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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Elezioni regionali: chi vince, chi perde e che cosa succede lunedì alle 15

Tutti gli scenari: dal 3 a 3 che farebbe tirare un sospiro di sollievo al governo fino al 5 a 1 per il centrodestra che determinerebbe quasi inevitabilmente conseguenze a livello nazionale

Domani e dopodomani (i seggi chiudono lunedì alle 15) si voterà per il referendum sul taglio dei parlamentari, ma si voterà anche - e forse soprattutto (se si prendono in considerazione le possibili conseguenze a livello nazionale) in 6 Regioni: oggi 4 di queste (Toscana, Marche, Campania e Puglia) sono governate dal centrosinistra, invece 2 (Veneto e Liguria) sono amministrate dal centrodestra. Chi vincerà? Chi perderà? E soprattutto, il governo Conte reggerà all'eventuale avanzata della destra salviniana-meloniana? Tra 72 ore tutto sarà molto chiaro. Sondaggi recenti non ce ne sono, non possono essere pubblicati per il doveroso silenzio elettorale.

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Secondo qualcuno sarà un 4 a 2 per il centrodestra, secondo altri un 3 a 3. Oppure un clamoroso 5 a 1 per il centrodestra, e a quel punto è facile immaginare che ci saranno crepe sempre più profonde nella maggioranza che sostiene il governo. Se Veneto (con il leghista da percentuali bulgare Luca Zaia), Campania (con lo "sceriffo" Vincenzo De Luca del Pd)e Liguria (Giovanni Toti, centrodestra) non sembrano regioni in bilico (e non lo erano almeno fino a quando si potevano pubblicare i sondaggi), molto diverso è il discorso in Puglia, nelle Marche e soprattutto in Toscana. 

I sondaggi "segreti" che girano nelle chat e su WhatsApp sono attendibili?

Partiamo dalle Marche, dove quasi tutti hanno messo in conto un cambio della guardia. Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d’Italia e considerato molto vicino a Giorgia Meloni, aveva un vantaggio rassicurante negli ultimi sondaggi sullo sfidante Maurizio Mangialardi (Pd). Allerta incertezza: gialla.  Se Acquaroli riuscisse nell'impresa sarebbe l'ennesimo colpo per le ormai ex regioni rosse: dal 1995 le Marche sono sempre state governate, in varie composizioni, dal centrosinistra.

Saliamo nella scala dell'incertezza scendendo fino al Tavoliere. L'esito delle regionali in Puglia è parecchio incerto. Michele Emiliano ha molte liste a suo sostegno, ma Antonella Laricchia (M5s) e Ivan Scalfarotto (Italia Viva) potrebbero rosicchiargli quei voti che consegnerebbero la Regione Puglia a Raffaele Fitto (Fratelli d'Italia), il quale a inizio secolo aveva già governato in quota Fratelli d'Italia. Allerta incertezza: arancione.

Allerta incertezza rossa, anzi rosso fuoco, invece in Toscana, dove Matteo Salvini punta forte sulla sua fedelissima Susanna Ceccardi per strappare ala sinistra una delle ultime roccaforti rosse. Riuscirà il Carroccio a vincere quella che certa stampa ha già definito "la battaglia delle battaglie"? Certo è che il candidato del Pd, Eugenio Giani (Pd), con pedigree socialista ed ex renziano, non è uno di quelli che scalda i cuori della folla. Qui il Pd rischia tanto, tantissimo. Il buongoverno decennale di Enrico Rossi potrebbe garantire una sofferta e risicata vittoria ai dem, invece una vittoria della Lega darebbe manforte a coloro che sperano in elezioni anticipate nel corso del 2021.

I sondaggi e le analisi nei mesi scorsi hanno mostrato un trend costante di aumento dei consensi per Ceccardi, mentre pare che la candidatura di Irene Galletti per i Cinquestelle possa avere effetti negativi sul serbatoio di consensi dei Dem. Staremo a vedere. Un secondo dopo le 15 di lunedì, con i primi exit poll, tutto sarà molto chiaro. E l'incertezza lascerà spazio alla realpolitik.

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Che cosa succede dopo le elezioni regionali

Inutile girarci intorno: Zingaretti sa benissimo che nei prossimi giorni si gioca molto, e tutto diventerà più difficile per lui se dovesse cascare la penultima roccaforte rossa. Dopo aver puntato sull’ alleanza strategica con il Movimento 5 stelle, non è riuscito a chiudere (a parte la Liguria) un solo accordo con gli alleati nelle regioni in bilico. Il timore in casa dem è che tra Regionali e referendum si apra la strada nel giro di pochi giorni a una discussione feroce nel partito, aprendo anticipatamente il congresso. Zingaretti cita Berlinguer: "Combattiamo casa per casa per difendere il buongoverno e fermare la destra". 

E il Movimento 5 stelle? Per i pentastellati conta di più, molto di più, la partita del referendum sul taglio dei parlamentari. E' una loro battaglia storica ma, per poter passare all'incasso, il Sì non solo dovrà vincere, ma dovrà farlo in maniera schiacciante. Oltre a un risultato a doppia cifra in Puglia, è difficile pensare che il M5s possa togliersi qualche soddisfazione nelle altre 5 regioni al voto il 20 e 21 settembre.

In definitiva, una vittoria del centrodestra in tutte le regioni (tranne la Campania) costituirebbe un segnale politico forte, impossibile probabilmente da ignorare per l’attuale maggioranza di governo giallorossa. Al contrario, il centrosinistra può sperare al massimo su un pareggio (3 a 3) vincendo Campania, Puglia e Toscana, e impostando così con una relativa tranquillità la prossima metà di legislatura. Secondo molti osservatori solo con il 3 a 3 Conte può reggere a media scadenza.

C'è un dato che deve far riflettere. Nemmeno il più ottimista sostenitore del governo giallorosso pensa che lunedì alle 15 ci sarà una situazione completamente invariata rispetto alla precedente, con 4 regioni al centrosinistra, vale a dire Marche, Campania, Puglia e Toscana, e 2 al centrodestra, ossia Liguria e Veneto. Basta questo per comprendere che un impatto sugli equilibri interni all'esecutivo ci potrà essere davvero. Resta da capire quanto intensa sarà tale scossa.

Una grossa incognita è quella degli indecisi e dell'affluenza. Nonostante il perdurare della misure restrittive legate alla situazione sanitaria, infatti, sono molti i cittadini che si recheranno alle urne (affluenza tra il 60 e il 70 per cento, secondo le varie stime). Ma una quota di intervistati, che oscilla tra il 15 e il 30 per cento, si dichiara ancora indecisa sul candidato da scegliere o persino sul fatto di andare o meno a votare. Una quota alta, ed eventuali notizie nel corso della giornata di domenica di code ai seggi potrebbero scoraggiare molti italiani dall'andare a votare, a causa dei timori legati al Covid-19.

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In tutto sono 35 gli aspiranti governatori per 6 Regioni (sarebbero 7, ma in Valle d'Aosta l'elezione del presidente è indiretta). In Liguria il presidente uscente Giovanni Toti è insidiato da Ferruccio Sansa, frutto dell'intesa Pd-M5S. In Veneto a sfidare senza troppe speranze Luca Zaia sono Arturo Lorenzoni (sostenuto da una coalizione di centrosinistra) e Enrico Cappelletti (M5S). In Toscana Eugenio Giani (sostenuto da Pd, Iv e La Sinistra) sfida la leghista Susanna Ceccardi mentre il Movimento schiera Irene Galletti. Nelle Marche la contesa è tra Maurizio Mangialardi (sostenuto da Pd e Iv e ex CinqueStelle) e il meloniano Francesco Acquaroli con il pentastellato Gianluca Mercorelli come outsider. In Puglia l'uscente Michele Emiliano se la vedrà con Raffaele Fitto con le variabili Antonella Laricchia (M5S) e Ivan Scalfarotto (Iv) che, per l'ex pm, rischiano di essere decisive. In Campania a sfidare De Luca sono l'azzurro Stefano Caldoro e la dimaiana Valeria Ciarambino.

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