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Venerdì, 19 Aprile 2024
la mappa del voto

Cosa dicono gli ultimi sondaggi politici per le elezioni e perché si parla di "Effetto Calenda"

Quale aria si respira in vista delle elezioni di settembre: Giorgia Meloni e Calenda i protagonisti

Come sarà il Parlamento del 26 settembre, all'indomani delle elezioni? I sondaggi politici provano a darci un'idea, anche seguendo gli ultimi sviluppi nel gioco delle parti in campagna elettorale. Alcuni esperti parlano già di "Effetto Calenda" sulle intenzioni di voto degli italiani, mentre Giorgia Meloni continua la sua crescita. Gli ultimi sondaggi simulano la composizione dei seggi e la loro assegnazione, in vista di una forte maggioranza in Parlamento: la mappa del voto. 

Effetto Calenda

Cosa comporterebbe una coalizione di centro formata da Italia Viva di Matteo RenziAzione dopo lo strappo di Carlo Calenda al patto col Pd? Se Calenda strappa, Giorgia Meloni sorride. L'Istituto Cattaneo ha disegnato la composizione delle nuove Camere sulla base del voto delle europee 2019 e della media dei sondaggi pubblicati nell'ultimo mese. Le conseguenze: la maggioranza del centrodestra aumenterebbe, ma molto probabilmente senza raggiungere la quota dei due terzi che gli consentirebbe di varare in solitaria una riforma costituzionale, per il presidenzialismo ad esempio.

Gli ultimi sondaggi politici dicono che Giorgia Meloni è favorita che Carlo Calenda cresce: la mappa del voto del 25 settembre

Le ipotesi di partenza attribuiscono al centrosinistra il 30%, alla lista IV-Azione il 6%, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) avrebbero il 46%, al M5S poco meno dell'11%. I collegi "sicuri" per il centrosinistra, naturalmente, rimangono sempre (più) confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli). Rispetto alla stima precedente, il CD conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo. La Camera sarebbe composta cosi' da 245 deputati del centrodestra, 107 del centrosinistra, 27 del M5s, 16 di Iv-Azione, 3 di Svp, 2 altri. Il Senato sarebbe composto da 127 senatori di centrodestra, 51 di centrosinistra, 12 del M5s, 7 di Iv-Azione, 2 di Svp e 1 altri.

Secondo lo studio, appaiono ben pochi i collegi uninominali dati per certi vincenti al centrosinistra, distribuiti tra Emilia e Toscana, cioè una parte delle cosiddette 'zone rosse' e nelle grandi citta' come Milano, Torino, Genova, Roma e Napoli. Molte altre zone, storiche roccaforti del Pd, appaiono oggi contendibili. Secondo l'Istituto Cattaneo, dopo la scelta di Calenda, il centrodestra conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato.  Secondo la legge elettorale in vigore, dopo la riduzione del numero complessivo dei parlamentari, 245 seggi per la Camera dei deputati (122 per il Senato) sono assegnati in collegi plurinominali su base proporzionale, 147 sono assegnati in collegi uninominali (74 per il Senato) con metodo maggioritario (in ciascun collegio vince il seggio il/la candidato/a prende piu' voti), 8 su base proporzionale (4 per il Senato) nella circoscrizione degli italiani residenti all'estero. I seggi del Senato, anche quelli della quota proporzionale, si assegnano tuttavia, separatamente, regione per regione. Quelli per gli italiani all'estero si assegnano, separatamente, in collegi in cui sono in palio da 1 a 3 seggi.

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Il rebus liste nel Partito Democratico

Paziente, lento ma costante prosegue al Nazareno il lavoro sulla composizione delle liste. I dem si sono dati qualche giorno in più, con la scelta di far slittare la Direzione in programma per domani. Una decisione obbligata dopo lo strappo di Carlo Calenda che, ovviamente, ha avuto un affetto a cascata sul puzzle elettorale che Letta sta componendo con i dirigenti del Pd. Sciolto il patto con Azione le 'quote' riservate agli alleati sono tutte da ridefinire. Da rivedere anche il 'lodo Fratoianni' (i leader candidati all'uninominale) e gli spazi per i fondatori della lista Democratici e progressisti (Articolo 1, Demos e Psi). La soluzione, spiega chi è al lavoro su dossier candidature, dovrebbe arrivare nel week end. Intanto il ritmo di lavoro di Letta e del suo staff, tra incontri con i segretari regionali e i vari rappresentanti dei territori e i contatti con gli alleati, resta frenetico. Le variabili con cui fare i conti sono tantissime. Alcune, appunto, si sono aggiunge con l'addio di Calenda.

"Noi siamo convinti che il Pd sarà il primo partito", ha spiegato Francesco Boccia indicando implicitamente una 'svolta' nella campagna Pd. L'obiettivo "primo partito" sarebbe raggiungibile, spiegava in Transatlantico un deputato molto esperto di sistemi elettorali, con "un risultato anche di due/tre punti superiore ai sondaggi di oggi". Il 'Rosatellum' aiuterebbe i dem grazie al recupero delle percentuali dei piccoli partiti che vanno distribuite a quelli più grandi: "Percentuali di tutti i partiti. Anche di Italexit, per esempio", sottolineava la stessa fonte. Un altro 'effetto Calenda' è quello che stanno soppesando i territori. Da un lato, sbollita la rabbia, si intravede la possibilità di avere più posti nelle liste. Dall'altro c'è la preoccupazione per le 'tribune' da concedere ai piccoli partiti. Mentre, come spiegavano alcuni aspiranti parlamentari, una coalizione meno ampia significa meno collegi contendibili e listini proporzionali presi d'assalto. Insomma, il rebus elettorale resta davvero complicato da risolvere.

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