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Martedì, 23 Aprile 2024
Partito democratico

Chi è Fabrizio Barca, l'anti Renzi per il post Bersani

Da "montiano" a new entry nel Partito democratico l'ex ministro per la Coesione territoriale prova la scalata. Il suo manifesto è chiaro: togliere il prefisso "centro" alla "sinistra"

Ieri si è iscritto al Pd. Questa mattina ha presentato il manifesto per il ‘suo’ Pd. ‘Suo’, ma che nessuno lo dica in giro: Fabrizio Barca, l’attuale ministro della Coesione Territoriale del governo (senza portafoglio) Monti, non vuol sentir parlare di scalata ai vertici di Largo Nazareno. Eppur qualcosa si muove, all’orizzonte. Barca si sveste i panni da tecnico montiano e si butta nell’agone politico in pieno impasse istituzionale, con un governo tutto da inventare, appeso all’elezione del prossimo capo dello Stato. Sullo sfondo, la questione interna al Pd. Il ministro ha deciso di gettarsi nella mischia nel bel mezzo di una faida in salsa democrat.

Bersani da una parte, Renzi dall’altra. In mezzo il futuro, la forma e la sostanza della sinistra italiana e un congresso che in autunno intercetterà un nuovo capitano coraggioso. E con i big del partito, da Rosy Bindi a Franceschini, passando per D’Alema e Veltroni, che sembrano voler scaricare già oggi il segretario. In favore del sindaco di Firenze? Sicuramente i veltroniani, qualche ‘giovane turco’, ma non il grosso dell’apparato che guarda a Barca come al dopo. A partire da Massimo D’Alema: “Lo conosco da tanti anni, collaborava con Ciampi, con il mio governo. È un uomo che ha passione politica, grande competenza, un ottimo ministro”.

LO SCONTRO TRA RENZI E BERSANI

CHI E’ BARCA – Figlio di Luciano Barca, ex direttore dell’Unità, partigiano ed economista, Fabrizio, che da ragazzo fu anche spedito a Cambridge (dove ha conseguito un Master of Philosophy in Economia), è stato – come riportato nel sito del Ministero per la coesione territoriale – dal 1999 al 2006 presidente del Comitato per le Politiche territoriali dell’OCSE, e nel 2009 ha realizzato per la Commissione Europea il rapporto indipendente sulle politiche di coesione: “An Agenda for a reformed cohesion policy”.

BARCA E IL "CATOBLEPISMO" CHE FA IMPAZZIRE LA RETE

Coccolato, lusingato e corteggiato si è presentato questa mattina con un manifesto che sa tanto di linea politica. A cominciare dai titoli di testa: “Un partito nuovo per il buon governo”. E dalle parole d’ordine, una su tutte: sinistra. “L’Italia è l’unico paese al mondo dove non si può dire la parola sinistra. Si deve chiamare centrosinistra, centrodestra, la parola centro deve stare dappertutto. E’ il risultato di una visione sbagliata che noi economisti abbiamo regalato all’analisi politica, che bisogna tutti convergere al centro. Le persone hanno convincimenti diversi. Il Pd già oggi, senza che arrivi Barca a dirlo, è un partito di sinistra. Si chiama di centrosinistra per ipocrisia”.

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Ecco il primo caposaldo del Barca pensiero, lo steccato dentro cui trascinare la partita, semmai proprio con Renzi. E ancora, su questa logica: “Serve un partito di sinistra saldamente radicato nel territorio”. Un ‘partito palestra’ “animato dalla partecipazione e dal volontariato, praticando volontariato e traendo da ciò la propria legittimazione e dagli iscritti e simpatizzanti una parte determinante del proprio finanziamento, sia capace di promuovere la ricerca continua e faticosa di soluzioni per l’uso efficace e giusto del pubblico denaro”.

Lo scontro tra i due, una volta che Bersani avrà ceduto il passo, appare inevitabile. C’è, infatti, un punto su cui Barca non transige: la filosofia rottamatrice personificata dall’azione politica del sindaco di Firenze: “Per essere migliori non basta essere fuori dal parlamento o essere più giovani di età. Si invocano i giovani al posto dei vecchi sapendo che è un programma impossibile da realizzare. E la rottamazione diventa l’altra faccia del gattopardismo: cambiare tutto senza cambiare niente”. Così all’Espresso già a fine 2012.

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Un deciso accento a sinistra, la rottamazione da mettere in cantina, e l’uso di un linguaggio nuovo. Alto, elaborato. Dalla ‘mobilitazione cognitiva’, il cuore del progetto, al ‘catoblepismo’: “E’ dunque evidente – si legge nel testo – che in Italia partiti Stato-centrici e macchina dello Stato arcaica ed elites che li governano vanno d’accordo, sostenendosi reciprocamente e producendo un equilibrio perverso, di sottosviluppo: una ‘fratellanza siamese...’ che porta al catoblepismo”. Tutto chiaro? Forse il catoblepismo (“neologismo usato nel 1962 da Raffaele Mattioli per indicare il legame perverso prodottosi in Italia alla vigilia della crisi del 1930-31 fra grandi banche italiane di credito ordinario e industria”), potrebbe rimanere ostico alla pancia del Pd. Meno il progetto.

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