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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Fake news, ormai è tutti contro tutti: "Ma l'Italia è senza gli anticorpi necessari"

Infiamma il dibattito dopo le inchieste americane sulle fake news. Mentre Pd, Lega e M5s si accusano a vicenda, l'Italia sembra comunque troppo vulnerabile per resistere all'infiltrazione di questo tipo di propaganda

Da tempo ormai l'espressione "fake news" è entrata a far parte del nostro gergo quotidiano, per indicare fenomeni molto diversi tra loro che però hanno come comune denominatore la manipolazione delle informazioni.

Dopo quella di Buzzfeed, una nuova inchiesta del New York Times ha portato prepotentemente al centro dell'agenda politica italiana proprio il problema delle "fake news" e avvertendo l'opinione pubblica del pericolo che anche in Italia, come già successo negli Stati Uniti (e in misura diversa in Francia, Germania e Regno Unito ai tempi della Brexit), la prossima tornata elettorale possa essere falsata proprio da questo tipo di propaganda. Il Nyt punta il dito contro i siti che simpatizzano per il M5s e la Lega e le loro presunte vicinanze con ambienti filo-russi, mentre l'allarme è partito da un report di un esperto di cybersicurezza, Andrea Stoppa, che in passato ha lavorato con Marco Carrai (il "Gianni Letta" di Matteo Renzi, il quale smentisce categoricamente che ci sia la sua società dietro l'inchiesta del Nyt).

Per Lega e M5s le inchieste americane sulle fake news sono "una bufala". Sul blog di Grillo si legge :"Diciamocelo chiaramente, sembra un giochino apparecchiato su misura dal segretario del Pd, oramai in caduta libera", mentre Salvini replica: "Per me siamo alla follia: che il segretario del partito al governo in Italia si preoccupi di curiosare su Fb o Twitter è da ricovero. Le vere bufale le abbiamo al governo". Dal canto suo, l'ex premier e segretario del Pd Renzi sventola sotto il naso dei suoi avversari un "report ufficiale" che il Pd dovrebbe presentare ogni 15 giorni su "tutte le schifezze che troviamo sulle rete", ribadendo però l'intenzione di non volere - almeno per il momento - una legge ad hoc sulle fake news: il tempo stringe, le elezioni sono ormai a un passo e sul piatto sembrano esserci interventi normativi ben più urgenti, è il pensiero di Renzi. 

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Ma che le fake news rappresentino un problema è ormai chiaro per tutti. Stefano Zanero, professore associato del DEIB, il dipartimento di computer engineering del Politecnico di Milano, ha dato una spiegazione al fenomeno in un'intervista a Cyber Affairs. 

“Gli scopi della loro diffusione - rileva l’esperto - sono sostanzialmente propagandistici, creare rumore nei social media e nei media tradizionali innescando un dibattito inesistente. Ovviamente, alla lunga le fake news vengono smontate da qualche doveroso fact checking, ma per una grande parte di popolazione ormai il danno è fatto. Si pensi ad esempio alla lunga raffica di fake news di cui è stata oggetto, negli anni, la presidente della Camera Laura Boldrini. Anche se le singole notizie sono state smontate, ormai per molte persone è passata un’immagine della presidente – peraltro completamente difforme dal vero – che non è possibile contrastare”. 

Per Zanero “non vi sono studi scientifici” che dimostrino che le fake news colpiscano alcuni Paesi più di altri, “ma sembra logico assumere che i fattori che aumentano la vulnerabilità includano: il livello di uso dei social media; il livello di conoscenza dell’informatica e della tecnologia che si utilizza; la forza o l’assenza di filtri di fact-checking nei media tradizionali; il livello di analfabetismo funzionale”. E, rileva l'esperto, “semplicemente a livello di deduzione logica e senza pretese di scientificità, l’Italia non sembra avere gli anticorpi necessari a resistere all’infiltrazione di fake news”.

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Bisogna inoltre fare chiarezza tra elementi diversi che spesso, nel linguaggio comune, vengono erroneamente accomunati come ‘fake news’, ‘siti acchiappaclick’ e ‘troll’. “Ci sono differenze ed analogie. Le fake news sono uno strumento con molteplici applicazioni. Spesso e volentieri i siti ‘acchiappaclick’ usano fake news, stereotipi, fotomontaggi e meme per “catturare” le visite: ad esempio, le recenti osservazioni su soggetti che gestiscono siti con vario orientamento politico dimostrano che ci sono persone senza scrupoli di sorta, che pur di incassare distribuiscono i peggiori contenuti che facciano presa su tutti gli estremismi”. Poi, prosegue, “esistono le campagne di ‘troll’, un elemento che accompagna Internet da sempre, da ben prima dell’esistenza dei social media. Se una volta però questi troll erano principalmente ludici, adesso non è difficile vedere una mescolanza di troll e agitatori politici più o meno professionali”.

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