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Giovedì, 25 Aprile 2024
Amministrative 2022 / Como

A Como una donna in pole position come prossimo sindaco

In otto si contendono la fascia tricolore finora indossata da Mario Landriscina. M5S assente, centrodestra diviso e l'incognita dello storico consigliere comunale che ha dalla sua un "tesoretto" di voti

Sono otto i candidati sindaco che domenica 12 giugno si sfideranno a Como per succedere all'uscente Mario Landriscina, che dopo un solo mandato non è stato riconfermato dalla coalizione di centrodestra che l'aveva portato a Palazzo Cernezzi nel 2017. Per mesi, prima che la sfida elettorale entrasse nel vivo della battaglia con tutti i suoi nomi schierati in campo, ad alimentare il confronto politico all'interno del centrodestra è stata proprio la sfiducia, prima di Forza Italia e poi di Fratelli d'Italia, espressa nei confronti del sindaco uscente. A porre resistenza solo la Lega, che fino all'ultimo ha sostenuto e difeso la ricandidatura di Landriscina. Vediamo chi sono i candidati.

Elezioni comunali 2022 a Como: i candidati sindaco

Barbara Minghetti

Mentre nel centrodestra si bruciavano nomi in attesa del candidato che mettesse d'accordo tutti, il Pd rompeva gli indugi ufficializzando senza sorprese, visto che se ne parlava da tempo, la candidatura di Barbara Minghetti.

Nome forte in città, non tanto per la sua attuale carica di consigliere comunale d'opposizione, ma piuttosto per il suo fortunato passato di presidente del Teatro Sociale di Como. Insomma la prima donna con buone carte da spendere per conquistare l'ambita poltrona di Palazzo Cernezzi: autorevole, concreta, con un approccio più manageriale che politico, Minghetti parte da favorita e con l'appoggio di sindaci di provata esperienza che si sono subito spesi per sostenere la sua candidatura: Sala da Milano, Gori da Bergamo, Pizzarrotti da Parma ma anche del governatore emiliano Bonaccini. E anche qualche "vip", da Remo Ruffini di Moncler all'ex ministro e imprenditore Corrado Passera, che hanno però prestato il fianco agli attacchi degli avversari politici. 

Minghetti è sostenuta, oltre che dal Pd, dalla lista Svolta Civica, Como Comune, Europa Verde e da Agenda Como 2030. Proprio quest'ultima lista, che riunisce candidati provenienti da altre frange del centrosinistra, come Italia Viva e Azione, è stata al centro di un caso nazionale, quello di Doha Zaghi, "mistress" cacciata da Carlo Calenda a causa anche dei film hard di cui è protagonista. Un piccolo scandalo nella città più pettinata d'Italia, durato il tempo di un tuono e apparso ai più come una simpatica distrazione. 

Adria Bartolich

La coalizione di centrosinistra inizialmente sembrava contare anche sulla lista civica Civitas Progetto Città, che da sempre fa riferimento in città a Bruno Magatti. Ma ben presto si è consumata la rottura. La motivazione è presto detta: avendo letto nel nome di Minghetti una scelta non trattabile da parte del Pd, Civitas ha deciso di sfilarsi e correre in solitaria candidando un altra donna di lungo corso, Adria Bartolich: ex sindacalista e già deputato con il PDS per due legislature tra il 1994 e il 2001. La sostiene anche una seconda lista, Il Bene Comune.

Fabio Aleotti

Simile al caso di Civitas è quello dei 5 Stelle di Como. Una guerra tra il rappresentante locale, Fabio Aleotti, che era pronto a correre con Civitas, e quello regionale, Giovanni Currò, che premeva invece per un patto con Minghetti, ha fatto sì che alla fine i 5 Stelle non partecipassero a queste elezioni amministrative a Como con il proprio simbolo. Aleotti è quindi sceso in campo con una lista a suo nome e con lo slogan "No inceneritore". Quello della realizzazione della terza linea per lo smaltimento dei rifiuti è infatti uno dei temi più caldi in città. Aleotti, nato a Como, classe 1971, è attualmente esponente dei 5 Stelle all'opposizione in Consiglio comunale.

Roberto Adduci

Da un'altra frattura con Civitas, che non ha gradito la plateale protesta dell'alleato Comitato Assemblee Popolari per l'arrivo in città di Giorgia Meloni, è invece scaturito last minute il nome del 31enne candidato sindaco Roberto Adduci. Un volto non completamente nuovo, vista la sua partecipazione attiva a diverse manifestazioni e proteste che negli ultimi anni si sono susseguite a Como contro l'attuale amministrazione di centrodestra.

Giordano Molteni

Ma torniamo al centrodestra, che alla fine, accantonato definitivamente il sindaco uscente Mario Landriscina, ha ritrovato unità nel nome di Giordano Molteni, un altro medico. Una scelta fortemente voluta da Fratelli d'Italia - che nel capoluogo, grazie soprattutto al senatore Alessio Butti, ha un certo peso politico - ma condivisa senza tentennamenti anche da Forza Italia e dalla Lega (quest'ultima ha espresso, invece, il candidato sindaco di Erba, Mauro Caprani).

Vincenzo Graziani

Anche nel centrodestra, però, va registrata una piccola frattura che ha partorito un altro candidato. I rappresentanti locali di Verdi è Popolare - il neo partito nazionale che fa capo a Gianfranco Rotondi - non sentendo soddisfatte all'interno della coalizione del centrodestra le proprie richieste, hanno infatti deciso di candidare in autonomia Vincenzo Graziani, classe 1950, ex comandante della polizia locale di Como. 

Alessandro Rapinese

Unico nome certo fin dall'inizio, quello dell'eterno outsider Alessandro Rapinese, classe 1976, di professione agente immobiliare. Con la sua lista, pur senza arrivare al ballottaggio, era stato il più votato a Como già nel 2017. Autentico indipendente, allergico ai partiti e a qualsiasi apparentamento elettorale, è il solo nome che davvero ha concrete possibilità di far saltare il banco. Temuto da tutti, e per questo poco nominato dagli avversari, ha dalla sua una vita spesa con tenacia tra i banchi dell'opposizione. E' in Consiglio comunale dal 2008.

Francesco Matrale

Tutta un'altra storia quella dell'ultimo candidato in lizza, Francesco Matrale, chiamato da Gianluigi Paragone a rappresentare la sua Italexit anche a Como tra novax e antieuropeisti.

I temi più dibattuti

La campagna elettorale è stata finora calda, ma non caldissima. La città convive da anni con problemi che tutti conoscono ma che fin qui nessuno ha davvero risolto. Subentrata Regione Lombardia nella gestione del sua più grande incompiuta, quella dell'eterno cantiere delle paratie del lungolago, i temi che hanno acceso ma non infiammato il dibattito a Como sono stati soprattutto quelli legati alla sicurezza, alle aree dismesse (ex Ticosa in primis), agli impianti sportivi che non ci sono mai stati o che sono fermi da anni, al turismo, al traffico, alle periferie. Promesse ce ne sono da tutte le parti, alcune molto ambiziose, altre decisamente più pratiche ma ugualmente tutte da realizzare. Intanto, sul finire della campagna elettorale, Como si trova con Villa Olmo e il suo parco, una delle aree pubbliche più belle e importanti della città, sequestrati per un mese. Il Comune lo ha infatti concesso a un magnate inglese per il ricco suo matrimonio sul Lario, fatto che sta, questo sì, riattivando le ultime scaramucce prima del voto del 12 giugno.

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