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Elezioni 25 settembre: qual è l'unica rimonta che può cambiare le carte in tavola

La credibilità di tutto quello che si legge a proposito di sondaggi fantasma in questi giorni è prossima allo zero. Se invece si analizzano le precedenti tornate elettorali, i trend delle ultime rilevazioni prima del "buio" e le logiche della legge elettorale in vigore, c'è un solo scenario credibile alternativo alla netta affermazione del centrodestra

Meno due alle elezioni politiche del 25 settembre che daranno un nuovo governo all'Italia. Da oltre dieci giorni non sono più accessibili i sondaggi, ma le rilevazioni continuano a essere chieste dai partiti ai principali istituti. La differenza è che i risultati circolano solo internamente ai partiti, e non vengono resi pubblici. La controindicazione in tutto ciò è che sulle chat e sui social circolano decine (e stiamo bassi) di sondaggi completamente falsi, taroccati, inesistenti. "È una settimana in cui il mio principale lavoro è rispondere su whatsapp 'no, questo sondaggio non è nostro', 'no, questo sondaggio non è nostro', 'giuro, anche se c’è scritto YouTrend non l’abbiamo fatto noi'", racconta Giovanni Diamanti di YouTrend.

Risultati elezioni oggi: exit poll, proiezioni (e poi tutti i dati ufficiali)

La credibilità di tutto quello che leggete in questi giorni a proposito di sondaggi è prossima allo zero. Continua a circolare con una certa insistenza, ad esempio, un sondaggio Ixè dozzinalmente modificato e basato su un precedente Tecnè (di due settimane fa, quindi perfettamente pubblicabile al tempo e già pubblicato). Il logo è taroccato. Solo uno dei tanti esempi, potremmo proseguire all'infinito. Se i sondaggi è meglio metterli nel cassetto (e chiuderlo a chiave), quello che si può dire invece sui possibili risultati delle prossime elezioni si fonda sui numeri e sui calcoli, basati sulle precedenti tornate elettorali e sulle logiche della legge elettorale in vigore. 

Chi vincerà le elezioni del 25 settembre

Secondo i sondaggi pubblicati precedentemente all'inizio del "buio" di 15 giorni  pre-voto, il centrodestra è in grosso vantaggio e potrebbe vincere con una maggioranza assoluta di seggi sia alla Camera che al Senato. Questo è l’esito più probabile, anche secondo Roberto D'Alimonte, rispettato politologo ed esperto di sistemi elettorali. L'ipotesi dello studioso si basa sia sulla media degli ultimi sondaggi (quelli veri)sia sul fatto incontestabile che gli avversari del centrodestra (i principali sono Pd, terzo polo, M5s) si presentano divisi, ciascuno per conto suo: il centrosinistra giallorosso non si è coagulato intorno a una piattaforma programmatica comune e  la natura stessa del Rosatellum non lo rende competitivo a livello nazionale. 

Nulla è scontato però. Nel caso il centrodestra a trazione meloniana vincesse il 42% dei seggi proporzionali, dovrebbe trionfare in almeno il 65% dei seggi uninominali/maggioritari per arrivare alla maggioranza assoluta. Con il 45% dei seggi proporzionali, basterebbe il 60% dei maggioritari. Secondo i calcoli di D'Alimonte, partendo dall’ipotesi 45-60, "al Senato il 60% dei seggi maggioritari vuol dire 44 seggi su 74. Quindi, per impedire che il centrodestra possa arrivare a 101 seggi che è la maggioranza assoluta (senza i senatori a vita) gli 'altri' dovrebbero vincere 31 seggi". 

Quali sono gli "altri" in grado di andare a vincere una trentina di collegi uninominali? Il centrosinistra secondo le previsioni di inizio mese dovrebbe vincere abbastanza agevolmente un certo numero di seggi tra Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana e qualche collegio nelle grandi città. Impossibile o quasi però che arrivi a vincerne 31. Se accadesse, tutti i sondaggi che abbiamo letto fino al 10 settembre avrebbero toppato alla grande. Dal momento che Azione di Calenda e Italexit di Paragone e le altre formazioni minori non vinceranno nessun seggio uninominale e puntano sul proporzionale, c'è soltanto una realtà che può spostare numeri importanti: il M5s (non sono valutazioni personali, è un'analisi basata sulla conformazione della legge elettorale).

La possibile grossa sorpresa è solo una

Arriviamo al dunque. La vera svolta a sorpresa delle ultime settimane, quelle in cui non ci sono sondaggi pubblici, potrebbe essere una crescita del Movimento 5 stelle (che era stata segnalata da dopo Ferragosto a inizio settembre da tutti gli istituti) tale che la creatura di Conte e Grillo diventi competitiva persino in qualche collegio uninominale al Sud. Soprattutto in Puglia, presumibilmente, ma anche in Campania (Conte è tornato a sorpresa a fare campagna lì in queste ore, non è un caso) e Sardegna (la regione in cui tutti gli uninominali venivano dati sin dall'inizio per contendibili). Siamo, lo ripetiamo, nel campo delle mere ipotesi. Ma alle elezioni politiche di cinque anni fa dal Lazio in giù il M5s ottenne un esorbitante 43 per cento di voti, imponendosi nell'83% dei seggi uninominali alla Camera. Pur non avendo chance al Nord, visti i mutati equilibri nell'assetto generale, al M5s potrebbe bastare domenica un 30-35 per cento di voti al Sud per strappare al centrodestra alcuni collegi uninominali che fino a qualche settimana fa non sembravano contendibili. 

Se Conte portasse a casa una dozzina abbondante di seggi (uninominali) del Senato al Sud, sommando a quest'ultimi i collegi in cui prevarrà il Partito Democratico in quel che resta delle ex "regioni rosse", si potrebbe arrivare a una situazione in cui il centrodestra si ritrovi senza maggioranza assoluta. Aggiungiamo un dettaglio: nel caso al proporzionale il centrodestra si attestasse "solo" intorno al 40 per cento, magari perché il terzo polo e ItalExit di Paragone riusciranno a portare dalla loro parte una fetta anche marginale dell'elettorato che una volta si sarebbe definito "moderato di destra", sarebbe necessaria una vittoria molto netta negli uninominali per essere certi che il centrodestra ottenga davvero una maggioranza assoluta che gli permetta di governare senza affanni.

Scenario difficile quello che abbiamo descritto, ma le incognite, se si scava un po' nei meccanismi del Rosatellum, non mancano. Il M5s venne di molto sottostimato nel Mezzogiorno nel 2018, e se anche la misura "simbolo" del reddito di cittadinanza influirà nel fare da collante tra coloro che votarono pentastellato cinque anni fa, non si può escludere che anche stavolta il Movimento sia stato sottovalutato dai principali istituti. Il risultato più probabile secondo le previsoni degli esperti resta in ogni caso una netta affermazione del trio Meloni-Salvini-Berlusconi, ma un trionfo totale non sembra più così scontato come lo era a fine agosto. Forse c'entrano anche i dubbi sulla tenuta della Lega, forse pesa l'assenza fisica di Berlusconi, che non sta girando l'Italia come un tempo, e si limita a videopillole.

È al Sud (e solo al Sud) che il leader M5S rincorre la rimonta ed è lì che anche il Pd chiede ai suoi sindaci un lavoro paziente voto su voto, è lì che le elezioni sembrano essersi fatte più imprevedibili. È al Sud che la crescita di FdI, da sola (che comunque ci sarà), potrebbe non bastare in determinati collegi uninominali, se compensata in negativo da un risultato non troppo brillante di Forza Italia e da uno molto deludente della Lega.

I comizi finali

Conviene forse rifarsi, più che ai finti sondaggi, all'antica diceria secondo cui negli ultimi giorni di campagna elettorale l'agitazione di un politico è inversamente proporzionale all'andamento nei sondaggi interni. I leader che appariranno più "sereni" nelle prossime 48 ore sono coloro che ritengono di poter portare a casa un buon risultato, di avercela quasi fatta a raggiungere l'obiettivo prefissato. Coloro che si affideranno a promesse a sorpresa dell'ultimo minuto sono invece più spaventati dall'esito elettorale. 

Per i comizi finali occhi puntati su Roma, come sempre. In Piazza del Popolo si sono ritrovati Berlusconi, Salvini e Meloni. Venerdì Enrico Letta è nella stessa location, mentre Giuseppe Conte opta per Santi Apostoli e Calenda e Renzi salgono al Gianicolo. Più Europa ha scelto un bus itinerante nelle strade di Roma. A San Giovanni, che può ospitare fino a 200mila persone, nessuno ha organizzato nulla stavolta. Il timore di ritrovarsi con una piazza semivuota ha sconsigliato azzardi. Da domenica sera alle 23 il quadro si chiarirà.

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