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Giovedì, 28 Marzo 2024
Verso il 25 settembre

Perché Calenda di colpo è decisivo

Il leader di Azione ritiene alla sua portata un 10 per cento in caso di volata solitaria, ma così per il centrodestra avere una maggioranza di due terzi dei seggi sarebbe cosa quasi fatta. La trattativa Azione-Pd indirizzerà probabilmente tutta la campagna elettorale

Carlo Calenda balla da solo. Enrico Letta ancora ci crede e lancia "un appello accorato a tutti coloro che in queste ore hanno dubbi sulla creazione di una larga e convinta alleanza in grado di battere le destre: il terzo polo è il modo migliore per aiutarle".  Sulle alleanze "noi non mettiamo veti, chiediamo a tutti di avere questo spirito. Il nostro sforzo non è quello di spingere per prendere l'1% in più ma quello di vincere le elezioni e dare agli italiani un governo di progresso che sia in grado di continuare lo sforzo importante che Draghi ha fatto" dice Letta. "Noi siamo disponibili, con la generosità tipica del grande Partito democratico che ha l'ambizione di diventare il primo partito in Italia", ha spiegato  a margine della Festa dell'Unità a Casalgrande, Reggio Emilia.

Una disgregazione di tutto ciò che "non è destra" renderebbe molto complessa la situazione per il Pd e quasi scontata la vittoria di Meloni, Salvini e Berlusconi il 25 settembre. Quello di Calenda non sarebbe infatti il terzo polo, ma il quarto: oltre a centrodestra e centrosinistra c'è la presenza di M5s, accreditato di un 10 per cento. Numeri già "da terzo polo", quelli di Conte. Tra meno di due mesi gli italiani dovranno mettere una croce su un solo simbolo e con l'attuale sistema elettorale i partiti sono evidentemente spinti a coalizzarsi per prevalere nei collegi uninominali, dove il candidato che prende un voto in più ottiene il seggio. La coalizione deve essere la stessa su tutto il territorio nazionale ma il coalizzarsi è un fatto meramente formale, non impegna a nulla, nemmeno a presentare un simbolo o un programma comune. E' evidente che chi ci rimette è chi corre da solo, perché non solo non è competitivo in nessun collegio, ma potrebbe pure essere penalizzato dal "voto utile", che spinge a preferire chi abbia qualche chance di arrivare primo. Staremo a vedere, il tempo stringe.

Elezioni 25 settembre: i dubbi di Calenda

Cosa spinge Calenda a voler correre da solo? Il Pd punta all'alleanza con tutti dentro tranne il Movimento 5 stelle (ritenuto responsabile della caduta del governo Draghi), ma la trattativa con Calenda è sull'orlo del baratro. L'ex candidato sindaco di Roma dovrebbe (condizionale d'obbligo) sancire oggi o domani che la sua federazione con +Europa (a patto che regga) andrà da sola alle elezioni del 25 settembre. Sondaggi alla mano, significa consegnare senza più dubbi residui a Meloni e Salvini quasi tutti i collegi uninominali, e dunque la maggioranza in Parlamento. Non ci dovrebbe essere nessun listone di centro, Matteo Renzi starebbe provando a convincere Calenda in questo senso, ma se le nozze con i dem dovessero saltare, il massimo che potrà concedere è un apparentamento fra Azione e Iv, che resteranno distinte.

Domenica sera Calenda ha inviato al segretario del Pd una lettera, firmata anche da Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, che invece vorrebbe concretizzare l'alleanza a sinistra. Nella missiva si parla di due "punti imprescindibili", senza i quali l'eventuale "comune proposta di governo" sarebbe "debole e contradditoria". Uno riguarda i nodi del programma ancora irrisolti, dal reddito di cittadinanza alle infrastrutture energetiche. Ma quello più pesante è l'altro, che ribadisce la ferma contrarietà a candidare nei collegi uninominali "persone che non hanno votato la fiducia a Draghi", ovvero Nicola Fratoianni, che "sostengono la necessità di abbandonare quella agenda", sempre Fratoianni e Angelo Bonelli dei Verdi, o che "hanno inventato partiti all'ultimo secondo", chiaro riferimento a Luigi Di Maio.  "Quello che aiuta la destra è una coalizione eterogenea, confusa e poco credibile - ha scritto Calenda su Twitter rivolto al leader Pd - Cerchiamo di evitarla. Noi ce la stiamo mettendo tutta".

Cosa sta succedendo

Cosa ha in mente Calenda? Secondo varie indiscrezioni, i tentennamenti sono un modo per poter poi dire di aver provato fino all'ultimo a raggiungere un accordo, ma avrebbe già deciso. Gli conviene andare per conto suo e fare un accordo dopo le elezioni? E' possibile, visto che i sondaggi non danno Azione lontana da Forza Italia a livello di consenso, e correre con Di Maio e gli altri viene visto come un rischio. La sfida, ardita, sarebbe convincere gli elettori in fuga da Forza Italia e qualcuno anche dalla Lega, ma sarebbe complesso farlo presentandosi insieme alla sinistra e all'ex capo del M5s: questo in sintesi sarebbe il Calenda-pensiero. 

Il piano è tutto sommato abbastanza chiaro: restare al centro per prendere più voti e pesare di più dopo le elezioni, ma è uno scenario quasi fantascientifico perché si concretizzerebbe solo se la destra non vincesse: Calenda, dopo aver raccolto il maggior numero di voti possibili andando da solo, potrebbe sì fare un accordo con Letta da una posizione di maggior forza e contare di più in un eventuale nuovo governo centrista. Ma senza i centristi, i sondaggi inizierebbero a dare maggioranze bulgare alla destra.

I veti di Calenda rendono improbabile che Letta possa seguirlo nelle sue richieste, in primis per l'asimmetria rispetto al caso, ad esempio, di Carfagna e Gelmini. Il segretario dem dovrebbe chiedere a leader di altri partiti come Verdi e Sinistra Italiana di rinunciare non solo a correre in un collegio, ma anche a presentare una propria lista. Impossibile da proporre a chi, peraltro, a differenza di Calenda, è già convintamente dentro la coalizione. Una coalizione che parte da veti di questo genere non ha prospettive.

Il centrodestra "rischia" di stravincere

Calenda e il centro da soli, visto come funziona il Rosatellum, sarebbero però "la migliore chance per il centrodestra di avere una maggioranza di 2/3 dei seggi - spiega Lorenzo Pregliasco di Youtrend - Il centrodestra vincerebbe quasi tutti i collegi uninominali, il centro nessuno". Viene ritenuto poi "improbabile che il centro da solo dreni molti voti a destra, fuori da Twitter. Basta vedere il profilo sociale e geografico degli elettorati: magari recupererebbe due punti a destra, ma ne farebbe perdere di più a sinistra, causando il cappotto nei collegi". 

Il leader di Azione ritiene alla sua portata un 10 per cento (ora in realtà è accreditato della metà) in caso di avventura solitaria ai seggi e sostiene ottimisticamente che una parte consistente di questo consenso sarebbe sottratta al centrodestra e in particolare a Forza Italia. Ma un (improbabile, va detto, forse nemmeno il sempre ottimista Calenda ci crede) 10 per cento vale comunque zero nella quota uninominale, quota nella quale il centrosinistra deve già fare a meno del 10 per cento del M5s dopo il veto di Letta (ricambiato, forse un po' a malincuore) a qualsiasi intesa con Giuseppe Conte. E pensare che fino a tre settimane fa il "campo largo" Pd-M5s sembrava un punto fermo nella strada verso la prossima legislatura. Le cose sono cambiate in fretta e del tutto, ora è Calenda, l'ultimo a doversi schierare, ad avere il pallino in mano, al centro: perché è la sua decisione a sommarsi a quella presa da Letta con il veto al M5s. 

Enrico Letta e Carlo Calenda si vedranno dunque oggi. Un faccia a faccia, dopo le interazioni social, forse decisivo nella trattativa più importante aperta in questa fase embrionale della campagna elettorale. Campagna elettorale che - sondaggi alla mano - potrebbe essere indirizzata in maniera chiara dalla scelta dei centristi, in vista di un voto nel quale il centrodestra è comunque ampiamente favorito, qualsiasi sarà la coalizione che il leader dem riuscirà a imbastire. "L'inizio di questa settimana dev'essere il momento in cui ci chiariamo le idee. Poi, ognuno si assume le sue responsabilità", chiosa Letta. Staremo a vedere. Carlo Calenda, intanto, si ritrova su tutte le prime pagine, e non gli dispiacerà affatto mantenere questa visibilità mediatica quantomeno sorprendente, allontanando il più possibile l'ora delle decisioni irrevocabili.

Postilla: Calenda "balla da solo" ma fino a un certo punto, è infatti legato alla Bonino e a PiùEuropa, i quali vorrebbero il Pd e, elemento da non sottovalutare, hanno il simbolo (sennò Calenda deve raccogliere le firme).

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