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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Massimo Romano

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Il Partito democratico e 15 anni di insuccessi

Il Partito democratico è il grande sconfitto delle elezioni politiche 2022. E con esso il suo segretario Enrico Letta, giunto probabilmente al capolinea. Guardando i dati storici, però, appare chiaro che dal giorno della sua fondazione, nell'ottobre 2007, il Pd abbia inanellato una serie incredibile di insuccessi, dilapidando il patrimonio elettorale dell'area riformista-progressista. In 15 anni di storia, i dem hanno perso 12 punti percentuali e 7 milioni di voti.

Alle politiche del 2006, Ds e Margherita corsero separatamente al Senato, mentre alla Camera, sotto la bandiera dell'Ulivo, diedero vita alle prove generali della loro unione. A Palazzo Madama, la Quercia totalizzò il 17,5 per cento (circa 6 milioni di voti), mentre gli ex Dc arrivarono al 10,7 (3,6 milioni di voti). Alla Camera, uniti, raggiunsero il 31,27 per cento, con quasi 12 milioni di preferenze.

Arrivarono il 2007 e l'era Valter Veltroni. Amante del cinema americano, l'ex sindaco di Roma aveva sognato una battaglia politica bipolare, sulla falsa riga di quella statunitense. Il risultato non fu quello sperato. Alle elezioni politiche del 2008 il debuttante Pd non andò oltre l'eredità di Ds e Margherita, fallendo l'aggancio ai moderati del Paese. Il risultato alla Camera fu di 12 milioni di voti e 33,18 per cento: sconfitta e vittoria al Pdl di Berlusconi.

Fu l'inizio della fine. Nel 2013, con la guida di Pierluigi Bersani, i dem vinsero le elezioni per una manciata di voti (appena uno 0,3 per cento di vantaggio sul centrodestra). Dovettero registrare una netta contrazione dei consensi: alla Camera non si andò oltre il 25,4 per cento, con 8,6 milioni di voti, cioè 3,4 milioni in meno rispetto al 2008. Fu l'anno del primo boom 5 Stelle, primo partito con il 25,56. Andò peggio, molto peggio, nel 2018. Sempre alla Camera, il Pd renziano si fermò al 18,7 per cento, incassando poco più di 6 milioni di preferenze e aprendo la strada al Governo giallo-verde.

Le elezioni 2022 vedono il Pd come secondo partito del Paese, primo dell'opposizione. Ma il 19 per cento registrato sia alla Camera che al Senato nasconde un'altra emorragia di voti. I dem infatti contano 5,3 milioni di voti, circa 800mila in meno rispetto al 2018.

In 14 anni, quindi, il Partito democratico è passato dal 33,18 per cento al 19 e da 12 a poco più di 5 milioni di voti. Un disastro che non è solo spiegabile con l'astensionismo, ma con un progetto politico che sembra aver fallito su tutti i fronti: nel tentativo di convincere i moderati di Forza Italia e saltare la barricata, senza mai riuscirci, ha perso voti a sinistra dove invece si è piazzato il Movimento 5 Stelle. Qualcuno, all'interno dei dem, dovrà porsi il problema e iniziare una riflessione seria. Ma visto che quasi tutti i big, nonostante la sconfitta, hanno comunque ottenuto uno scranno in parlamento, forse questa riflessione potrebbe non cominciare mai.

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