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Giovedì, 18 Aprile 2024
Elezioni europee 2019

Elezioni europee, perché la vittoria di Salvini "vale il triplo"

È una vittoria triplice per Salvini: numerica (diventa il baricentro del governo), geografica (è partito nazionale) e strategica (ora ha diverse opzioni): lo sostiene il Centro studi elettorali della Luiss. E poi: il peso dell'astensione, il crollo M5s e le prospettive del Pd

Elezioni europee, il giorno dopo. Assicura che non chiederà alcun rimpasto di governo, e che l'esecutivo continuerà il lavoro nel solco del contratto siglato un anno fa da Lega e Movimento 5 stelle. "Ho sentito il presidente del Consiglio. Ribadisco che la lealtà della Lega al contratto e al governo non è mai stata in discussione", ha detto il leader del Carroccio Matteo Salvini. Il 34 per cento della Lega è un risultato in linea con i sondaggi più ottimisti che circolavano nei mesi scorsi. E ben superiore ai sondaggi dell'ultimissima ora. 

Per un'analisi a mente fredda, il più possibile argomentata, non si può non evidenziare come l'astensione al 44 per cento distorca molti ragionamenti: alle europee tradizionalmente la partecipazione al voto è bassa, e oggi come oggi circa 20 milioni di aventi diritto non si sentono rappresentati. Le percentuali "reali" quindi dicono che ha votato Lega  il 19 per cento degli italiani, il Pd è al 12 per cento, il M5S  è al 9,5 per cento. Ciò non toglie che il Carroccio ora, e per 4 anni se il governo non cadrà, ha il pallino in mano. 

Elezioni europee 2019: i risultati del voto

Europee, per Salvini è una vittoria a tutto campo

Detto questa, quella di ieri è una vittoria triplice per Matteo Salvini: numerica (diventa il baricentro del governo); geografica (diventa un partito uniformemente nazionale), strategica (ora ha diverse opzioni). Lo sostiene il Luiss Cise, il Centro italiano di Studi elettorali della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali che ha analizzato i dati nel corso della Luiss Election Night.

"La geografia del successo di Salvini sta in tre numeri: rispetto ai suoi risultati 2018, moltiplica i suoi voti per 1,5 al nord, per 2 al centro, e per 3 al sud e nelle isole. Quindi, il profilo geografico di oggi della Lega appare più nazionalizzato, mentre il calo del Movimento 5 stelle (più forte nelle regioni del Nord, meno in quelle roccaforti del Sud) lo rende ancora più confinato geograficamente al Meridione, con Fratelli d'Italia che aumenta significativamente".

Se nel 2018 "l'Italia era spaccata in due: la Lega rappresentava il Nord, il M5S il Sud", come osserva Lorenzo De Sio, Direttore Luiss Cise, ora le cose sono diverse: "Ci chiedevamo chi avrebbe potuto costruire una sintesi fra le due parti del Paese - e i loro diversi interessi. Il risultato del 26 maggio è chiaro: offre una chance a Matteo Salvini. La sua Lega diventa un baricentro non solo nell'ambito del governo ma anche sul piano territoriale. E da domani anche del sistema partitico, perché adesso ha una possibile maggioranza di governo alternativa".

Elezioni europee, il M5s perde voti ovunque

Il Movimento 5 stelle, invece, "perde più o meno ovunque in Italia una quota simile (tra 11 e 16 punti). Tuttavia, questo calo incide più fortemente al Nord, dove il partito aveva meno voti, traducendosi in un dimezzamento. Mentre, al Sud dove aveva circa il 45%, il partito guidato da Luigi Di Maio ha perso circa un terzo dei propri voti. Quindi, oggi, il M5S ha un profilo ancor più meridionalizzato, oltre che essere assai meno strategico nel nuovo assetto del sistema partitico italiano".

Altro elemento. Salvini ha dalla sua anche una "centralità strategica, che gli deriva dal poter - se vuole - puntare a (o minacciare) anche una maggioranza alternativa. Non solo assieme Berlusconi e Meloni (cosa che con questi numeri pare pressoché scontata), ma addirittura anche solo con Fdi, Salvini potrebbe riuscire a ottenere quota 40% al proporzionale e vincere il 70% dei seggi al maggioritario che garantirebbe una maggioranza, questa volta politicamente omogenea - specie in un contesto di frammentazione delle altre forze. In questo contesto, si segnala, infatti, anche il sorprendente risultato di Fratelli di Italia che, nonostante la prorompente ascesa della Lega, riesce a crescere notevolmente".

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"Salvini è forse più forte di quanto Berlusconi non sia mai stato"

Con l'attuale assetto tripolare, "Salvini è forse più forte di quanto Berlusconi non sia mai stato (in tempi di bipolarismo). Infatti il Cavaliere, per vincere le elezioni, ha sempre avuto bisogno di una coalizione ampia ed eterogenea (Fi, An, Lega, Udc). Oggi Salvini invece potrebbe essere competitivo anche solo con il partito guidato da Giorgia Meloni.

A questo punto che cosa farà il Pd? Lo spazio di manovra appare limitato. "Zingaretti ha ottenuto un risultato importante: accertare che il partito è ancora in vita. Allontanandosi in maniera netta dal 18,7% della sconfitta di Renzi e avvicinandosi al 25,4% con cui nel 2013 Bersani aveva "non vinto". Zingaretti, rispetto al PD della sconfitta del 2018, dalla sua ha una risorsa: la possibilità di ricostruire legami con altri partiti nel campo di centrosinistra (Verdi e Più Europa)" dicono dalla Luiss. Ma se a sinistra del Pd le proposte saranno ancora così marginali in termini di consenso, è difficile poter anche solo ipotizzare una rinnovata centralità del Partito democratico nella scena politica italiana. Almeno nel futuro prossimo.

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