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Venerdì, 29 Marzo 2024
Tra slogan e realtà

Flat tax: quanto costano le proposte del centrodestra?

Il taglio delle tasse è uno dei cavalli di battaglia della coalizione Meloni-Salvini-Berlusconi, e in questa campagna elettorale l'argomento più in voga è la "tassa piatta" uguale per tutti, indipendentemente dal reddito. Ma quanto costerebbe alle casse dello Stato?

Le proposte dei partiti della coalizione di centrodestra sul taglio delle tasse sono diverse tra loro, ma tutte includono la cosiddetta "flat tax", la tassa piatta del 15% per ora limitata alle partite Iva con ricavi fino a 65mila euro. In ogni caso, va detto in premessa che anche se dovesse vincere il centrodestra non è detto che la flat tax per tutti possa iniziare il suo iter quest'anno: tra il rinnovo del Parlamento e l'insediamento del nuovo governo, infatti, la prima bozza della legge di bilancio 2022 potrebbe essere stilata dall'attuale governo Draghi. Ma al di là di questo, vediamo nel dettaglio cosa prevedono le proposte del centrodestra sulla flat tax in questa campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre, e quanto costerebbero alle casse dello Stato.

Partendo da Forza Italia, la proposta del partito azzurro e del suo leader Silvio Berlusconi è di aumentare la flat tax al 23%, ma estendendola a tutti i redditi. Un cambio di passo notevole rispetto a quanto fatto dal governo Draghi, che ha alleggerito il prelievo di circa 8 miliardi attraverso la revisione delle aliquote, ora al 23% per i redditi fino a 15mila euro, al 25% tra i 15mila e i 28mila, al 35% da 28mila a 50mila e al 43% oltre i 50mila. Ma i costi? E la fattibilità? Secondo le stime degli esperti, come riporta il Sole 24 ore, il costo della flat tax proposta da Berlusconi si attesterebbe attorno ai 30 miliardi l'anno.

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Per quanto riguarda la proposta della Lega e di Matteo Salvini, invece, i costi sarebbero ancora maggiori: per estendere la flat tax al 15% per tutti i redditi - come vorrebbe lo stesso leader del Carroccio - i costi sarebbero pari a 50 miliardi di euro l'anno. L'idea della Lega è quella di rendere graduale il passaggio tra l'imposta progressiva - attualmente in vigore - e la flat tax uguale per tutti con un percorso di tre fasi, la cui fase uno è già avvenuta con la legge di bilancio del 2019 che ha introdotto la prima tassa piatta per le partite Iva con redditi inferiori a 65mila euro l'anno.

La proposta di Fratelli d'Italia è invece quella meno onerosa per le casse dello Stato, almeno sulla carta. Il partito di Giorgia Meloni si limiterebbe infatti ad applicare la flat tax solo alla parte di reddito eccedente rispetto a quanto dichiarato l'anno prima. Cifre notevoli in ogni caso, a cui va aggiunto il "problema" del principio della progressività del prelievo di tasse previsto dall'articolo 53 della Costituzione, che potrebbe impedire l'adozione di un'imposta unica per tutti.

Come (non) funziona la flat tax incrementale

A prescindere dal credo politico di ciascuno, la principale questione sollevata dagli esperti è che un taglio delle tasse può esistere solo aumentando entrate di altro tipo o tagliando la spesa pubblica. I regolamenti europei e i vincoli di bilancio non permettono infatti di fare deficit sulle materie fiscali. È anche e soprattutto per questo motivo che è difficile ridurre le tasse. Al di là degli slogan da campagna elettorale, trovare le cosiddette "coperture" è necessario per garantire alle casse dello Stato le entrate che verrebbero a mancare con un abbassamento della pressione fiscale su imprese e cittadini. Uno strumento concreto per recuperare crediti spettanti allo Stato sarebbe quello di combattere l'evasione fiscale, ma chi vuole farlo davvero?

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