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Lunedì, 27 Marzo 2023
Svolta rossa

Stretta sui contratti a termine e salario minimo: l'agenda socialista di Elly Schlein

Lotta al precariato, modifiche al Jobs Act sui licenziamenti e sperimentazione della "settimana corta": la ricetta della neo segretaria del Pd per cambiare il mondo del lavoro

Non solo transizione ecologica e diritti civili. È sul tema del lavoro che l'agenda politica di Elly Schlein appare ben più radicale di quella di chi l'ha preceduta alla guida del Pd. L'ambizione della neo segretaria, citiamo dal suo programma, è "voltare nettamente pagina dopo gli errori del 'Jobs Act' e del 'decreto Poletti' sulla facilitazione dei licenziamenti e la liberalizzazione dei contratti a termine".

E ancora, dice Schlein, "è necessaria una lotta serrata alla precarietà e allo sfruttamento, limitando il ricorso ai contratti a tempo determinato a partire da quelli di brevissima durata, come hanno fatto in Spagna. Gli stage extra curriculari gratuiti vanno aboliti e dobbiamo recepire nella legislazione le sentenze della Corte Costituzionale sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi". Inoltre, "serve una legge sulla rappresentanza che faccia piazza pulita dei contratti pirata che condannano interi settori a una precarietà esistenziale". 

Il lavoro precario in Italia 

Per ora fermiamoci qui. Cosa intende fare in concreto Elly Schlein? Iniziamo col dire che la precarietà nel mondo del lavoro non nasce col Jobs Act, ma ha radici nella seconda metà degli anni '90 quando con il pur nobile intento di combattere la disoccupazione sono stati introdotti contratti più flessibili e a tempo, nonché i così detti co.co.co (contratti di collaborazione coordinata e continuativa) rivolti ai lavoratori "parasubordinati". 

Nel suo programma Schlein non cita i co.co.co e si focalizza sui contratti a tempo determinato (che regolano i rapporti di lavoro subordinati) insistendo sulla necessità di andare oltre la discussa riforma approvata dal governo Renzi. In effetti con il decreto Poletti la durata di questi contratti era stata portata a 36 mesi con il divieto, per le aziende con più di 5 dipendenti, di avere più del 20% dei lavoratori assunti a tempo. Il "decreto dignità" firmato da Di Maio aveva successivamente ridotto la durata di questa tipologia contrattuale a 12 mesi, con la possibilità di arrivare fino a 24, ma solo in presenza di particolari condizioni come l'esigenza di sostituire un dipendente o di far fronte a un incremento straordinario e non programmabile della produzione. In base alla normativa oggi in vigore i contratti a termine possono essere prorogati per un massimo di 4 volte, ma la durata complessiva non può comunque eccedere i due anni. 

Cosa prevede la riforma a cui guarda Schlein

Schlein vuole voltare pagina e rendere molto più difficile il ricorso ai contratti a tempo. Il modello da seguire è la riforma varata dal governo socialista in Spagna. Per contrastare la crescente precarietà nel mondo del lavoro la reforma laboral ha infatti ridotto la durata dei contratti precari a soli 6 mesi, estendibili a 12 solo in situazioni specifiche previste dai contratti collettivi. 

Il "contratto di tipo temporaneo" è stato inoltre rinominato "contratto dovuto a circostanze produttive" e il suo utilizzo è stato limitato alla sostituzione di un altro lavoratore o, appunto, a fattori legati alla produzione (sostanzialmente le stesse condizioni per le quali in Italia è consentita la proroga). Infine è stato creato un sottotipo contrattuale da legato a situazioni occasionali utilizzabile per un massimo di 90 giorni all'anno. 

Secondo i dati del ministero del Lavoro nei primi mesi di applicazione la riforma ha prodotto effetti positivi (e in parte prevedibili), almeno sul fronte della lotta alla precarietà: se negli ultimi anni i contratti a termine rappresentavano mediamente il 30% di quelli stipulati, a novembre la quota era del 15,6%. Gli effetti nel lungo periodo sono però ancora tutti da valutare.

Tornando all'Italia, per quanto Schlein non abbia spiegato nel dettaglio le sue intenzioni, è lecito supporre che voglia introdurre regole analoghe a quelle approvate dal governo socialista spagnolo. Non ci risultano invece proposte sull'abolizione dei co.co.co. La stella polare resta comunque la lotta al lavoro precario e sottopagato. 

Cosa vuole fare Schlein con l'articolo 18

E l'articolo 18? Nel suo programma la segretaria dem sottolinea la necessità di "recepire nella legislazione" quanto stabilito dalla Consulta sui licenziamenti illegittimi. L'intenzione, per quanto non pienamente esplicitata, sembra essere quella di assecondare la richiesta della Corte Costituzionale di rivedere il Jobs Act "predisponendo tutele adeguate" per i lavoratori delle imprese con meno di 15 lavoratori perché il criterio del numero dei dipendenti "non è indicativo della effettiva forza economica del datore di lavoro e non offre neppure elementi significativi per determinare l'ammontare dell'indennità". 

Pur avendo affermato che "facilitare i licenziamenti con il Jobs act è stato un errore" Schlein non ha mai detto chiaramente di voler ripristinare l'articolo 18 (come invece ha fatto il suo rivale Bonaccini) nella sua versione iniziale. 

Gli stage gratuiti e i contratti pirata

Altra proposta della neo segretaria dem è l'eliminazione degli stage gratuiti. Sul punto va fatta chiarezza. I tirocini sono attualmente di due tipi: quelli curriculari, ovvero svolti nel periodo di frequenza del corso di studi, e quelli extracurriculari che sono disciplinati dalle Regioni e dalle Province autonome. Solo i secondi danno diritto a un'indennità che non può avere un valore inferiore a 300 euro, ma ci sono ampie differenze tra le Regioni tant'è che i casi di "abuso" di questo strumento non sono affatto rari.  

Altro obiettivo di Schlein è l'abolizione dei contratti pirata, ovvero quei contratti sottoscritti da imprenditori e sindacati "minori" con tutele spesso carenti e stipendi livellati verso il basso. Il numero dei contratti nazionali depositati al Cnel (consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) è ormai prossimo ai mille. Da qui la necessità di una "legge sulla rappresentanza" che metta in chiaro quali sindacati sono autorizzati a trattare per conto dei lavoratori. 

Il salario minimo e la settimana lavorativa di 4 giorni

Nel programma laburista di Schlein non poteva mancare il salario minimo, proposta condivisa anche dal resto dell'opposizione, con la retribuzione base che l'esponente dem fissa a 9,5 euro lordi. La novità semmai è la proposta di sperimentare anche in Italia la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. "La settimana di 4 giorni lavorativi - argomenta Schlein - può migliorare la qualità del lavoro e il tasso di occupazione, restituire tempo di vita e benessere alle persone, stimolare la produttività e ridurre le emissioni climalteranti".

Di settimana corta si è parlato molto negli ultimi mesi, specie dopo un progetto pilota lanciato nel Regno Unito che ha coinvolto 60 aziende e circa 3mila dipendenti. Dopo tre mesi di prova, l'88% delle imprese partecipanti ha espresso soddisfazione per come si era svolto il test. Nel dettaglio, il 46% delle aziende ha affermato che la produttività è stata mantenuta "all'incirca allo stesso livello", un altro 34% ha segnalato un "lieve" miglioramento e il 15% addirittura un aumento della produttività "significativo". Altri esperimenti di questo tipo sono in corso (o si sono già conclusi) in altri Paesi, ma non si può certo dire che la riduzione dell'orario lavorativo stia davvero prendendo piede. 
 

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