle avanza al luogotenente di Berlusconi.

Il nodo è il futuro governo

Il "nodo" resta solo uno, per quanto enorme e complesso da sciogliere, per facilitare la sua salita al Colle: arrivare nell'Aula di Montecitorio con un pacchetto chiuso sull'eventuale futuro governo. Draghi non ha parlato solo con Salvini, ma anche con il segretario del Pd Enrico Letta e con il leader M5s Giuseppe Conte (ugualmente "no comment", in entrambi i casi). In agenda, secondo fonti parlamentari, ci sarebbero anche altri appuntamenti e non è esclusa neppure una telefonata con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Il tema posto dalle forze politiche è quello relativo alla necessità di garantire la continuità della legislatura, arrivando se non alla definizione di un nuovo esecutivo almeno a uno "schema" di massima.

Se anche Draghi avesse dato delle rassicurazioni, però, evidentemente non sono state ritenute sufficienti, almeno dal centrodestra. "Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi", ha fatto sapere in serata il segretario del Carroccio. Nel M5s, in cui convivono però diverse anime, i dubbi sul trasloco di Draghi al Colle permangono. Conte, dopo aver incontrato Salvini, fa trapelare che c'è "totale sintonia" sull'opportunità di "rafforzare e intensificare il confronto, iniziato la settimana scorsa, per mettere da parte al più presto le schede bianche e scrivere un nome che unisca il Paese".

L'accelerazione che il premier sembrava aver impresso nel primo pomeriggio è un inizio. Il suo nome è ancora sul tavolo, ma la strada verso il Colle appare ancora in salita. Il centrodestra non sta agevolando la salita di Draghi al Colle. Se la richiesta del Carroccio - per eleggere Draghi - è un nuovo governo completamente da rifare, non se ne potrà fare nulla. Il principale ostacolo (anche se non il solo) alla candidatura dell’attuale presidente del Consiglio è il timore dei parlamentari del venir meno del loro mandato prima del tempo, ossia le elezioni anticipate. Salvini aveva proposto il Governo dei leader: un Governo fortemente politico di cui i big della maggioranza - a partire dallo stesso segretario del Carroccio, che punta per sé o per un esponente della Lega al Viminale - si assumono in prima persona la responsabilità. Ipotesi che continua a non convincere Enrico Letta: "Sarebbe una vetrina non un governo e questo il Paese non può permetterselo", è la risposta del leader dem. Serve però in ogni caso una scelta politica che assicuri la prosecuzione della legislatura.

"Sullo sfondo - nota Repubblica - ci sarebbe il resto: i venti di guerra in Ucraina e l’agitazione dei mercati. Le Borse europee pagano un prezzo pesante, quella di Milano perde il 4,02%. A sera, Draghi riceve la chiamata di Joe Biden proprio sulla crisi di Kiev. Ecco, anche questo scenario incide sull’atteggiamento che terrà il capo dell’esecutivo nei prossimi giorni. Vorrebbe chiudere al più presto la partita, possibilmente al terzo scrutinio, o comunque poco dopo. Di certo non si farà trascinare in un ping pong devastante tra partiti, perché non ha voglia di sottoporsi a un doloroso logoramento. E poi, c’è un Paese da governare. Tanto che a sera, nel Pd, si diffonde il timore che senza una rapida soluzione — presumibilmente nelle prossime 24-36 ore — l’ex banchiere possa addirittura meditare un clamoroso ritiro dalla corsa quirinalizia".

"Rischiamo di perdere una figura come quella di Draghi sia a Palazzo Chigi sia al Quirinale, lanciando un pessimo segnale al mondo che ci guarda - fa sapere a sera il segretario del Pd -. Non è più a rischio l’elezione del prossimo Presidente ma la stessa legislatura. Contro l’interesse dei cittadini e delle imprese. È chiaro che se si prosegue su questa strada si va tutti al voto". Il centrodestra non sembra avere in tasca un nome che sia votabile anche dal centrosinistra, di certo non lo sono Marcello Pera, Elisabetta Casellati e Letizia Moratti. Se non si arriverà a trovare la soluzione, nota il Sole 24 Ore, l’unica possibilità è trovare un candidato che abbia un consenso trasversale. Al momento l’unico nome, Draghi a parte, è quello di Pier Ferdinando Casini: secondo alcune voci, avrebbe avuto anche lui un colloquio con Draghi. E secondo i beninformati, prenderebbe molti più voti del previsto se la sua candidatura si concretizzerà. 

In questa Italia divisa "nessuno dei due schieramenti può considerarsi maggioranza nel paese - continua il quotidiano di Confindustria - . Tanto più che una larga fetta dell’elettorato non si riconosce né nell’uno né nell’altro. Per questo la cosa giusta in questo momento complicato e difficile è puntare su leader che non siano di una parte o dell’altra e che consolidino la credibilità che abbiamo guadagnato nell’ultimo anno". Matteo Renzi secondo la Stampa ha detto chiaramente ad alcuni amici fidati di Italia Viva come la vede: "Da giovedì si inizia a ballare la rumba e sapete chi è il miglior ballerino? Pierferdinando Casini".

Casini è il nome che può sbloccare l’empasse. Ha guidato per anni il Centro guardando a destra, poi è passato con il Pd di Renzi e ha condotto la commissione di inchiesta sulle banche prima delle politiche del 2018, senza far arrabbiare nessuno. Da presidente della Camera ha dimostrato di saper dialogare con tutti e tra i candidati in campo è decisamente il più “politico” senza essere divisivo, una qualità che potrebbe rivelarsi determinante in questa fase. Resta da convincere Matteo Salvini, che ha sempre assicurato che "non sarà tra i candidati della coalizione di centrodestra". 

"Da quello che percepisco annusando l'aria del Parlamento credo che prevalga il parlamentarismo. A meno che non arrivi una bomba dai mercati, che però oggi mi sembrano più preoccupati dall'Ucraina. E credo che l'accoppiata Casini-Draghi sarebbe accettata dai mercati internazionali". E' il pronostico di Clemente Mastella sulle elezioni del prossimo presidente della Repubblica. "Nessuno - spiega Mastella in un'intervista a La Stampa - mette in discussione Draghi. Ma non possiamo fare come le matrioscke: il presidente della Repubblica che ha una matrioska premier, una ministro dell'Economia. Secondo me Draghi può continuare a fare il presidente del consiglio e appena si libera un posto essere nominato senatore a vita, come fece Napolitano con Monti".

La mossa di Draghi

Di fatto l’ipotesi Draghi continua a prendere quota, anche per via della mancanza di un’alternativa condivisa di livello. E secondo molti finirà così: Salvini non chiuderà da oggi più del tutto all’ipotesi Draghi, non sgradita per altro all’alleata Meloni, alzando il prezzo sul governo: se non un governo dei leader, almeno un governo con molti ministri nuovi. Il premier va al Colle solo con un’iniziativa politica. Il Parlamento non voterebbe mai un nome che prelude a una crisi al buio. Almeno su questo, da ieri, sono tutti d'accordo. Ha ragione Giorgetti quando dice che la "notizia è che l'incontro tra Salvini e Draghi ci sia stato". E il colloquio c'è stato anche tra il premier, Letta e Conte. Questo vuol dire che Draghi vuole contribuire a trovare la soluzione. Fino a 24 ore fa non era così.

Le quotazioni di Mario Draghi sono comunque in lieve e costante crescita e i contatti che ieri ha avuto con tutti i leader avvalorano la pole position che si è guadagnato nella corsa al Quirinale. L’ex presidente della Bce può contare sul sostegno di Enrico Letta e di buona parte del Pd. Un altro sponsor di Draghi è Giancarlo Giorgetti.

Certo che se le due richieste della Lega sono cambiare i ministri tecnici, a partire dalle Infrastrutture e dall’Interno, licenziare Enrico Giovannini e Luciana Lamorgese, tutto è complesso. Sono ministeri considerati strategici. "Il primo, perché è luogo di spesa per eccellenza, dove nei prossimi mesi arriveranno altri soldi del piano nazionale di ripresa - scrive la Stampa - Il secondo, perché Salvini lo considera casa sua. Vorrebbe rientrarci lui al Viminale, ma sa che, a un anno dal voto, il Pd non gli lascerebbe mai più trasformare il ministero dell’Interno in una piattaforma elettorale, anche se dovesse indicare una figura d’area come il prefetto Matteo Piantedosi, suo ex capo di gabinetto".

Quindi sarà Mario Draghi, se i partiti troveranno la sintesi sul governo e abbasseranno le pretese. O sarà Pier Ferdinando Casini, se l'obiettivo sarà evitare che il parlamento e la legislatura vadano in tilt. Siamo a questo punto.

"Non è in corso alcuna trattativa tra il senatore Matteo Salvini e il presidente del Consiglio Mario Draghi a proposito di un presunto rimpasto. E infondato e irrispettoso per il senatore Salvini e per il presidente Draghi immaginare che in questa fase - anziché discutere di temi reali come caro-energia, inflazione, scenari internazionali, opere pubbliche o Covid - siano impegnati a parlare di equilibri di governo". Lo rende noto la Lega. "A proposito di Quirinale, il senatore Salvini è al lavoro su alcuni nomi - donne e uomini - di altissimo profilo. Nessuna confusione né perdite di tempo: la Lega vuole essere garante di stabilità, responsabilità e concretezza", conclude la nota del Carroccio. 

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