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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Elezioni regionali: il voto disgiunto e il rischio bassa affluenza

Le combinazioni di risultati sono le più svariate: si va da un estremo del 6-0 vaticinato una volta da Salvini al 3-3, passando per un 4-2 che potrebbe anche voltarsi in un 2-4. Ma qualcosa potrebbe cambiare tutto

Sono elezioni regionali ma lunedì 21 settembre alle 15, quando comincerà lo spoglio, scatterà anche la gara a colorare politicamente il risultato del voto in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia (in Valle d'Aosta non c'è l'elezione diretta del presidente). E visto che attualmente quattro delle sei sono governate dal centrosinistra, il risultato potrebbe essere sbandierato dal centrodestra come una sfiducia nei confronti del governo Conte

Elezioni regionali: il voto disgiunto e il rischio bassa affluenza

Per questo sono due i fattori che stanno influenzando questa tornata elettorale: la possibilità del voto utile o voto disgiunto e il rischio bassa affluenza. E mentre un buon numero di italiani riceve sondaggi segreti in chat o su Whatsapp e si infiamma il derby interno al centrodestra tra Salvini e Meloni,  il Corriere della Sera spiega oggi che le combinazioni di voto sono le più svariate: si va da un estremo del 6-0 vaticinato una volta da Matteo Salvini (ma mai più ripetuto) al 3-3, passando per un 4-2 che potrebbe anche voltarsi in un 2-4. Numeri che hanno un preciso valore politico. Anche, o soprattutto, perché le Regioni non sono tutte uguali: due, Puglia e Toscana, sono più uguali delle altre. 

Gli occhi sono tutti puntati sulla Toscana. Roccaforte rossa mai violata, per la prima volta potrebbe cedere all’assalto del centrodestra affidato alla leghista Susanna Ceccardi. A cercare di salvare la ghirba del centrosinistra deve badare Eugenio Giani, amministratore collaudato che può contare oltre che sul Pd anche sui renziani di Italia viva. Nessun accordo né sostegno, invece, dal M5S che con Irene Galletti va per conto proprio (il centrosinistra spera, qui come nelle altre regioni, a parte la Liguria, dove non è scoccata la scintilla, nel voto disgiunto). Si ripropone il duello rusticano che andò in scena a gennaio in Emilia-Romagna. Là, Stefano Bonaccini riuscì a tenere. Stavolta la sfida sembra davvero all’ultimo voto ed è vissuta con apprensione al Nazareno, dove c’è chi non vede l’ora di chiedere conto di una sconfitta al segretario pd Nicola Zingaretti.

Importante, anche se con un peso politico leggermente inferiore, è anche la partita che si gioca in Puglia. Anche in questo caso è il centrosinistra a giocare in difesa del governatore uscente Michele Emiliano. Con una complicazione in più: non solo non si è trovata l’intesa coni5Stelle (che anzi hanno schierato perfino Alessandro Di Battista a sostegno di Antonella Laricchia), ma c’è anche la concorrenza intestina rappresentata da Ivan Scalfarotto candidato insieme da Italia vivaeAzione. Il centrodestra affida a Raffaele Fitto, che è già stato governatore, la speranza di riconquistare la Regione dopo 15 anni.

Cos'è il voto disgiunto alle elezioni regionali e perché può salvare il governo

Il voto disgiunto è la possibilità concessa all’elettore di poter votare il candidato consigliere di una lista appartenente ad una coalizione e contemporaneamente il candidato governatore di un altro schieramento. Questa opzione deve essere prevista espressamente dalla legge elettorale della singola regione. La possibilità esiste proprio in Puglia e in Toscana, guarda caso le due regioni dove la competizione fra centrosinistra e centrodestra è più accesa e dove la distribuzione del voto su candidati minori potrebbe rivelarsi determinante. 

Proprio il voto disgiunto è stato oggetto di una serie di appelli negli ultimi giorni di campagna elettorale. Tra gli altri si è speso per ricordare la possibilità del voto utile proprio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, scatenando la polemica all'interno del MoVimento 5 Stelle che spera in un buon risultato in Puglia (meno in Toscana) per salvare almeno la faccia visto che storicamente i risultati nei voti locali, ad eccezione di Roma e Torino nel 2016, non gli sorridono. 

Ma sul voto incombe anche il pericolo bassa affluenza. Il Corriere ricorda ancora che un inquietante prologo è andato in scena ieri, quando dal nord al sud è scattata la fuga dei presidenti di seggio e degli scrutatori. Le defezioni in massa sono state attribuite alla paura del contagio. Subito è partita la ricerca di sostituti, il Comune di Milano ha lanciato un appello sui social per coprire i posti rimasti all’improvviso vacanti, oltre 80 tra i presidenti. E in poche ore sono state raccolte disponibilità superiori alle esigenze. 

Elezioni regionali: la paura del PD di perdere Puglia, Marche e Toscana

Come si vota nell'emergenza Covid-19

Intanto il Viminale fornisce le prescrizioni in tema di prevenzione anti Covid-19, da rispettare per votare in sicurezza oggi e domani. E' obbligatorio l'uso della mascherina per accedere ai seggi, sia per gli elettori che per ogni altro soggetto autorizzato ad entrare (presidenti e scrutatori dovranno sostituire i dispositivi di protezione individuale ogni 4-6 ore). Divieto di assembramenti all'interno delle sezioni; sono previste aree di attesa all'esterno. Utilizzo del gel igienizzante per gli elettori prima di entrare nei seggi, una seconda volta prima di ricevere la scheda elettorale e la matita e, infine, consigliato un terzo utilizzo al termine delle operazioni di voto.

Allo scopo di assicurare il pieno esercizio dei diritti civili e politici e al tempo stesso le massime condizioni di sicurezza sanitaria, anche a coloro che andranno a raccogliere il voto, il decreto legge 14 agosto 2020, n. 103, ha stabilito particolari modalità per consentire il voto domiciliare a tutti gli elettori che, essendo sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per Covid-19, non possono recarsi ai seggi. Questo compito è affidato alle sezioni ospedaliere attraverso i seggi speciali che si recano presso le abitazioni degli elettori. Proprio per incrementare il numero delle sezioni ospedaliere e ampliare la platea dei comuni nei quali istituirle, il decreto legge n.103/2020 prevede la loro costituzione anche nelle strutture sanitarie con almeno 100 posti letto, derogando rispetto al limite ordinario di 200. 

Il Viminale sottolinea sul suo sito ufficiale che la scelta di affidare la raccolta del voto domiciliare alle sezioni ospedaliere, composte da personale appositamente formato, è dovuta all'esigenza di garantire la sicurezza sanitaria anche nella fase dello scrutinio. Le nuove disposizioni consentono agli elettori che si trovano nelle condizioni previste dal decreto legge e che ne facciano richiesta, di poter votare per tutte le prossime consultazioni referendarie, regionali e comunali. In collaborazione con il Ministero della Salute, sono state diramate, anche di recente, indicazioni operative per i componenti dei seggi speciali, al fine di garantire la raccolta del voto in condizioni di sicurezza. Inoltre, sono stati anche previsti corsi di formazione dedicati a coloro che dovranno raccogliere il voto domiciliare, i quali saranno anche forniti dei dispositivi di protezione individuale ritenuti necessari.

Per quanto riguarda in particolare le elezioni comunali, si applicano le disposizioni già vigenti dal 1960 (articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n.570/1960) per tutti gli elettori ospedalizzati, che prevedono la possibilità di votare per gli elettori del comune dove ha sede la struttura medica. Si tratta di un principio di carattere generale, che trova applicazione anche per altre categorie di elettori, quali, ad esempio, quelli affetti da grave infermità che non dimorano nel comune dove dovrebbero votare; le Forze di polizia e i militari chiamati a svolgere i servizi di istituto in sede diversa dalla propria residenza.

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