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Venerdì, 19 Aprile 2024
ah però!

Conte ora è orgoglioso di aver mandato armi all'Ucraina: storia di una giravolta

Il capo politico del M5s ha lodato la controffensiva di Kiev spingendo ad augurarsi una riconquista dei territori occupati. Eppure fino a poco tempo fa diceva cose diverse

Il capo politico del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, ospite su Rai3 di In Mezz'Ora, alla domanda del direttore del Foglio, Claudio Cerasa, si è detto orgoglioso di aver mandato armi in Ucraina, "armi che stanno permettendo la controffensiva. Non ci si può difendere con le mani nude da una tale aggressione" ha detto ancora.

Il capo politico del Movimento 5 stelle, contraddicendosi più volte e usanto un periodare alla conte Mascetti, ha detto inoltre di essere ben lieto che l'Ucraina torni in possesso dei territori occupati dai russi.

Eppure un mese fa lo stesso Giuseppe Conte in una intervista ad Avvenire era di diverso avviso: "Le parole pace, negoziato, diplomazia sono sparite dal dibattito pubblico - diceva - Mi chiedo: ci siamo rassegnati all’ineluttabilità della guerra? Quando il M5s ha posto obiezioni, metteva in guardia proprio da questo: guerra chiama guerra - ancora - vorrei fosse una posizione condivisa con forza da tanti. Una politica al passo con i tempi aprirebbe oggi un dibattito sulla necessaria fine della corsa agli armamenti, non solo in Ucraina".

Il tema è stato motivo di frizione all'interno del Governo, tanto da aprire la spaccatura che ha portato alla crisi e alle elezioni anticipate. E basta andare ancora indietro nel tempo per ricordare che il 7 giugno Conte pontificava ancora una volta una posizione contro l'invio di armi all'Ucraina.

"Il M5S - diceva Conte - collocandosi dal lato dell'Ucraina senza se e senza ma, ha subito detto che quel Paese andava sostenuto: adesso credo che l'Ucraina sia stata sostenuta a sufficienza, anche in termini di aiuti militari. L'Italia quello che doveva fare l'ha fatto. Ci sono altri Paesi, come Usa e Gran Bretagna, che stanno continuando a rifornire di armi l'Ucraina. Noi, come Italia, dobbiamo concentrarci sulla capacità di dialogare. Dobbiamo essere la punta più avanzata della comunità internazionale per cercare di arrivare alla pace con la forza del dialogo politico".

E ancora il 5 giugno durante la tournée elettorale delle amministrative Conte diceva: "L'Italia può essere protagonista sulla guerra: basta riarmo ed escalation militare. Vogliamo che Draghi sia protagonista in Europa: non per proporre la pace, ma per imporla"

Il 16 maggio il consiglio nazionale del M5S presieduto dallo stesso Conte chiese al governo lo stop all'invio delle armi perché "dopo il primo decreto Ucraina del 2 marzo bisogna tener conto del mutamento di scenario".

Fu ancora più chiaro - se possibile - davanti alla stampa estera quando spingendo per trovare una via di uscita diplomatica ribadiva il suo no all'invio di armi all'Ucraina: "Non mi diverto a creare problemi al governo, ma nessuno può chiederci di stare in silenzio" diceva.

Così come ad aprile Conte lanciava la campagna contro le armi offensive. Il 26 aprile disse ai giornalisti "Il M5S si oppone all’invio di aiuti militari e a controffensive che esulino da quello che è il perimetro del legittimo esercizio del potere di difesa di cui all’articolo 51 ONU". Ora è cambiato. E non si dica che è una sfumatura.

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