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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Italia

Una legge contro le fake news? Il dossier anti-bufale di Renzi "incendia" M5s e Lega

In Senato è già pronto un disegno di legge (a prima firma di una ex 5 stelle) contro "la manipolazione dell'informazione online" che prevede multe ma anche il carcere. Altolà del Garante Privacy: "Pericoloso affidare ad un algoritmo il compito di arbitro della verità"

Nuova ribalta per le fake news dopo l'allerta sui possibili 'condizionamenti' delle elezioni politiche italiane e l'annuncio fatto dal segretario dem Matteo Renzi sulla pubblicazione di un rapporto che potrebbe contenere anche eventuali nuovi elementi relativi alle presunte 'connessioni' tra M5s e Lega e ambienti filo-Putin: un compito che sarà affidato all'esperto di cybersecurity Andrea Stroppa. 

Prima fu l'inchiesta di Buzzfeed e il New York Times alla vigilia della Leopolda, poi l'ex premier Renzi che raccoglie l'assist e annuncia una lotta senza quartiere alle Fake News, ma è Matteo Orfini ad attaccare direttamente Movimento 5 stelle e Lega: "Il M5s penso che dovrebbe chiarire le cose piuttosto curiose che sono emerse: i siti collegati a Salvini sono accomunati in rete al M5S, visto che hanno la stessa matrice, cioè la pubblicità, legata agli stessi soggetti - afferma il presidente del PD su Radio Capital - quello che interessa è capire come mai fanno finta di scontrarsi e poi su questo terreno Salvini e Di Maio sono la stessa cosa".

Il bubbone fake news è esploso

Proprio oggi è arrivato l'avvertimento del garante della privacy, Antonello Soro, affinché si eviti di attribuire ad un algoritmo il compito di "arbitro della verità" in materia di fake news.

"Quello che bisogna evitare è da una parte attribuire ai gestori delle piattaforme digitali il ruolo di semaforo, lasciando loro una discrezionalità totale nella individuazione di contenuti lesivi. E dall'altra evitare di immaginare di attribuire ad un algoritmo il compito di arbitro della verità. Mi sembra davvero in controtendenza non solo rispetto alla storia del diritto ma anche della cultura democratica e del buon senso".

L'attacco del M5s: "L'inchiesta sulle fake news è una bufala"

"Buzzfeed e il New York Times pubblicano due articoli spacciandoli per inchieste giornalistiche sulle fake news partendo da una ricerca condotta da un dipendente di Marco Carrai, fonte, vista la sua estrema vicinanza a Renzi, piuttosto discutibile. E lo fanno proprio alla vigilia della Leopolda, aperta all'insegna delle fake news, puntando il dito ancora una volta contro il M5S. Diciamocelo chiaramente: sembra un giochino apparecchiato su misura al segretario del Pd, oramai in caduta libera".

Salvini: "Mai presa lira da pubblicità"

"Renzi ha speso 400mila euro per andare in giro in treno. Si vede che a lui ci sono banche che fanno credito, si vede che ha un buon rapporto con alcune banche, mettiamola cosi'". E questo il commento di Matteo Salvini alle accuse mosse da Renzi sugli introiti che la Lega avrebbe dalla diffusione di bufale online.

"Noi non abbiamo mai incassato una lira dalla pubblicità. Provo a usare facebook e social per avere un minimo di voce, per contrastare il Tg1 e il TG5 e le bufale di regime. Si tratta di "bufale contro cui io non ho nessuna voce. Posso usare i due quattrini che ho in tasca per fare due post su facebook e twitter"

Verso una legge contro le fake news?

Dalla Carta dei diritti su Internet al disegno di legge presentato al Senato poco meno di un anno fa dalla ex 5 Stelle Adele Gambaro, fino al testo a cui ha lavorato il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, il tema delle fake news ha varcato le porte del Parlamento sin dall'inizio della legislatura. La prima a promuovere iniziative contro le 'bufale' sulla rete e ad evidenziarne criticita' e pericolosità è stata la presidente della Camera, Laura Boldrini, vittima di una campagna d'odio on line.

L'unica iniziativa concreta arrivata a buon fine è la Dichiarazione dei diritti in Internet, frutto del lavoro di un anno della Commissione di studio per l'elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi a Internet. Con un voto all'unanimità l'Aula di Montecitorio recepiva la Carta stessa e impegnavano il governo a promuoverne l'applicazione.

Il disegno di legge a prima firma della senatrice Adele Gambaro (ex M5S poi passata ad Ala-Sc), dal titolo "Disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica", è stato depositato a palazzo Madama a inizio febbraio del 2017 e poi assegnato alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. L'esame del testo, sostenuto in maniera bipartisan da diversi gruppi sia di maggioranza che di opposizione. però, non è mai stato avviato.

L'Articolo 1 del ddl introduce l'articolo 656-bis nel codice penale, disponendo "che chiunque pubblichi o diffonda notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o non veritieri, attraverso social media o altri siti che non siano espressione di giornalismo online, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'ammenda fino a euro 5.000".

L'articolo 2 introduce nel codice penale due nuovi delitti riguardanti la diffusione di notizie false che possano destare pubblico allarme o fuorviare settori dell'opinione pubblica o aventi ad oggetto campagne volte a minare il processo democratico.

In particolare, "il nuovo articolo 265-bis del codice penale prevede la reclusione non inferiore a dodici mesi e l'ammenda fino a euro 5.000 per chiunque diffonda o comunichi voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o per chiunque svolga comunque un'attivita' tale da recare nocumento agli interessi pubblici, anche attraverso campagne con l'utilizzo di media o altri siti che non siano espressione di giornalismo online, o con l'obiettivo di fuorviare settori dell'opinione pubblica. Tali notizie, infatti, possono non solo provocare danni anche gravi, ma addirittura turbare l'ordine pubblico o diffondere immotivatamente il panico.

Il nuovo articolo 265-ter del codice penale, invece, prevede che ai fini della tutela del singolo e della collettività, chiunque si renda responsabile di campagne d'odio contro individui o di campagne volte a minare il processo democratico, anche a fini politici, è punito con la reclusione non inferiore a due anni e con l'ammenda fino a euro 10.000".

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