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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Elezioni Regionali 2023: tutto quello che c'è da sapere sulle sfide in Lazio e Lombardia

Il centrodestra grande favorito in questa consultazione elettorale. Primo test per il governo Meloni

Gli italiani tornano alle urne. Anzi, per la precisione, sono chiamati al voto i cittadini del Lazio e della Lombardia per rinnovare i rispettivi consigli regionali e per scegliere il proprio governatore. È il primo test elettorale dopo la schiacciante vittoria di Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia alle scorse elezioni politiche. E proprio la coalizione di centrodestra si presenta al nastro di partenza di queste elezioni amministrative con il ruolo di grande favorito. 

Alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia si potrà votare sia domenica 12 dalle 7 alle 23, sia lunedì 13 febbraio dalle 7 alle 15. Appena chiuse le urne inizierà lo spoglio delle schede e già in giornata sarà possibile conoscere i nomi dei governatori eletti. Per votare sarà necessario presentarsi al seggio muniti della tessera elettorale e di un documento valido.

Sulle consultazioni, e sul loro risultato, aleggia lo "spettro" della scarsa affluenza. Infatti, le ultime elezioni politiche hanno messo ancora una volta in evidenza la disaffezione del cittadino-elettore nei confronti della politica. Sono in molti gli osservatori pronti a scommettere su un'affluenza al di sotto del 50%.

I motivi d'interesse politico per questa tornata elettorale sono almeno due. Il primo riguarda il centrodestra, dove sarà importante misurare la forza di Fratelli d'Italia rispetto ai partiti partner di governo. Se il distacco tra il partito di Giorgia Meloni e Lega e Forza Italia dovesse diventare ancora più ampio, paradossalmente, potrebbe essere un problema per la leadership del presidente del consiglio. A quel punto non è difficile ipotizzare che i "distinguo" degli azzurri e dei leghisti rispetto agli obiettivi della Meloni potrebbero diventare ancora più frequenti e visibili. 

Il secondo motivo d'interesse riguarda il centrosinistra. Centrosinistra che si presenta ancora diviso in questa tornata elettorale, con il Pd alleato del terzo polo ma non del M5S nel Lazio, e alleato con il M5S ma non con il terzo polo  in Lombardia. Qui sarà importante capire lo stato di salute dei democratici alla vigilia delle primarie per la scelta del nuovo segretario: se nel Lazio il M5S dovesse superare il Pd scatterebbe immediatamente un campanello d'allarme per il nuovo leader dem. 

Elezioni Regionali: come si vota

Votare domenica e lunedì è molto semplice. L'elettore può scegliere sia il candidato presidente e un candidato o una candidata al Consiglio, della stessa coalizione o di una coalizione diversa, oppure due candidati al Consiglio ma con l'alternanza di genere, un uomo e una donna. È ammesso, quindi, il cosiddetto voto disgiunto. Vince il presidente che ottiene un voto in più. Non c'è ballottaggio. 

Elezioni Regionali in Lombardia

Attilio Fontana cerca la conferma in queste elezioni regionali 2023. Il governatore uscente, nonostante le difficoltà vissute durate il Covid, si presenta ai nastri di partenza di questa tornata elettorale come il grande favorito; la coalizione di centrodestra, secondo i sondaggi, è nettamente avanti rispetto alle altre; anche perché nel campo del centrosinistra non si è riusciti a costruire quel cosiddetto "campo-largo" che avrebbe permesso di essere competitivi rispetto a un avversario che storicamente è molto forte in Lombardia. 

Elezioni regionali Lombardia: l'approfondimento

Infatti, il cosiddetto terzo polo - ovvero l'aggregazione tra il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, e quello di Calenda, Azione - ha deciso di presentarsi in maniera autonoma rispetto al Pd, candidato l'ex assessore di Fontana Letizia Moratti, già sindaco di Milano del centrodestra. Una candidatura sicuramente in grado di sottrarre voti al centrodestra, ma che i democratici hanno giudicato impossibile da presentare al proprio elettorato. Comunque è una divisione nel campo avverso al centrodestra che - probabilmente - spalanca la riconferma a Fontana. 

Il Partito democratico, quindi, punta tutto su un suo uomo Pierfrancesco Majorino, appoggiato anche dal Movimento cinque stelle. Majorino, già segretario del Pd milanese, poi capogruppo dei democratici in consiglio comunale, è ora un europarlamentare molto legato alla regione che si candida a governare. 

Secondo tutti i sondaggi visti fino a 15 giorni prima di oggi - quando è scattato il divieto di diffusione delle rilevazioni - il vantaggio di Attilio Fontana appariva incolmabile, e che per alcuni istituti demoscopici toccava addirittura i venti punti di vantaggio. Ovviamente un fattore decisivo sarà quello relativo alla capacità di Letizia Moratti, candidata "centrista" di drenare voti al governatore uscente. Se l'operazione ideata da Calenda e Renzi dovesse riuscire nell'intento, Majorino potrebbe avere una chance di tenere aperta la partita. 

Elezioni regionali Lazio

Chi sarà l'erede di Nicola Zingaretti? Sono chiamati a rispondere a questa domanda gli elettori del Lazio che domenica e lunedì si presenteranno alle urne per rinnovare il consiglio regionale e scegliere il nuovo governatore. L'ex segretario del Pd, infatti, si è dimesso dalla carica di presidente di regione, dopo aver scelto di andare in Senato, accettando in qualche modo l'invito di Enrico Letta di trainare la lista del Pd alle scorse elezioni politiche. 

Elezioni regionali del Lazio: i candidati

Il nodo fondamentale di questa competizione elettorale, però, è il mancato accordo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Un binomio - quello tra M5S e centrosinistra - che aveva governato insieme durante quest'ultima legislatura regionale. L'alleanza, però, non ha retto alla rottura nazionale tra Giuseppe Conte ed Enrico Letta; la diatriba sul termovalorizzatore sembra aver creato una frattura insanabile tra i due partiti, cosa che non può che avere conseguenze importanti nei risultati elettorali di lunedì. 

Il centrosinistra, in accordo con il terzo polo, quindi con Italia Viva e Azione, ha scelto di puntare su Alessio D'Amato, assessore alla sanità uscente. D'Amato è reduce da un buon lavoro rispetto all'emergenza Covid, ma la sua candidatura, secondo molti, non è sufficientemente forte per imporsi rispetto a un centrodestra che, a livello di coalizione, parte avvantaggiato di molti punti. Soprattutto l'ala sinistra del Pd "rimprovera" ad Alessio D'Amato di non essere stato in grado di creare quel campo largo che includesse il M5S nella coalizione. Una coalizione larga, quindi, che avrebbe permesso al centrosinistra di puntare a conquistare la Pisana.

Il Movimento 5 stelle, conseguentemente alla rottura con il Pd, punta su un volto noto della televisione italiana: Donatella Bianchi. La giornalista scelta da Giuseppe Conte per concorrere alle elezioni regionali del Lazio, vanta una lunga esperienza tra le mura di viale Mazzini. Oltre a essere stata la conduttrice di Linea Blu, la Bianchi ha condotto il Tg3 regionale, ed è stata l'inviata di un'altra trasmissione molto amata:  "Sereno Variabile", all'epoca condotta da Osvaldo Bevilacqua e Maria Giovanna Elmi. 

Il centrodestra, dopo lunghe trattative, ha deciso di candidare l'ormai ex presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca. Uomo molto vicino a Giorgia Meloni, Rocca si presenta a questa competizione elettorale come l'uomo da battere. Secondo i sondaggi resi noti fino al momento della possibile diffusione Rocca era in vantaggio sul suo competitor più agguerrito, Alessio D'Amato. 

Sopratutto nel Lazio in caso di scarsa affluenza alle urne, come alle scorse elezioni comunali, quando votò meno del 50% degli aventi diritto, il risultato finale potrebbe diventare però imprevedibile, anche perché nessuno dei due candidati principali è un volto molto noto ai cittadini. 

Quel che è certo è che per il centrodestra ha una grande occasione di riscatto nel Lazio, ovvero riconquistare la Pisana dopo il lungo regno di Nicola Zingaretti; l'ultima vittoria del centrodestra nel Lazio risale al 2010 quando Renata Polverini superò al fotofinish Emma Bonino, candidata del Pd. Quella legislatura regionale, però, naufragò dopo pochi anni a causa delle inchieste sulle "spese pazze" dei consiglieri regionali di centrodestra, che costrinse l'ex leader dell'Ugl alle dimissioni anticipate. 

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