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Giovedì, 25 Aprile 2024
Così lontani

Di Battista contro l'ex "fratello" Di Maio: "Fanciullo arrivista che non ha un voto"

Anni fa erano uniti sui palchi del Movimento 5 Stelle a rappresentare l'anima del grillismo. Oggi sono lontanissimi e Di Battista attacca di Maio su Facebook: "Fanciullo disposto a tutto"

Sono cambiati i tempi. Non passati troppi anni da quando Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista rappresentavano l’anima del Movimento 5 Stelle. Da sempre con le loro differenze. Il primo sempre più istituzionale. Il secondo, zingaro in giro per l’Italia a stringere mani a tutti e dire la sua a chiunque gli facesse una domanda. Entrambi fratelli nel Movimento 5 Stelle, figli di Beppe Grillo capaci di incarnare l’essenza della lotta alla casta e alla partitocrazia che, lo avevano giurato, avrebbero combattuto.

Incredibile come quei due, che una volt si abbracciavano sui palchi davanti alle piazza piene, oggi si prendano a sportellate. Di Maio nelle ultime settimane ha sparato a zero sul Movimento 5 Stelle e su Giuseppe Conte, definendolo un “partito personale”, dove il confronto era stato ridotto allo zero. Non appena ricevuti i dati delle ultime elezioni comunali ha puntato il dito contro il presidente M5s definendolo come colui che andava in giro a “scimmiottare Salvini”. In tutto questo Di Maio ha avuto una evoluzione culturale incredibile, passando da grillino a Ministro, da giustizialista a garantista, da chi “mai con il partito di Bibbiano” a essere un potenziale candidato nelle liste del Pd alle prossime elezioni in un listino proporzionale, con buona pace di chi si è fidato di lui e, sperando in un riposizionamento, ha aderito a “Insieme per il futuro”.

Così oggi non è troppo difficile per Di Battista, attraverso la sua pagina Facebook, attaccarlo e mortificarlo, con un posto in cui lo definisce come colui che "non ha un voto. Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita. Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi. Perché il Pd dovrebbe concedergli il “diritto di tribuna”, un modo politicamente corretto per descrivere il solito paracadute sicuro, tipo la Boschi candidata a Bolzano nel 2018? Perché? Che rassicurazioni ha avuto mesi fa, quando portava, insieme a Grillo, il Movimento 5 Stelle tra le braccia di Draghi? Queste sono domande che dovrebbero avanzare i giornalisti. Ma, salvo rare e preziose eccezioni, oggi i giornalisti a Di Maio non chiedono nulla. Lo trattano come Mazzarino nonostante abbia dilapidato un consenso colossale costruito con il sudore della fronte anche (e soprattutto) di persone che non hanno chiesto mai nulla in cambio”.

Di Battista, come sempre, ne ha per tutti, anche per i giornalisti, gli stessi che nel 2018, proprio insieme a Di Maio, aveva definito “prostitute e sciacalli”. Ne è passato di tempo. “Il Di Maio che ricordo io - ai tempi dell'onestà intellettuale o della fraudolenta recitazione - detestava il Pd come null’altro. - continua Di Battista - Oggi, a quanto pare, il suo nome comparirà sotto il simbolo del PD. Beh, se così fosse vi sarebbe una ragione in più per non votarli e per non avere nulla a che fare con loro. Questa è la politica politicante, ciò che più impedisce il cambiamento, ciò che è più distante dalle esigenze dei cittadini, dai loro drammi. Ciò che più allontana gli italiani dalle urne. Ciò che più indebolisce quel che resta della democrazia. In tutto ciò qua si “rischia” un rapido decesso anche per “Impegno Civico (per le natiche di Di Maio)”. Dopo “Insieme per la Colla Vinilica” un nuovo, fondamentale, strumento per la democrazia, potrebbe scomparire a breve. Complimenti vivissimi a quei 65 fenomeni che gli sono andati dietro nella speranza di un posizionamento. Un po' come Aldo in “Tre uomini e un gamba” adesso non possono né scendere né salire, né scendere né salire. Ma forse anche per loro c'è un “sentiero”. Tornino dignitosamente alle loro vite evitando di postare foto di Di Maio come fosse uno statista. Uno Statista pensa allo Stato, Di Maio pensa a se stesso”.

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