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Venerdì, 29 Marzo 2024
ELEZIONI / Italia

Elezioni 2013: stop ai sondaggi, battaglia tra i big

Nel giorno in cui i sondaggi chiudono il sipario, Bersani si dice soddisfatto dei numeri. Berlusconi fa autocritica sulla Minetti e Grillo parla di III guerra mondiale

La compagna elettorale si libera dei sondaggi. Da oggi non potranno più essere resi noti. E forse è meglio così; tolta la matematica gli italiani sono in attesa della passione, quella giusta, quella che la politica si è scordata di trasmettere. Ma qui il problema è di lungo corso: un vero e proprio cortocircuito che chiama in causa tutti. Nessuno si sente più a casa nella pancia della politica italiana e forse il problema vero sta in quel deficit di speranza che ha consumato la voglia di appartenenza. Così il popolo degli indecisi, i dubbiosi, coloro che per dovere, storia, tradizione entreranno comunque nel segreto dell’urna (nonostante il rischio di rimanere a bocca aperta al cospetto della scheda elettorale), sono i veri protagonisti della partita. I candidati premier lo sanno e tirano dritto, ognuno recitando il ruolo che gli compete.

Bersani sa di essere in vantaggio (dai 5 ai 7 punti) e più che altro sta attento a non mettere il piede il fallo. Ha sempre sostenuto di voler parlare il linguaggio della verità e della responsabilità. Giusto una cinquantina di miliardi da girare alle imprese in credito con lo Stato. Il resto è ordinaria amministrazione, anche perché è “molto contento di cosa dicono i sondaggi”. Per questo non vuol raccontare “favole” ed è sicuro che gli italiani lo ripagheranno con la “fiducia”. E visto che Berlusconi sta facendo i fuochi d’artificio per raccontare un’Italia diversa dalla sua ironizza: “Le promesse? Spero che ne faccia altre. Mi pare che alla fine funzionino come dei boomerang. Ci vuole rispetto per gli italiani. Io terrò questo profilo in campagna elettorale e sono sicuro che porterà bene”. Ma intanto incombe il problema sul pluralismo e sulla libertà di informazione, polemiche sulla par condicio comprese. Così la butta sul conflitto d’interessi. Tema noto agli italiani: vecchio quasi 20 anni. Fermo da sempre, polveroso. Bersani nell’ultimo giorno utile per la diffusione dei sondaggi promette di metterci un punto: “Il conflitto di interessi sarà una delle prime leggi che porterò all’approvazione del nuovo Parlamento ed è mia intenzione far entrare l'Italia in Europa anche in materia di normative antitrust e di autonomia del servizio pubblico”.

D’ALEMA – Più perplesso D’Alema, che i sondaggi li guarda eccome. Tranquillo per come sta reagendo il partito all’offensiva di Berlusconi non ha mancato tuttavia di polemizzare con i suoi: il Pd ha iniziato la campagna elettorale “col piede sbagliato, con l’idea di aver già vinto”, ha affermato durante la video chat alla Stampa.it. Rinfrancato dal secondo tempo, sgombera il campo dalle polemiche sull’inciucio Bersani – Monti e punta diritto verso l’unico avversario di fine febbraio: “La sfida vera di queste elezioni è tra il centrosinistra e Berlusconi. La sua rimonta nei sondaggi riporta al centro il problema vero di queste elezioni, ovvero che la sfida è tra Bersani e lui. Tutti gli altri sono partecipanti rispettabili ma non sono in corsa per vincere”.

BERLUSCONI – Bersani e D’Alema rivolgono l’artiglieria su Berlusconi, Silvio risponde colpo su colpo. Ospite da ‘Il Messaggero’ nega la possibilità di una grande coalizione post-voto, si scaglia contro il Festival di San Remo,  e si butta sul suo pane quotidiano, i sondaggi. Partendo proprio dai numeri e tranquillizzando tutti: due punti di distacco, non 5 né tantomeno 7. “Gli italiani devono dare il loro voto al Pdl”, insiste dagli studi di La 7. Poi si toglie i soliti sassolini dalla solita scarpa, quella con cui inciampa sempre con quella dei pm: c’è una “corrente di magistrati corrotti politicamente”, il “cancro della nostra democrazia”. Finita la sparata sulla magistratura – niente di nuovo sotto il sole – si concede una ‘licenza poetica’ sulla Minetti. E fa autocritica, cosa rara per l’uomo di Arcore: candidarla “non è stata una scelta felice ma le colpe non ce le ha tutte lei”. “Nicole Minetti – ha continuato – fa fermare il traffico perché in questo momento è la donna più popolare d’Italia, anche più di Belen, ma per una bella donna fare politica è difficile, gli italiani, infatti, preferiscono Rosy Bindi”. Perché la Bindi? “È la vicepresidente del governo che ha in animo Bersani”, chiude sull’argomento.  Pochi muniti e arriva via Twitter la replica della Bindi: “È difficile fare politica per una donna, più o meno bella, perché molti uomini temono la nostra bravura e la nostra libertà”.

Minetti o meno, Berlusconi bada al sodo. Così dopo aver attaccato sinistra e magistratura, cambia fronte e si butta su Grillo. Il tema è il ritorno in Tv del blogger genovese, stavolta però in vesti politiche. Un evento che il leader del Pdl stigmatizza: “Grillo non ha la fisicità adatta” per poter  la televisione e si dice sicuro che no “sfonderà”. L’obbiettivo di oggi è il volto noto del Movimento 5 Stelle: “La protesta di Grillo ha successo per il cattivo spettacolo che la politica ha dato di sé, con i tradimenti, i passaggi da una parte all'altra, gli scandali Fiorito, Penati e Lusi. Il disgusto è legittimo e Grillo se ne è fatto interprete”. “È possibile – continua al Messaggero – che, una volta eletti, vengano risucchiati nel gorgo dei partiti. Ho visto dei comizi che ha fatto Grillo al Nord e ho rilevato che continua a fare il suo mestiere di attore perché si attiene strettamente al copione. Anche nelle battute estemporanee. È un ottimo protagonista del palcoscenico e, dato l’oggetto delle sue recite, si può dire che è un fantastico istrione”.

GRILLO E LA III GUERRA MONDIALE – Grillo non risponde. Si coccola il tutto esaurito sulle sue piazze italiane (come quella di Udine ieri sera) e prepara l’assalto alla finanza: “La III guerra mondiale è in corso, nessuno l'ha dichiarata, è una guerra silenziosa, insidiosa”, scrive dal suo blog. “La finanza internazionale combatte la sua guerra per il predominio, per lo svuotamento delle democrazie e degli Stati. È un superorganismo che non rende conto a nessuno, che ha a sua disposizione i media, i politici-camerieri, gli stessi governi”. Soprattutto, “l’informazione è la sua arma invincibile”. E dunque, “nelle prossime due settimane, prima delle elezioni, ne vedremo la faccia peggiore”.

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