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Sabato, 20 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Se il Movimento 5 Stelle scompare c'è poco da festeggiare

L’esperienza di governo in alleanza con chiunque, il posizionamento politico nel campo della sinistra, il sostegno al governo Draghi con le infinite defezioni fino alla scissione di Luigi Di Maio, la responsabilità di aver aperto la crisi del governo Draghi che ha portato alla fine dell’esecutivo e tutti gli incartamenti di Giuseppe Conte. Il Movimento 5 Stelle si presenta alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 tentando di porre un freno al crollo dei consensi che sembra inevitabile. Di fronte alla possibile scomparsa dell’esperienza pentastellata, abbiamo assistito ad espressioni di giubilo degli avversari di Beppe Grillo e Giuseppe Conte. "Tanto alle prossime elezioni gli italiani vi manderanno a casa" hanno detto esponenti di centrodestra nei talk.

Bene. Anzi forse male ma non per Conte, forse per tutti perché la politica non è tifo, è dare risposte ai cittadini e il fermo immagine del risultato delle ultime politiche ci consegna una fotografia: un terzo del Paese ha scelto chi si era posto come alternativa a tutti, come l’antidoto alla "casta", come geneticamente onesto e chi avrebbe aperto "il Parlamento come una scatoletta di tonno". Il Movimento ha preso il 33% delle preferenze alla Camera dei deputati e il 32% in Senato. Correndo da solo, ha superato l’intero arco di centrosinistra, arrivando a un soffio dal centrodestra unito con Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Insieme per l’Italia - Udc. È dunque stato il partito più votato del Paese con un distacco siderale rispetto agli altri simboli.

Era emerso dalla storia politica italiana dopo la frantumazione del Popolo delle Libertà a destra e lo sgretolamento del Partito Democratico a sinistra. Era stato il movimento capace di riavvicinare un pezzo di elettorato alla politica. Era stato il riferimento degli arrabbiati. Contro tutti, tra i primi i giornalisti, che per partecipare ai pienoni delle assemblee cittadine ai tempi dei Meet Up, dovevano camuffarsi sperando di non essere riconosciuti. Le piazze erano incandescenti e le 5 stelle, nel 2018, sono state il simbolo più votato in tutte le fasce di età, superando il 40% in quella compresa fra i 18 e i 44 anni. A votarlo erano stati soprattutto laureati e diplomati. Ma la cosa che più colpisce è che, a guardare il voto per territorio, l’Italia si era spacca in due: dalle Marche in giù, c'era un’Italia gialla in contrasto cromatico con il Nord azzurro (centrodestra) mentre gli analisti celebravano il funerale delle regioni rosse. 

Insomma il Movimento 5 Stelle si era candidato per rappresentare un Paese arrabbiato, disilluso e in cerca di risposte che nessun altro è riuscito a fornire negli anni precedenti. Certo è stato il populismo anche più becero ma è il prezzo da pagare quando nelle democrazie si crea un fossato fra la classe dirigente dei partiti e i cittadini. Anzi forse il populismo è il minore dei mali che si possono prevedere. Non è un caso che, all’arretramento dei pentastellati nell’emergenza della pandemia di Covid, si è assistito al proliferare di movimenti estremisti, anche violenti, culminati con un assedio fascista alla sede di un sindacato dei lavoratori. 

E allora, piaccia o no, le truppe gialle in Parlamento hanno rappresentato una risposta. Per qualcuno il ritorno di una speranza. Il Movimento 5 Stelle è stato la conseguenza dell’arretramento della politica, dell’incapacità dei partiti di risolvere i problemi in un momento storico in cui c’era un Paese contratto dalla crisi economica e alla disperata ricerca di un’idea di futuro. E senza futuro è naturale chiedersi: “Ma perché dovrei impegnarmi nel fare qualcosa se quell’impegno non sarà mai ripagato?”. Nasce il nichilismo che in politica si traduce con l’astensionismo. E ancora non è un caso che alle ultime due tornate elettorali comunali si sono raggiunte quote record. 

Dunque oggi, con la caduta di quel Movimento, c’è poco fa festeggiare. Siccome la politica non è un derby calcistico che si esaurisce in novanta minuti ma è dare servizi ai cittadini e anche una visione di futuro alle generazioni che verranno, oggi le forze politiche non possono fare finta che non sia successo nulla. Chi risponderà a quel Paese piegato su dalla depressione? A quegli italiani che il 25 settembre resteranno a casa perché non ci credono più, qualcuno dovrà dare risposte. Dovrebbero essere gli stessi partiti che, con i loro errori, hanno contribuito a creare Beppe Grillo. E adesso festeggiano anche? Bel coraggio. Appare quantomeno ipocrita vederli oggi stappare la bottiglia di spumante. Si festeggia la fine del comico che non fa più ridere ma se non ci saranno altri capaci di salire sul palco e parlare alla platea, chiude l'intero locale.  
 

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