Il poker di Giorgia Meloni e il ko di Letta e Salvini
Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia vince su tutti i fronti le prime elezioni politiche dopo la pandemia: come leader, come partito, come coalizione e come erede del berlusconismo, scalzando Lega e Forza Italia che si fermano sotto il dieci per cento. Il segretario del Pd, Enrico Letta, perde tutto: dopo il fallimento dell'asse con il Movimento 5Stelle e dell'alleanza con Carlo Calenda, oggi arriva sonora la prevedibile bocciatura degli elettori che aprirà la resa dei conti nel partito. Magra consolazione, per la sinistra, la caduta di Matteo Salvini che, come Letta, dovrà presto vedersela con i suoi.
Ma l'agenda di Giorgia Meloni, prima donna candidata a salire a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio, è da subito un percorso a ostacoli. Per evitare danni all'immagine politica, economica e imprenditoriale dell'Italia all'estero e sui mercati dovrà spegnere al più presto l'ondata di diffidenza che ieri l'emittente televisiva americana CNN ha sintetizzato con questo titolo: “Meloni la premier più a destra dai tempi di Mussolini”.
Non è infatti la prima volta che gli ex esponenti della destra nazionale entrano in un governo italiano. L'allora leader Gianfranco Fini era stato vicepresidente del Consiglio tra il 2001 e il 2006 durante uno dei governi di Silvio Berlusconi. E questo non ha mutato lo schieramento e l'impegno italiani all'interno delle alleanze internazionali.
L'ombrello di Silvio Berlusconi
Ma nel prossimo probabile incarico, Giorgia Meloni non avrà l'ombrello di Berlusconi. Dovrà quindi essere lei stessa un po' più berlusconiana di quanto non lo sia stata in campagna elettorale. E, soprattutto, in riferimento agli altri due cofondatori di Fratelli d'Italia, dovrà ispirarsi molto più a Guido Crosetto – con un passato politico che va dalla Democrazia cristiana a Forza Italia – e molto meno a Ignazio La Russa, il vicepresidente del Senato uscente, notoriamente più a destra di tanti suoi colleghi di partito.
Saranno fondamentali le prime dichiarazioni e le prime uscite pubbliche. E c'è da augurarsi che Meloni e i suoi non pensino troppo al modello ungherese di Viktor Orbán o alla nuova destra svedese. I nostri alleati di riferimento in Europa devono rimanere Francia, Germania e Spagna. L'impegno a governare a nome di tutti gli italiani e per l'unità del Paese, che Giorgia Meloni ha richiamato nel suo primo discorso nella notte, è comunque un passo importante per raffreddare i toni della campagna elettorale. Vedremo come sarà il seguito.
La riscossa di Giuseppe Conte
Un'altra clamorosa batosta, anche per le alleanze di Enrico Letta, è l'uscita dal Parlamento del ministro Luigi Di Maio: una carriera portata alle stelle dagli accordi di partito in tutti gli ultimi governi e ora stroncata dal giudizio insindacabile degli elettori. Si riscatta invece il Movimento 5Stelle di Giuseppe Conte, con un risultato per molti inaspettato, e non scompaiono Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ma rimangono sotto il dieci per cento, ridotti forse a essere l'ago della bilancia di loro stessi.
Per tornare alla vincitrice, Giorgia Meloni non avrà vita facile nemmeno tra gli alleati. Soprattutto: quanto saprà rinunciare la Lega sconfitta? In altre parole: Matteo Salvini pretenderà ancora il ministero dell'Interno?