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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Coronavirus, la fase 2 agita la maggioranza. Renzi vs Conte: "Scandalo costituzionale"

Acque agitate nella maggioranza. Secondo Renzi l'ultimo dpcm annunciato domenica sera da Conte è "uno scandalo costituzionale. Prima facciamo uscire di casa gli italiani, poi vediamo se uscire di maggioranza". Ma il premier tiene il punto, dice che rifarebbe tutto uguale e avverte: "Basta pochissimo per perdere il controllo della situazione"

Si alza la tensione all'interno del governo. Italia Viva va all'attacco del premier Giuseppe Conte. Secondo Matteo Renzi l'ultimo dpcm annunciato domenica sera sull'emergenza coronavirus, che sblocca dal 4 maggio la gran parte delle attività produttive, è "uno scandalo costituzionale". Intervistato da Repubblica, l'ex premier dice: "La ripartenza è lenta. Non si rendono conto che in autunno ci sarà una carneficina di posti di lavoro. Ma in ogni caso il testo è un errore politico, economico e costituzionale. Politico perché delega al comitato tecnico scientifico una scelta che è politica: contemperare i rischi. Lo scienziato ti dice che c'è il coronavirus, il politico decide come affrontarlo. E se in Umbria o Alto Adige non ci sono contagi queste regioni non possono avere le stesse restrizioni della provincia di Piacenza". Per ora Renzi non intende comunque sfiduciare l'esecutivo: "Prima facciamo uscire di casa gli italiani - dice  -, poi vediamo se uscire di maggioranza noi. C'è questo governo, c'è questo premier e finché gli italiani sono chiusi in casa noi non apriremo alla verifica politica".

Secondo l'ex premier, Conte non avrebbe dovuto impiegare lo strumento del dpcm: "Sarebbe meno peggio un decreto legge: almeno ha garanzie, una discussione parlamentare, il dibattito pubblico, gli emendamenti. Se il dpcm fosse un decreto legge presenterei un emendamento e chiederei l'appoggio del Pd, che ha la stessa sensibilità sulla difesa dei diritti fondamentali. L'ho detto al capogruppo Graziano Delrio: io ho fatto la tesi su La Pira, tu sei dossettiano, come puoi accettare questa violenza da azzeccagarbugli sulla Costituzione più bella del mondo?".

Parlando alla "La Stampa" il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto che se tornasse indietro rifarebbe tutto uguale: "Non sono pentito. Io ho una grande responsabilità nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire il sentiment dell'opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni", ha spiegato Conte, giunto ieri in visita in Lombardia, per la prima volta da quando la regione è diventata l'epicentro globale della pandemia. "La bussola che guida l'azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica. È mio dovere attenermi a questa".

"Capisco il sentimento di frustrazione e di contrarietà - ha proseguito Conte - . Ma per capire la situazione che stiamo vivendo mi attengo a un esempio e a un semplice calcolo che riguarda la vita di tutti noi. Se un paziente solo, il famoso paziente uno, è riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l'intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100 mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati? Senza contare che in questo momento sicuramente ci sono anche positivi non accertati".

"L'indice del contagio R0 adesso è sotto l'uno" ha detto ancora il presidente del Consiglio. "Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200 mila contagiati, poi 400 mila, poi 800 mila, poi 1 milione e seicentomila e così via. La curva diventerebbe esponenziale. Con il tasso di letalità che c'è, sarebbe imperdonabile. Abbiamo l'obbligo di tenerla sotto controllo in tutti i modi. Adesso tutto ci sembra più semplice perché siamo chiusi in casa. Ma basterebbe pochissimo per perdere il controllo della situazione. Soltanto che questa volta precipiteremmo in una condizione ben peggiore e forse irreversibile. Ecco perché sono convinto, convintissimo, che sia meglio procedere sulla base di un piano ben programmato, per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale".

Dal Carroccio pronti al muro contro muro. "La Lega potrebbe decidere di presidiare il Parlamento fino a quando il presidente del Consiglio non accetterà di "dare le risposte che non ha dato" ha detto il leader del partito Matteo Salvini a 'Quarta Repubblica'. "Stiamo pensando con i nostri parlamentari di stare lì (in Parlamento, ndr) finche il presidente del consiglio non viene a dare le risposte che ieri non ha dato".

Il Pd guarda con fastidio alle voci su cambi di maggioranza. ''Il presidente Conte gode di una grande popolarità, non è tutto ma comunque conta, c'è un maggiore clima di collaborazione e una maggiore lealtà nell'esecutivo. Siamo la forza politica più unita e unitaria, che non significa non discutere o non avere un punto di vista ma significa avere la preoccupazione di pensare innanzitutto al bene comune e all'Italia. Questo è apprezzato. La maggioranza degli italiani ha capito la prova tremenda che ci sta di fronte. Vanno ringraziati gli italiani''. Lo dice intervistato dal Corriere della Sera Nicola Zingaretti, segretario del Pd a proposito di quanto fatto da maggioranza e governo per affrontare la pandemia da Covid-19. E sulle voci di un governissimo afferma: ''Parlare in questo momento di cambi di maggioranza e di governo, di manovre politiche e tattiche, di calcoli elettorali e di potere è davvero tanto deprimente quanto velleitario. Semmai sento fortissima l'esigenza non di un nuovo esecutivo, ma di una nuova riflessione su certi paradigmi di sviluppo della nostra società''.

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