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Giovedì, 25 Aprile 2024
Caporetto

Risultati elezioni 2022: tonfo del Pd, per Letta è una disfatta

I dem raccolgono un risultato molto modesto (in linea con quello del 2018) e soffrono anche nelle ex regioni rosse. Il segretario: "Al prossimo congresso non sarò io il candidato"

Un'altra sconfitta. Anzi, una batosta. Il Pd esce frastornato dallo scontro elettorale ottenendo (dati non ancora definitivi) solo il 19,2% dei voti alla Camera e il 19,06% al Senato. Un risultato molto al di sotto delle aspettative, tanto più se si tiene conto che nella lista "Italia Democratica e Progressista" sono confluiti anche i voti di Articolo 1 (Leu) di Roberto Speranza e di altre forze minori. Una percentuale di preferenze in linea con quella ottenuta da Renzi nel 2018: allora il Pd portò a casa il 18,7% dei voti alla Camera e il 19,1% al Senato. Un esito che tuttora viene ricordato come il "peggior risultato della storia del Pd" e che portò alle dimissioni dello stesso Renzi davanti alla direzione nazionale del partito. Dopo aver accantonato la fase "liberal-renziana", il Pd è tornato ad essere de facto un partito socialdemocratico, prima con Zingaretti e quindi con Enrico Letta, presentandosi come un'alternativa al M5s con cui nel frattempo si era alleato. Un accordo rotto però poco prima del voto per le note vicende legate alla caduta del governo Draghi.

Il centrosinistra soffre anche in Emilia Romagna e Toscana

Alleanze a parte, resta il fatto che il Pd targato Letta non ha convinto gli elettori. Non solo perché nel proporzionale ha ottenuto una quota di consenso modesta, ma anche perché ha perso molte sfide nei collegi uninominali contendibili o favorevoli, soprattutto al nord e nelle ex regioni rosse. Qualche dato. A Sesto San Giovanni il dem Emanuele Fiano è stato battuto da Isabella Rauti di Fdi. In Lombardia Carlo Cottarelli ha perso ampiamente la sua corsa contro una candidata forte di Fratelli d'Italia, Daniela Santanché. 

La coalizione guidata dal Pd perde rovinosamente nel collegio Lazio 3, riesce a imporsi nel collegio di Roma centro con Paolo Ciani, ma ad esempio lascia alla destra il collegio uninominale Lazio 2 dove Lavinia Mennuni di Fdi prevale nettamente su Emma Bonino (e anche su Carlo Calenda). E ancora: se nel collegio di Bologna per la Camera Virgino Merola stacca la candidata di centrodestra Ansalone Dalila Jolanda, e nell'uninominale al Senato Casini ha la meglio su Vittorio Sgarbi, nei collegi di Ravenna, Rimini e Parma la situazione si ribalta e a prevalere è proprio il centrodestra.

Anche in Toscana la coalizione di centrosinistra fa fatica. Perde nel collegio uninominale di Arezzo per il Senato, vince a Firenze con Ilaria Cucchi ma lascia alla destra il collegio di Prato. Una mezza Caporetto, segno che la "Toscana rossa" non esiste più. Certo, per pochi decimali di voto, a livello regionale il Pd resta il primo partito, ma nei collegi uninominali è una valanga di destra, che strappa 7 eletti su 9 alla Camera e 3 su 4 al Senato (il centrosinistra vince solo nel capoluogo con Ilaria Cucchi).

Più in generale il Pd sembra tenere nei centri urbani più grandi e soffrire molto altrove. Una tendenza nota e in atto da tempo che Letta non è riuscito a invertire. Certo, c'è qualche parziale scusante: nei collegi uninominali, al Pd non ha certo giovato la concorrenza del Terzo Polo e soprattutto dei 5 Stelle che ottengono un risultato considerevole al Sud, molto meno nel resto del Paese.

Serracchiani: "Siamo la prima forza di opposizione". Che farà ora Letta?

Ma se si guarda alle percentuali, il risultato per il Pd non può che essere deludente, anzi quasi disastroso. Poco dopo l'una è affidato a Debora Serracchiani il compito di presentarsi in sala stampa al Nazareno. "Non possiamo non attribuire la vittoria alla destra. Una serata triste. Siamo però la prima forza di opposizione in Parlamento", scandisce l'esponente dem che poi lancia una stoccata a Lega e Terzo Polo. "Registriamo anche nel campo della destra un risultato della Lega sul quale una riflessione deve essere fatta anche nella destra. Riteniamo che il Terzo Polo non abbia raggiunto il risultato che si era dato come obiettivo. Riteniamo di stare davanti a una grande responsabilità e che questa responsabilità debba essere ben giocata in Parlamento". E poi: "Con questa legge elettorale la destra è maggioranza in Parlamento ma non è maggioranza nel Paese e questo ci dà davvero una grande responsabilità rispetto a quelli che saranno i passaggi che riteniamo molto molto delicati per il Paese".

Resta il fatto che il Pd è sotto al 20%. La cifra che fino a poche ore fa veniva indicata come soglia minima psicologica. "Faremo una opposizione dura e intransigente" ha detto il segretario dei dem rimarcando più volte il fatto che il Pd resta comunque la seconda forza in Parlamento. "I numeri dimostrano che l'unico modo per battere la destra era fare il campo largo, ma non è stato possibile non per colpa nostra". Quindi un passaggio sul suo futuro (e quello del Pd): "Nei prossii giorni riuniremo gli organi del partito per accelerare il percorso che dovrà portarci al congresso". Sarà "un congresso di profonda riflessione, sul concetto di un nuovo Pd che sia all'altezza di questa fida epocale, di fronte a una destra che più destra non c'è mai stata. Assicurerò con spirito di servizio la guida del Pd fino al congresso a cui non mi presenterò da candidato". 

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