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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politiche 2013 Italia

Fatto il Papa quando arriverà il governo? Per ora la fumata è nerissima

Un Papa eletto in meno di 48 ore...e il governo? Metaforicamente parlando, la fotografia del Paese racconta di una fumata nera, nerissima. Ecco cosa sta succedendo nel Conclave laico della Repubblica

Due giorni di Conclave, quattro fumate nere, una bianca. In meno di 48 ore i 115 cardinali sigillati dal mondo, all’ombra del genio di Michelangelo, si sono scelti la nuova guida. “Fratelli e sorelle, buonasera”, è iniziata così l’era di Papa Francesco.

Sempre a Roma, appena fuori dai confini dello Stato Vaticano, a venti giorni dalla chiamata alle urne, tutto tace. Non c’è traccia di una maggioranza parlamentare, né di un governo. Con un aggravante in più, la scadenza del settennato di Giorgio Napolitano, che per il momento resta l’unica figura istituzionale a reggere la baracca. Solo e con i giorni contati. Metaforicamente parlando, la fotografia del Paese racconta di una fumata nera, nerissima. E il problema non sta nella caldaia. Ma nei numeri, quelli che ha perso per strada il Pd, gli stessi che non vuol cedere Beppe Grillo.

Strana davvero la politica. Pierluigi Bersani è entrato nell’urna elettorale da Papa, ne è uscito cardinale. E i ‘cardinali’ non governano il ministero laico. Così per indossare la mitra, l’abito bianco e salire a palazzo Chigi il segretario dei democratici ha intavolato una fitta discussione con i neo eletti del Movimento 5 Stelle. Con i grillini, non con l’altro cardinale, uno e trino (megafono, garante, presidente): Beppe Grillo. Tra i due il dialogo si è troncato sul nascere. Il piano A di Bersani, un governo di minoranza strutturato in otto punti cari ai 5 Stelle, è nato e si è abissato nel giro di un pomeriggio. Giusto il tempo per far esclamare a Grillo: “Si dimetta, è un morto che parla”. Prima fumata nera, nuovo giro di diplomazie e avanti con il conclave.

Incassato il "no" forte e chiaro da Grillo, Bersani ha cominciato a lavorare dentro la chiesa edificata dal blogger genovese. Partendo da due principi, uno conseguente all’altro. Il primo, “responsabilità”. Quella che il numero uno dei democrat va cercando alla luce del sole, con trasparenza, “senza sedie, tavolini” e giochini sotto banco. Il secondo, “cambiamento”, o cambio di passo che dir si voglia, lo stesso in voga tra le mura del Movimento. E sullo sfondo un teorema: “Senza Pd non governa nessuno. Se andiamo a casa noi si va a casa tutti, Grillo compreso”. Così parlò da Fazio, Bersani. E il presidente dei 5 Stelle? “No alla fiducia”. Pena le sue dimissioni e quelle del camerlengo dei grillini, Casaleggio. Altra fumata nera.

Avanti con le trattative quindi. E se il governo è lontanissimo semmai un primo assaggio di intesa il Pd è convinto di trovarla su i due nomi che presiederanno il Senato e la Camera, la seconda e la terza carica dello Stato. Semmai offrendo la presidenza della Camera proprio ai grillini che in queste ore turbolente si sono chiusi, anche loro al mondo, lontani dalla stampa, supportati da una rete wi-fi protetta, nel loro conclave. Un vertice che va avanti da un paio di giorni da cui in serata dovrebbero fuoriuscire i papabili allo scranno più alto dei due rami del Parlamento.

Per adesso è dato sapere solo la linea di principio condivisa dai 5 Stelle: “'Ci riuniremo al Senato – afferma Vito Crimi, capogruppo M5S di Palazzo Madama – e voteremo un nostro candidato presidente, a voto palese, e poi dopo avere ‘graticolati’ quelli che hanno più voti, ne sceglieremo uno e quello sarà il nostro candidato fino alla fine”. Gli fa eco subito Roberta Lombardi, suo corrispettiva a Montecitorio: “Anche noi avremo un candidato nostro per la presidenza della Camera, anche noi abbiamo individuato una rosa di nomi e faremo la nostra scelta”. Nessun compromesso storico, i grillini voteranno i loro.

Interessante sarà capire come voteranno i democratici: lascia passare come preludio ad un'intesa di governo o rottura totale? La prima ipotesi è la più accreditata. L’indizio principale sta nella velocità con cui il Pd ha smentito la voce che raccontava di un partito compatto su due nomi di ‘casa’: “L’informazione secondo la quale il Pd avrebbe già deciso di votare proprie candidature sia per la Camera, sia per il Senato, diffusa oggi anche dai Tg, non ha alcun fondamento. Il Pd conferma di essere alla ricerca di un dialogo aperto perché ciascuno prenda le proprie responsabilità di fronte al tema delle istituzioni e si arrivi se possibile ad una scelta condivisa”.  E ancora: “Fino all'ultimo il Pd lavorerà non per l'autosufficienza, ma per una larga assunzione di responsabilità”. Mani tese, insomma. Avanti con il conclave.

RENZI Con una novità decisiva, il popolo dei ‘rottamatori’ che avanza. Si perché improvvisamente al conclave laico della Repubblica ha fatto capolino un terzo cardinale, Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze dopo aver accompagnato la campagna elettorale di Bersani, è uscito allo scoperto e si è detto pronto a  guidare il Paese. Lo disse il 13 di settembre, l’ha ribadito in una lunga intervista all’Espresso (in edicola domani): “Se ci fossero le condizioni ci starei”. Attenzione, non ora: “Faccio il tifo per Bersani”. Ma se il progetto di Bersani dovesse naufragare e gli italiani chiamati nuovamente al voto, non si tirerebbe di certo indietro. Meglio se passando per la via delle primarie.

Sta di fatto che Renzi è già in campagna elettorale. Dal Messaggero a ‘Che tempo che Fa’, domani sull’Espresso. Un giro mediatico vorticoso per lanciare la sua sfida. A Grillo, “che va sfidato, non corteggiato”; alla politica ma soprattutto ai dirigenti del Pd. Avanti con la rottamazione, l’idea di un partito liquido e meno ingessato, i temi sul lavoro, l’abbattimento dei costi della politica, le riforme istituzionali. I temi della primarie ripresi a quattro braccia per questa nuova ribalta che, al di là delle parole e delle buone intenzioni, segnano una frattura sempre più profonda con Bersani. Tanto vera che nel pomeriggio Renzi si è diretto a Roma dove terrà un incontro con i parlamentari eletti in quota renziana. In scaletta non è previsto nessuna visita in direzione. Stavolta non andrà a pranzo con Bersani.

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