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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista / Lanna

"La realtà è un'altra: anche Berlusconi è stato sconfitto"

Luciano Lanna, ex co-direttore del Secolo d'Italia con Flavia Perina, vede un solo vincitore: Beppe Grillo. Per il resto - tra il centro e la destra - c'è il "nobile suicidio" di Fini, il voto "di interessi" a Silvio e il risultato "miserabile" della destra degli Storace e dei La Russa.

Ogni elezione, anche in Italia, ha il suo vincitore. Beppe Grillo, nella tornata elettorale del 24-25 febbraio, dominando la scena, si è portato a casa il premio della critica. Ha adombrato tutto e tutti, tranne Silvio Berlusconi.

Il risultato inaspettato e sorprendente del leader del Pdl ha posto diversi interrogativi a corredo del dibattito in corso. Abbiamo deciso di parlarne con Luciano Lanna, giornalista che ha diretto il Secolo d’Italia nel periodo degli strappi storici di Gianfranco Fini.

Lanna, come giudica il ritorno di Berlusconi, l’ennesima fiducia che gli consegnano le urne?

Non credo che ci sia un ritorno di Berlusconi perché si parla di milioni di voti in meno rispetto al 2008. La verità è che nelle 5 o 6 regioni decisive ha perso la sinistra. È questo il dato reale. Berlusconi numericamente non ha affatto vinto. Diciamo che grazie alla sua propaganda ha tenuto.
 
Perché allora ha vinto nelle Regioni chiave?

Stiamo parlando di Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Veneto e Lombardia, regioni in cui l’elettorato ha delle specificità – come la tendenza all’illegalità o altre questioni molto forti – che stanno alla base di sfere antropologiche di cui Berlusconi è il naturale rappresentante. Ma ripeto, i numeri non sono quelli di 5 anni fa e anche in queste regioni non ha vinto. Il dato reale è che c’è stato un avanzamento forte del movimento di Grillo e che la sinistra non è riuscita a ottenere il successo previsto. In questo non ci vedo una vittoria di Berlusconi.

Non ha vinto ma comunque è ritornato: passaggio necessario oppure era meglio fermarsi un giro e ricostruire una destra moderna?

Non credo che oggi si possa costruire una destra o un centro-destra europeo. Il successo del fenomeno 5 Stelle lo dimostra. Il futuro è aperto a ipotesi nuove in cui le ideologie dell’Ottocento, destra – sinistra, non hanno più alcuna presa semantica, non significano più niente. Il futuro è aperto a soggettività politiche oltre questa dicotomia, che poggiano su contenuti e scelte specifiche. La discesa in campo di Berlusconi caratterizza il suo polo solo come il soggetto berlusconiano. L’etichetta destra, come ha spiegato Battista, è destinata all’irrilevanza.

Irrilevanza, può spiegare il concetto?

L’ipotesi costruita in questo Paese dopo l’89 o il ’92, che parlava di un quadro politico costruito attorno ad un bipartitismo o a un bipolarismo, è saltato completamente. Forse lo scenario aveva poco senso anche allora, di sicuro non ha senso oggi. Berlusconi catalizza solo i berlusconiani e alcuni soggetti di quella che chiamavamo destra e cioè An: 7-8 parlamentari schiacciati sotto il suo giogo e un’altra decina eletti con Fratelli d’Italia. Stop, la destra ha chiuso la partita.

In questo schema però La Russa va in Parlamento e Fini no.

Fini è rimasto fuori per esser voluto andare oltre la destra. È vittima di un suicidio rituale nobile perché comunque non è andato a destra. L’ipotesi non ha funzionato ed è uscito di scena. Quelli però che si richiamano esplicitamente alla destra, cioè La Russa, Storace, oppure chi ha deciso di stare nel Pdl come Alemanno e Gasparri nel complesso, hanno ottenuto un risultato miserabile.

Come giudica la situazione che si è creata al Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto in mano ad un partito, la Lega, che su percentuali nazionali si ferma a poco oltre il 4%.

Per capirlo basta prendere sotto esame il caso Lombardia. La regione è ormai governata da un ventennio attraverso un patto tra leghisti, interessi legati al mondo di Berlusconi e a Comunione e Liberazione. Da questa grossa consociazione ne è uscito fuori un sistema di potere molto forte, radicato, che riguarda banche e imprese ed è difficilmente scalzabile. Ambrosoli ci ha provato. Sono convinto che da qui a un paio d’anni anche in quel tipo di sistema cominceremo a vedere qualche crepa.

Secondo lei, quanto ha sfondato Grillo a destra?

Ha già sfondato. Quell’elettorato che ha creduto possibile un rinnovamento, passando prima per Fini e poi per Alemanno al Comune di Roma, si è rivolto a Grillo per un buon 60%. Allo stesso modo è andata a sinistra: chi chiedeva rinnovamento è passato al Movimento 5 Stelle.

Paralisi al Senato e stallo istituzionale, qual è il ruolo che dovrebbe recitare il centro – destra?

Il loro è un ruolo residuale. È chiaro che si tratta di una sorta di lobby in Parlamento legata agli interessi di Berlusconi. Ma dato che i numeri non li ha nessuno cercheranno di prendersi un ruolo: da Berlusconi al Senato alle grandi intese. Un tentativo per ritagliarsi ancora spazio nonostante abbiano perso sia nella società che nella realtà.

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